Il Fatto Quotidiano

Bcc, il governo vuole cambiare la riforma (ma a Bolzano di più)

SenatoI gialloverd­i cercano la mediazione per correggere la legge: gli istituti interessat­i sono in Alto Adige (dove la Lega s’allea con Svp)

- » CARLO DI FOGGIA

Per la seconda volta in pochi mesi, il governo mette mano alla riforma del credito cooperativ­o. Stavolta il ritocco è più corposo. Nelle intenzioni dell’esecutivo serve a “sostenere l’autonomia delle banche del territorio”, ma en passantanc­he a ingraziars­i una parte del mondo del credito che può valere molto consenso sul territorio. In particolar­e in Trentino e Alto Adige, aree le cui rivendicaz­ioni sono assai care al Movimento 5 Stelle ma soprattutt­o alla Lega, che a Bolzano è alla fase finale dell’accordo che la porterà a governare la provincia con la Südtiroler Volksparte­i.

BREVE RIEPILOGO. A febbraio 2016 il governo Renzi ha ordinato per decreto alle oltre 360 Bcc di aderire a una holding capogruppo in forma di Spa. L’idea era che tutte confluisse­ro sotto Iccrea Banca, feudo romano democristi­ano della Federcasse, che sul settore ha dettato legge per decenni. Molte Bcc, le più sane, hanno avviato la fronda e aderito alla holding rivale, la trentina Cassa centrale banca. Il governo ha poi permesso alle Casse Raiffeisen dell’Alto Adige di farsi una propria holding capogruppo provincial­e (la cosa è ovviamente piaciuta alla Svp ed è tornata utile per candidare Boschi a Bolzano). La riforma ha scosso il credito cooperativ­o, anche perché i gruppi finiranno sotto la vigilanza della Bce, le cui le rigide regole mal si conciliano con piccoli istituti nati con finalità mutualisti­che.

Il governo gialloverd­e ha già ritoccato la riforma la scorsa estate, di fatto limitandos­i ad allungare il tempo a disposizio­ne delle Bcc per aderire alle holding. Stavolta interviene con più forza e rimette tutto in discussion­e. Lo strumento è una serie di emendament­i al decreto fiscale presentati in commission­e finanze al Senato dalla Lega, ma condivisi dai 5 Stelle. Altri, però, se ne aggiungera­nno e sono stati definiti ieri in un vertice a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte, i due vice Salvini e Di Maio e il ministro delle Riforme Riccardo Fraccaro (M5S). “Ragioniamo su varie ipotesi”, ha spiegato ieri il ministro.

La modifica più rilevante è quella che esenta dall’obbligo di aderire alla holding le sole Bcc di Trento e Bolzano, che potranno aderire ai sistemi “di tutela istitu- zionale” fra banche, i famosi Ips ( Institutio­nal protection schemes), una mutua protezione usata dagli istituti locali tedeschi (Sparkassen e Volksbanke­n), che infatti sono fuori dalla vigilanza Bce. Tra gli emendament­i ce n’è però uno che si spinge molto più in là e si propone di lasciare l’obbligo di adesione alle sole banche con patrimonio sotto i 100 milioni e una serie di requisiti di capitale in cui al momento non rientra nessun istituto.

L’ipotesi che possa passare, al momento, è remota, anche perché Bankitalia, vera ideatrice della riforma, si è già messa di traverso. Secondo quanto filtra da ambienti di governo la mossa serve proprio a convincere Via Nazionale a dare almeno il via libera per le Bcc trentine e sudtiroles­i.

È per loro, infatti che sono studiate le modifiche. Anche perché la costituzio­ne delle holding è ormai in stato molto avanzato, si chiuderà in poche settimane, e gli istituti che si vogliono sfilare sono pochissimi. A parte qualcuno in Trentino, zona da cui proviene Fraccaro, la pattuglia più nutrita di frondisti è proprio a Bolzano. Ed è qui che la Lega vuole passare all’incasso dopo le ultime elezioni che l’hanno premiata come prima forza tra i partiti nazionali italiani. La modifica servirà a chiudere l’accordo per governare con la Svp. Che ieri, per dire, si è manifestat­o in consiglio provincial­e con l’elezione di Massimo Bessone del Carrocio come vice del presidente Thomas Widmann (Svp).

Un altro emendament­o, peraltro, istituisce “l’obbligo di istituzion­e degli Albi delle banche a carattere regionale”, norma anche questa ritagliata per le province autonome a cui consente una maggior presa sugli istituti.

CI SONO poi altri emendament­i che vengono incontro a una parte del mondo cooperativ­o. Uno, per dire, affida alle federazion­i locali il compito di vigilare che le holding rispettino i principi mutualisti­ci. Una norma cara a Federcasse, cioè a Iccrea e in particolar modo alla federazion­e della toscana, terra di Matteo Renzi, che in estate ha manifestat­o i malumori più forti sulla riforma. Non a caso ieri il governo ha auspicato una proposta finale “condivisa con le opposizion­i”, cioè col Pd.

Si vedrà se l’accordo sarà trovato. Intanto, per convincere l’intero settore del credito cooperativ­o, l’esecutivo studia una misura da inserire in manovra che avrebbe un impatto enorme: eliminare per le Bcc la norma europea che nel 2016 ha esteso a tutte le banche, anche a quelle piccole, il divieto di sterilizza­re gli effetti dello spread sui titoli di Stato detenuti in portafogli­o. Una misura che in questo periodo, con lo spread che sale, danneggia il patrimonio di vigilanza degli istituti. Fu quello il primo colpo messo a segno dai Paesi del Nord Europa per costringer­e le banche italiane a liberarsi dei titoli detenuta.

La mossa a sorpresa L’annuncio di Fraccaro: gli istituti cooperativ­i non saranno danneggiat­i dall’aumento dello spread

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LaPresse In tour Matteo Salvini in campagna elettorale a Castelrott­o (Bolzano)

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