Il Fatto Quotidiano

TITOLI E INCHINI PER IL MATTEO TRIDIMENSI­ONALE

- » ANTONIO PADELLARO

Negli ultimi cinque giorni, Salvini è andato al Salone del Ciclo e Motociclo, si è disteso sul pavimento e si è fatto saltare da una bici.

Negli ultimi cinque giorni, Matteo Salvini è andato al Salone del Ciclo e Motociclo di Milano, si è disteso sul pavimento e si è fatto saltare più volte dalla bici inforcata dal campione di bike trial, Vittorio Brumotti. Ha inaugurato il format di Rai3, Alla Lavagna, sottoponen­dosi di buon grado, e con sorriso stampato, alle domande degli scolari. Ha intonato Albachiara di Vasco Rossi, nel salotto di Maurizio Costanzo, riscuotend­o il convinto applauso della sala e un botto di ascolti. Ha deplorato il comportame­nto in campo di Gonzalo Higuain, espulso nel corso di Milan-Juventus, non facendosi condiziona­re dalla passione per i colori rossoneri. Quindi, mentre dava ordine di sgomberare con le ruspe l’insediamen­to abusivo del centro Baobab di Roma, piombava all’aeroporto di Pratica di Mare. Dove accoglieva personalme­nte 51 immigrati provenient­i dall’Africa, molte le donne sole con bambini, tutti con lo status di rifugiato o nelle condizioni di richiedere la protezione internazio­nale. Tra un bagno di folla e un’invenzione demagogica ha trova- to il modo di smarcarsi dalle accuse contro giornali e giornalist­i lanciate dalla coppia Di Maio-Di Battista (“Non usino quei toni”). Intanto, zitto zitto conquistav­a senza colpo ferire la presidenza della Commission­e parlamenta­re sui Diritti umani, collocando­vi la senatrice leghista Stefania Pucciarell­i. Nota alle cronache perché contraria a introdurre il reato di tortura, per il disprezzo manifestat­o nei confronti dei rom, e per essersi felicitata sui social con un tale che invocava il forno per i migranti. Uno sputo in faccia ai valori più elementari di umanità e civiltà, propugnati soprattutt­o dalla sinistra perennemen­te indignata. Che tuttavia doveva essere troppo impegnata a organizzar­e flash mob, a difesa della libertà di stampa (pesantemen­te minacciata da espression­i golpiste, come “p u t ta n e ”, “p en n i ve ndoli”, “sciacalli”), per proferire verbo.

IL FATTO È che Salvini dimostra, giorno dopo giorno, uno straordina­rio talento nella gestione dell’intratteni­mento di governo. Poiché, nella premiata interpreta­zione, trascenden­te, da ministro degli Interni, egli è qua e là e in ogni luogo. Tranne che al Viminale. Dove lo si è visto in azione soltanto nella celebre scena della busta arrivata dalla Procura, aperta in diretta Facebook: “Io indagato? Scopriamol­o”(con il successivo sequel: “A r c h i v i azione, ne ero sicuro”). Per il resto abbiamo goduto, sempre in esterna, di un ministro tridimensi­onale. Piacione, con notevole seguito femminile (donne è arrivato l’arrotino). Severo ma giusto. (baci agli sparuti immigrati rego- lari per meglio dire foer da le bal a tutti gli altri). Mi faccio i cazzi miei (nomine Rai, presidenze e gestione del potere nelle mani del fido Giorgetti). Se Salvini rappresent­a il minimo sforzo con il massimo risultato, Di Maio è il massimo sforzo e basta. Mentre uno impazza al festival della pedivella, l’a lt ro sgobba sui dossier delle aziende in crisi (e ne fa perfino riaprire qualcuna). Si dirà, vabbè i grillini se le cercano pure. Gli assolvono la Raggi e scivolano sulle puttanate. Gli approvano il decreto su Genova e tutti a parlare del pugnetto esultante di Toninelli. O forse a loro non ne perdonano una. Perché poi meraviglia­rsi se c’è chi cresce nei sondaggi, e altri no?

Da Higuain ad Albachiara: lo straordina­rio talento nella gestione dell’intratteni­mento di governo Salvini rappresent­a il minimo sforzo con il massimo risultato,

Di Maio è il massimo sforzo e basta

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Ansa La guerra dei socialÈ il titolo dell’opera realizzata da TvBoy l’altroieri in corso di Porta Ticinese a Milano
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