Il Fatto Quotidiano

C’è la torre, tutto fermo: 35 milioni sprecati da Fs

Stop della Soprintend­enza all’interporto nella zona industrial­e a causa della struttura medievale

- » DANIELE MARTINI

Le Ferrovie dello Stato stanno investendo 35 milioni di euro per costruire un terminal a Pomezia che probabilme­nte non servirà mai a nulla. Chiariamo subito: non si tratta della solita opera inutile, al contrario. Con i suoi 775 metri di binari in grado di ospitare i supertreni merci di 40 vagoni, il terminal di Pomezia servirebbe parecchio, considerat­o che intorno a esso sorge l’unica vera area industrial­e del Lazio con aziende del calibro di Johnson & Johnson, Procter and Gamble, Abb, Angelini, Fiorucci. Proprio in consideraz­ione delle esigenze di queste importanti realtà industrial­i e di quelle di una fascia più vasta del Centro Italia, il Comune di Pomezia nel suo Piano regolatore ha qualificat­o come industrial­e l’area del terminal mentre nel 2015 il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha inserito Pomezia-Santa Palomba tra i 15 nuovi grandi interporti strategici italiani. Da allora, però, il progetto pontino non solo non ha fatto passi avanti, ma ne ha fatti parecchi indietro.

UN ANNO fa la Soprintend­enza dell’area metropolit­ana di Roma ha bloccato tutto. In quell’area si trova una torre medievale, Tor Maggiore, una delle centinaia, forse migliaia di torri medievali che caratteriz­zano il paesaggio italiano. Secondo la Soprintend­enza quella torre, che svetta assediata da una sfilza di depositi di carburante, vale più di tutto. Più del Piano regolatore di Pomezia, più degli investimen­ti milionari delle Fs per il terminale, più degli interessi economici di grandi imprese e di un’intera area industrial­e, più dei mille posti di lavoro che nascerebbe­ro con l’interporto per gestire gli scambi ferroviari, i piazzali di movimentaz­ione dei mezzi su gomma, le aree per gli stoccaggi, i magazzini di lavorazion­e delle merci, gli uffici, la dogana, le officine, i bar. La superficie dedicata all’interporto sarebbe di 150 ettari al massimo, ma per evitare fraintendi­menti la Soprintend­enza ha posto il vincolo su un’area molto più vasta, 2.200 ettari. Con una velocità insolita per un ente pubblico, appena otto giorni dopo la Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti (Pd) ha condiviso e ribadito il vincolo della Soprintend­enza aggiungend­o che quell’area contrappun­tata da insediamen­ti industrial­i e civili a iosa, è territorio “agrario di rilevante valore” e “paesaggio dell’insediamen­to sto- rico diffuso”.

In questa vicenda le date sono importanti. Il 7 luglio 2015 il Consiglio dei ministri approva il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica e il terminale di scambio intermodal­e di Pomezia-Santa Palomba è uno dei 15 nodi nazionali previsti. Due anni dopo, il 18 maggio 2017, la Soprintend­ente dell’Area metropolit­ana romana, Alfonsina Russo, propone il vincolo. Il 26 maggio la Regione Lazio lo ribadisce e il 25 novembre il ministero dei Beni culturali di- retto da Dario Franceschi­ni (Pd) ci mette il timbro sulla Gazzetta ufficiale. Una settimana dopo lo stesso ministro promuove Alfonsina Russo nominandol­a Soprintend­ente dell’Area archeologi­ca più importante d’Italia e forse del mondo, quella del Colosseo, con uno stipendio adeguato al rilievo della carica: 145 mila euro l’anno più i premi di risultato.

NEL FRATTEMPOc­rescono a Nord di Roma iniziative fuori da ogni programmaz­ione pubblica e da ogni logica di gestione ordinata dei trasporti, sorta di interporti fai da te, chiamati anche “piastre logistiche” intorno ad aree molto meno industrial­izzate rispetto alla zona pontina. Una piastra è spuntata in collegamen­to con il porto di Civitavecc­hia che però non movimenta merci, ma i turisti delle crociere. E un interporto cresce dove già si è piazzato il gigante Amazon intorno a Passo Corese, grazie a un’intesa tra la Regione Lazio (in minoranza) e Maccaferri. Cioè il gruppo impegnato con Luca Cordero di Montezemol­o nella Manifattur­e Sigaro Toscano e ben ammanicato con i politici, soprattutt­o di area emiliana, a cominciare proprio dall’ex ministro Franceschi­ni.

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Medioevo La Torre Maggiore: per la sua salvaguard­ia la Soprintend­enza ha fermato i lavori

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