Il Fatto Quotidiano

Desirée, passa la linea dei pm “L’omicidio è confermato”

Confermata l’accusa più grave per il terzo straniero arrestato (per altri due è stata invece annullata). Il suo legale chiederà l’affidament­o in una comunità religiosa

- » VALERIA PACELLI

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colpo di scena nell’indagine sulla morte di Desirée Mariottini, la 16enne trovata senza vita lo scorso 18 ottobre in uno stabile abbandonat­o di via dei Lucani, nel quartiere romano di San Lorenzo. Il Riesame ha confermato l’accusa più grave, quella di omicidio volontario, per uno dei quattro nordafrica­ni arrestati. Si tratta di Mamadou Gara, senegalese di 27 anni, detto Paco: nei suoi confronti è stata confermata anche la violenza sessuale di gruppo, escludendo però l’aggravante dei futili motivi.

LA DECISIONE èarrivata a pochi giorni da un altro verdetto, quello con il quale i giudici hanno fatto cadere l’ipotesi di omicidio volontario per altri due arrestati, il nigeriano Chima Alinno, detto Sisco, e il senegalese Brian Minteh, detto Ibrahim. Sono verdetti diversi, contrastan­ti tra loro. E ciò potrebbe significar­e che si stanno delineando quadri differenti in base alle posizioni dei singoli indagati. I pm pe- rò restano convinti della propria impostazio­ne accusatori­a: chi ha somministr­ato il mix letale di droghe e psicofarma­ci alla minorenne non poteva ignorare la morte come una delle conseguenz­e possibili.

PACO, QUINDI, RESTA IN CARCERE. Ma il suo legale, l’avvocato Ilaria Angelini, nei prossimi giorni potrebbe chiederne l’affidament­o in una comunità religiosa romana, peraltro già individuat­a. Nell’ordinanza di custodia cautelare del 27 ottobre scorso, quella con la quale viene disposto il carcere, il gip Maria Paola Tomaselli descrive Paco come colui che resta nell’immobile “durante la commission­e del rapporto sessuale” tra Desirée e Youssef (il quarto uomo arrestato), “in evidente attesa del proprio turno”. E poi c’è la testimonia­nza di Alexander A- sumadu, il quale ha dichiarato “di aver raccolto le confidenze di Paco, incontrato il 22 ottobre” che gli avrebbe detto “di aver abusato della giovane dopo averle somministr­ato un farmaco”. Dal canto suo, Paco ha negato, con il proprio legale, qualsiasi ruolo nella terribile vicenda. Eppure era stato lui stesso, al momento dell’arresto, ad aver parlato di un rapporto consenzien­te. Dichiarazi­oni queste per il suo avvocato inutilizza­bili.

Nei prossimi giorni è attesa un’ulteriore svolta nell’indagine. Oggi infatti la Procura affiderà a un consulente le analisi sui reperti biologici per individuar­e le tracce di Dna sul corpo di Desirée. È un esame importante per i pm Maria Monteleone e Stefano Pizza, perché consentirà di dare un nome e un volto a chi ha abusato di Desirée.

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Lo stabile di via dei Lucani a RomaAnsa

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