TITOLI E INCHINI PER IL MATTEO TRIDIMENSIONALE
Negli ultimi cinque giorni, Salvini è andato al Salone del Ciclo e Motociclo, si è disteso sul pavimento e si è fatto saltare da una bici.
Negli ultimi cinque giorni, Matteo Salvini è andato al Salone del Ciclo e Motociclo di Milano, si è disteso sul pavimento e si è fatto saltare più volte dalla bici inforcata dal campione di bike trial, Vittorio Brumotti. Ha inaugurato il format di Rai3, Alla Lavagna, sottoponendosi di buon grado, e con sorriso stampato, alle domande degli scolari. Ha intonato Albachiara di Vasco Rossi, nel salotto di Maurizio Costanzo, riscuotendo il convinto applauso della sala e un botto di ascolti. Ha deplorato il comportamento in campo di Gonzalo Higuain, espulso nel corso di Milan-Juventus, non facendosi condizionare dalla passione per i colori rossoneri. Quindi, mentre dava ordine di sgomberare con le ruspe l’insediamento abusivo del centro Baobab di Roma, piombava all’aeroporto di Pratica di Mare. Dove accoglieva personalmente 51 immigrati provenienti dall’Africa, molte le donne sole con bambini, tutti con lo status di rifugiato o nelle condizioni di richiedere la protezione internazionale. Tra un bagno di folla e un’invenzione demagogica ha trova- to il modo di smarcarsi dalle accuse contro giornali e giornalisti lanciate dalla coppia Di Maio-Di Battista (“Non usino quei toni”). Intanto, zitto zitto conquistava senza colpo ferire la presidenza della Commissione parlamentare sui Diritti umani, collocandovi la senatrice leghista Stefania Pucciarelli. Nota alle cronache perché contraria a introdurre il reato di tortura, per il disprezzo manifestato nei confronti dei rom, e per essersi felicitata sui social con un tale che invocava il forno per i migranti. Uno sputo in faccia ai valori più elementari di umanità e civiltà, propugnati soprattutto dalla sinistra perennemente indignata. Che tuttavia doveva essere troppo impegnata a organizzare flash mob, a difesa della libertà di stampa (pesantemente minacciata da espressioni golpiste, come “p u t ta n e ”, “p en n i ve ndoli”, “sciacalli”), per proferire verbo.
IL FATTO È che Salvini dimostra, giorno dopo giorno, uno straordinario talento nella gestione dell’intrattenimento di governo. Poiché, nella premiata interpretazione, trascendente, da ministro degli Interni, egli è qua e là e in ogni luogo. Tranne che al Viminale. Dove lo si è visto in azione soltanto nella celebre scena della busta arrivata dalla Procura, aperta in diretta Facebook: “Io indagato? Scopriamolo”(con il successivo sequel: “A r c h i v i azione, ne ero sicuro”). Per il resto abbiamo goduto, sempre in esterna, di un ministro tridimensionale. Piacione, con notevole seguito femminile (donne è arrivato l’arrotino). Severo ma giusto. (baci agli sparuti immigrati rego- lari per meglio dire foer da le bal a tutti gli altri). Mi faccio i cazzi miei (nomine Rai, presidenze e gestione del potere nelle mani del fido Giorgetti). Se Salvini rappresenta il minimo sforzo con il massimo risultato, Di Maio è il massimo sforzo e basta. Mentre uno impazza al festival della pedivella, l’a lt ro sgobba sui dossier delle aziende in crisi (e ne fa perfino riaprire qualcuna). Si dirà, vabbè i grillini se le cercano pure. Gli assolvono la Raggi e scivolano sulle puttanate. Gli approvano il decreto su Genova e tutti a parlare del pugnetto esultante di Toninelli. O forse a loro non ne perdonano una. Perché poi meravigliarsi se c’è chi cresce nei sondaggi, e altri no?
Da Higuain ad Albachiara: lo straordinario talento nella gestione dell’intrattenimento di governo Salvini rappresenta il minimo sforzo con il massimo risultato,
Di Maio è il massimo sforzo e basta