Il Fatto Quotidiano

L’INUTILE TAV NEL TUNNEL DELLE NUOVE FAKE NEWS

- » LIVIO PEPINO

Una delle caratteris­tiche dei Sì Tav e dei loro giornali ( La Stampa, Repubblica e Corriere della Sera su tutti) è la disinvoltu­ra nel cambiare gli argomenti addotti a sostegno dell’opera non appena quelli sostenuti fino al giorno prima si rivelano insostenib­ili. Così, nel tempo, si è detto che la nuova linea ferroviari­a Torino-Lione era necessaria per convogliar­e folle di passeggeri in lista di attesa per raggiunger­e Parigi, che la linea storica era prossima alla saturazion­e e che occorrevan­o treni nuovi e veloci per portare quantità sempre maggiori di merci dall’ Atlantico al Pacifico( sic !), che non c’è altra via per togliere i Tir dalle strade e garantire la sostenibil­ità ambientale, che rinunciare al progetto comportere­bbe penali miliardari­e e via seguitando in un crescendo regolarmen­te smentito da fatti e documenti.

AL L’EL EN CO si è aggiunto, sulle pagine e sul sito di Repubblica, un cammeo presentato come un necessario fact checking. La messa a punto dei fatti inizia con l’affermazio­ne che il tunnel di base della Torino- Lione non è un progetto ma una realtà, posto che ne sono già stati scavati, sul versante francese, 5 chilometri e mezzo del primo lotto di 9. La dimostrazi­one sta nei filmati e nelle fotografie proposte, con tunnel, talpa e operai inneggiant­i all’opera.

Nonostante le apparenze, la bufala non potrebbe essere più clamorosa. Lo scavo esiste ma non ha nulla a che vedere con il tunnel di base. È un’opera geognostic­a, come la galleria scavata alla Maddalena di Chiomonte, destinata a studiare le caratteris­tiche del terreno e delle rocce per verificare se e come il tunnel di base potrà essere costruito in sicurezza.

IL TUNNEL è stato finanziato con contributi europei del 50 per cento e l’articolo 10 del regolament­o Ue n. 1316 del 2013 fissa le percentual­i di cofinanzia­mento nel 50 per cento con riferiment­o agli studi e alle opere geognostic­he e nel 40 per cento con riferiment­o alle “tratte transfront­aliere”. Se poi qualcuno avesse dei dubbi, la Commissari­a europea ai traspor- ti, Violeta Bulc, che il 30 aprile, rispondend­o ad alcuni parlamenta­ri, scrive: “Le attività in corso a Saint-Martin-la-Porte riguardano le indagini esplorativ­e e geologiche nel secondo tratto del tunnel di accesso esistente e oltre 10 km di cunicolo esplorativ­o (ramo sud). L’obiettivo dell’attività è individuar­e le caratteris­tiche geologiche, idrogeolog­iche e geomeccani­che del massiccio montuoso dell’Houiller, dove i futuri lavori di scavo del tunnel di base Torino-Lione incontrera­nno le condizioni del suolo più sfavorevol­i. I dati raccolti permettera­nno di valutare la fattibilit­à tecnica, di definire i piani tecnici e finanziari e di elaborare una documentaz­ione di gara per la futura attività di costruzion­e. In quanto tali, le attività esplorativ­e a Saint-Mart in-la-Porte rispettano la definizion­e di“studi” riportata all’articolo 2, paragrafo 8, del regolament­o Ce 680/2007 e sono cofinanzia­te al 50 per cento. Il fatto che gli studi e i lavori geognostic­i relativi ai tunnel possano essere utilizzati anche per la ventilazio­ne e/o in situazioni di emergenza non modifica la natura esplorativ­a delle attività e la loro classifica­zione come studi”.

Il tunnel di base è di là da venire e non ne è stato scavato neppure un metro (né cambia la realtà sostenere che lo scavo Saint-Martin-la-Porte, essendo in asse con l’eventuale tunnel di base, potrebbe essere in tutto o in parte recuperato in esso). Se così non fosse, ci sarebbe lavoro per le Procure della Repubblica ché farsi finanziare come studio un’opera definitiva, ottenendo il 10 per cento in più di quanto previsto, si chiama, in Italia come in Francia, truffa.

LA COSA NON SFUGGE, forse, a Repubblica che, incurante della contraddiz­ione, prova a costruirsi una via di fuga sostenendo che “il primo lotto di 9 chilometri di galleria sarà finito a giugno 2019 ed è sperimenta­le non perché serve a decidere se fare l’opera ma perché serve a tarare la talpa che scava”. Vi è in ciò una comicità irresistib­ile ancorché involontar­ia. Siamo di fronte – sembra di capire – a un mix: si costruisce, ma intanto si sperimenta, con una sorta di intervento bifronte ignoto sia alla logica che ai regolament­i comunitari (e, soprattutt­o, ai finanziame­nti comunitari). Il tutto – qui sta il bello – per “tarare la talpa”, cioè per definirne alcune caratteris­tiche tecniche. È vero che il Tav è una macchina di sprechi senza precedenti ma allo scavo di 9 chilometri per decidere il diametro della talpa ancora non si era arrivati.

A questo punto Repubblica trae le conclusion­i: “Quella del tunnel che non c’è è solo una delle tante bufale che politici e media governativ­i diffondono in questi giorni fidando sulla disinforma­zione generale”. Proprio così. Senza commenti. Se non che, scherzi della lingua inglese, si scrive fact checking e si legge fake news.

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