Bcc, il governo vuole cambiare la riforma (ma a Bolzano di più)
SenatoI gialloverdi cercano la mediazione per correggere la legge: gli istituti interessati sono in Alto Adige (dove la Lega s’allea con Svp)
Per la seconda volta in pochi mesi, il governo mette mano alla riforma del credito cooperativo. Stavolta il ritocco è più corposo. Nelle intenzioni dell’esecutivo serve a “sostenere l’autonomia delle banche del territorio”, ma en passantanche a ingraziarsi una parte del mondo del credito che può valere molto consenso sul territorio. In particolare in Trentino e Alto Adige, aree le cui rivendicazioni sono assai care al Movimento 5 Stelle ma soprattutto alla Lega, che a Bolzano è alla fase finale dell’accordo che la porterà a governare la provincia con la Südtiroler Volkspartei.
BREVE RIEPILOGO. A febbraio 2016 il governo Renzi ha ordinato per decreto alle oltre 360 Bcc di aderire a una holding capogruppo in forma di Spa. L’idea era che tutte confluissero sotto Iccrea Banca, feudo romano democristiano della Federcasse, che sul settore ha dettato legge per decenni. Molte Bcc, le più sane, hanno avviato la fronda e aderito alla holding rivale, la trentina Cassa centrale banca. Il governo ha poi permesso alle Casse Raiffeisen dell’Alto Adige di farsi una propria holding capogruppo provinciale (la cosa è ovviamente piaciuta alla Svp ed è tornata utile per candidare Boschi a Bolzano). La riforma ha scosso il credito cooperativo, anche perché i gruppi finiranno sotto la vigilanza della Bce, le cui le rigide regole mal si conciliano con piccoli istituti nati con finalità mutualistiche.
Il governo gialloverde ha già ritoccato la riforma la scorsa estate, di fatto limitandosi ad allungare il tempo a disposizione delle Bcc per aderire alle holding. Stavolta interviene con più forza e rimette tutto in discussione. Lo strumento è una serie di emendamenti al decreto fiscale presentati in commissione finanze al Senato dalla Lega, ma condivisi dai 5 Stelle. Altri, però, se ne aggiungeranno e sono stati definiti ieri in un vertice a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte, i due vice Salvini e Di Maio e il ministro delle Riforme Riccardo Fraccaro (M5S). “Ragioniamo su varie ipotesi”, ha spiegato ieri il ministro.
La modifica più rilevante è quella che esenta dall’obbligo di aderire alla holding le sole Bcc di Trento e Bolzano, che potranno aderire ai sistemi “di tutela istitu- zionale” fra banche, i famosi Ips ( Institutional protection schemes), una mutua protezione usata dagli istituti locali tedeschi (Sparkassen e Volksbanken), che infatti sono fuori dalla vigilanza Bce. Tra gli emendamenti ce n’è però uno che si spinge molto più in là e si propone di lasciare l’obbligo di adesione alle sole banche con patrimonio sotto i 100 milioni e una serie di requisiti di capitale in cui al momento non rientra nessun istituto.
L’ipotesi che possa passare, al momento, è remota, anche perché Bankitalia, vera ideatrice della riforma, si è già messa di traverso. Secondo quanto filtra da ambienti di governo la mossa serve proprio a convincere Via Nazionale a dare almeno il via libera per le Bcc trentine e sudtirolesi.
È per loro, infatti che sono studiate le modifiche. Anche perché la costituzione delle holding è ormai in stato molto avanzato, si chiuderà in poche settimane, e gli istituti che si vogliono sfilare sono pochissimi. A parte qualcuno in Trentino, zona da cui proviene Fraccaro, la pattuglia più nutrita di frondisti è proprio a Bolzano. Ed è qui che la Lega vuole passare all’incasso dopo le ultime elezioni che l’hanno premiata come prima forza tra i partiti nazionali italiani. La modifica servirà a chiudere l’accordo per governare con la Svp. Che ieri, per dire, si è manifestato in consiglio provinciale con l’elezione di Massimo Bessone del Carrocio come vice del presidente Thomas Widmann (Svp).
Un altro emendamento, peraltro, istituisce “l’obbligo di istituzione degli Albi delle banche a carattere regionale”, norma anche questa ritagliata per le province autonome a cui consente una maggior presa sugli istituti.
CI SONO poi altri emendamenti che vengono incontro a una parte del mondo cooperativo. Uno, per dire, affida alle federazioni locali il compito di vigilare che le holding rispettino i principi mutualistici. Una norma cara a Federcasse, cioè a Iccrea e in particolar modo alla federazione della toscana, terra di Matteo Renzi, che in estate ha manifestato i malumori più forti sulla riforma. Non a caso ieri il governo ha auspicato una proposta finale “condivisa con le opposizioni”, cioè col Pd.
Si vedrà se l’accordo sarà trovato. Intanto, per convincere l’intero settore del credito cooperativo, l’esecutivo studia una misura da inserire in manovra che avrebbe un impatto enorme: eliminare per le Bcc la norma europea che nel 2016 ha esteso a tutte le banche, anche a quelle piccole, il divieto di sterilizzare gli effetti dello spread sui titoli di Stato detenuti in portafoglio. Una misura che in questo periodo, con lo spread che sale, danneggia il patrimonio di vigilanza degli istituti. Fu quello il primo colpo messo a segno dai Paesi del Nord Europa per costringere le banche italiane a liberarsi dei titoli detenuta.
La mossa a sorpresa L’annuncio di Fraccaro: gli istituti cooperativi non saranno danneggiati dall’aumento dello spread