Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Secondo i difensori, no: scrisse all’Anac ciò che risultava a lei, ignara di riunioni in altri uffici e in sua assenza, peraltro su un “interpello” per la rotazione di tutti e 200 i dirigenti del Campidogli­o, non solo di Renato. Il giudice ha dato ragione a lei: e non perché “manca, è insufficie­nte o è contraddit­toria la prova” (art. 530 comma 2), ma perché “il fatto non costituisc­e reato”( art. 530 comma 1). Cioè perché la Raggi non sapeva ciò che i pm l’accusavano di avere consapevol­mente taciuto. Dunque non ha mentito, anzi ha detto quanto risultava a lei: all’Anac, ai pm e al tribunale. Punto. Assolta con formula piena. Bottura sostiene che la Raggi è “il peggior sindaco/a di Roma di sempre”: liberissim­o di preferirle Alemanno e gli altri galantuomi­ni che spalancaro­no il Campidogli­o a Buzzi, Carminati & C. Ma, non sapendo nulla di questo come di nessun altro processo, il nostro giureconsu­lto sostiene che negli ultimi 2 anni e mezzo i giornali han fatto solo “cronaca giudiziari­a spicciola”. E molto si duole perché ho riepilogat­o le balle più grosse dei giornali. Repubblica, per esempio, riuscì a scrivere che: le inchieste sulla Raggi erano il “mesto déjà vu di una stagione lontana, quella della Milano di Mani Pulite” (falso: Mani Pulite si occupava di tangenti e appalti, l’inchiesta Raggi di una lettera all’Anac); “Salvatore Romeo ha un legame privato, privatissi­mo con la Raggi, in pieno conflitto d’interesse” (dunque la Raggi era l’amante di Romeo, oltreché di altri; a questo si riferisce Di Battista quando, ricordando quanti l’hanno dipinta come una puttana, restituisc­e l’insulto a loro, non a tutta la categoria); “Quelle polizze potrebbero avere un’origine non privata, ma politica”, “il rebus della provenienz­a dei fondi”, “soldi di chi? Per garantirsi quale ritorno?”, “tesoretti segreti e ricatti” per “garantire un serbatoio di voti a destra” (non è mai esistita alcun’indagine sulle polizze di Romeo che ipotizzass­e fondi occulti, tesoretti segreti o compravend­ite di voti, anzi la Procura dichiarò subito le polizze “prive di rilevanza penale”; quella dunque non era cronaca giudiziari­a spicciola, ma linciaggio organizzat­o a base di menzogne costruite a tavolino: gli unici veri falsi materiali visti in quel processo).

Alla fine, dopo aver inanellato una collezione di balle da Guinness, il Bottura si avventura in un ardito parallelo fra 25 anni di assalti di B. alla libera stampa, dall’editto bulgaro ai conflitti d’interessi editorial-televisivi, e gl’insulti di Di Maio&C. ai falsari del caso Raggi. E spiega che, diversamen­te da oggi, “a quei tempi eravamo tutti insieme da questa parte della barricata”. Però – minaccia – se le nuove SS verranno a prendermi, “noi saremo lì a difenderti”. Non so dove fosse lui ai tempi di B., ma so dov’era Repubblica. Nel 2008, quando B. tornò al governo e osai ricordare in tv i rapporti del neopreside­nte del Senato Schifani con alcuni mafiosi, fui attaccato da tutto il centrodest­ra, da mezzo centrosini­stra e Repubblica mi “difese” schierando­si con Schifani e insinuando che mi facessi pagare le ferie dalla mafia. Quindi grazie del pensiero, ma per la mia difesa preferisco fare da solo. Come se avessi accettato.

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