La Lega: impunità a Rimborsopoli e ai ladri di Stato
Incommissione I salviniani presentano un emendamento al ddl Anticorruzione per svuotare il reato di peculato No del Pd e del M5S, che forza gli alleati a ritirare la proposta
Sono diversi gli esponenti del Carroccio che hanno guai per le spese pazze A Montecitorio hanno provato a salvarli
Stavolta non c’è bisogno di andare a caccia di manine. A rivendicare l’emendamento che voleva mandare all’aria il peculato, salvando decine di consiglieri e parlamentari a processo per le spese pazze, ci sono nove firmatari leghisti. Alla fine tutto resta com’è, con l’opposizione che a metà giornata di ieri denuncia il tentativo del Carroccio e il Movimento 5 Stelle, irritato con gli alleati, che non ci sta a far da sponda e spinge la Lega a ritirare l’emendamento.
Un passo indietro. Due giorni fa i salviniani hanno presentato in commissione Giustizia alla Camera una proposta di modifica al ddl Anticorruzione, il cosiddetto Spazzacorrotti, per intervenire sul reato di peculato, quello che punisce il pubblico ufficiale che, “avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria”. Otto righe, quelle del l’emendamento, per legare la punibilità del reato alla condizione “che la distrazione si verifichi nell’ambito di procedimento normato da legge o da regolamento e appartenga alla sua competenza”.
TRADUCENDO: se un consigliere comunale o regionale si appropria di denaro pubblico per spese proprie – e in questi anni abbiamo visto addebitati alla comunità tosaerba, mutandoni, film erotici e cioccolatini – si salva, purché esista un regolamento regionale, comunale o comunque dell’ente di riferimento che disciplini come e quando si possono spendere quei soldi. Siccome ogni Regione ha già norme del genere, l’emendamento avrebbe permesso di rendere quasi inapplicabile il reato di peculato, non contestabile neanche nei casi in cui quei regolamenti locali fossero stati violati. I protagonisti delle nuove rimborsopoli avrebbero così scampato il pericolo di pene pesanti, dai 4 anni ai 10 anni e 6 mesi di reclusione.
Non solo: oltre a condizionare i futuri processi, la modifica avrebbe ribaltato anche quelli già in essere, concedendo a tutti gli imputati di avvalersi delle novità e di vedersi così smontate le accuse.
I 5 Stelle, che guidano la commissione con Giulia Sarti, fanno sapere di aver accanto- nato l’emendamento una prima volta mercoledì sera, sperando che la Lega provvedesse a ritirarlo il giorno seguente, preso atto del mancato sostegno da parte degli alleati.
Il Carroccio ha invece tirato dritto, nonostante il Movimento giurasse di non voler votare un emendamento del genere “neanche sotto tortura” e il Pd, attraverso Alessia Morani, avesse denunciato sui social il tentato colpo di spugna: “Provate a pensare chi è che ha qualche accusa di peculato nella maggioranza? Mi viene in mente Riccardo Molinari, che fa il capogruppo della Lega, o il viceministro Edoardo Rixi. Siamo or- mai alle leggi ad personam”.
Parole simili a quelle di un altro renziano, il deputato Pd Franco Vazio, che come la collega ha accusato il governo di voler trasformare il disegno di legge in un “sa lva co rr ot ti ”: “Gli emendamenti che sono piovuti in Commissione sul reato di peculato cancelleranno processi, imputazioni e condanne pronunciate a carico dei leghisti”.
COSÌ ieri l’emendamento – siglato dai deputati Fabio Boniardi, Ingrid Bisa, Anna Rita Tateo, Riccardo Augusto Marchetti, Gianluca Cantalamessa, Flavio Di Muro, Roberto Turri, Luca Rodolfo Paolini e Manfredi Potenti – è rimasto tutto il giorno in commissione, dove nel frattempo si approvava, tra l’altro, l’emendamento che introduce il blocco della prescrizione al primo grado di giudizio a partire dal 2020.
Poi, in serata, il Movimento 5 Stelle ha espresso parere negativo sulla norma e l’emendamento è stato ancora accantonato, con i grillini irritati con gli alleati per la figuraccia a cui è stato esposto il governo e di nuovo in pressing perché, pur con un giorno di ritardo, ritirassero la proposta: “Occorre sgomberare il campo da dubbi o illazioni – ha precisato stizzita Angela Salafia, capogruppo del Movimento in commis- sione – l’emendamento che rivede la norma sul peculato è iniziativa della Lega, non del Movimento 5 Stelle e non diventerà mai legge”.
Colpo di spugna
La nuova norma avrebbe reso quasi impossibili i processi sugli scontrini
UNA PRECISAZIONE dovuta e che fa eco a quella del ministero della Giustizia guidato da Alfonso Bonafede, che poche ore prima aveva preso le distanze dalla proposta. Contrario il dicastero, contrari gli alleati, contraria pure l’opposizione: a tarda serata, chiusa all’angolo, la Lega ha poi deciso di ritirare l’emendamento. Impossibile da approvare, ma perfetto per far litigare di nuovo i gialloverdi.