Editoria, il crac milionario dell’esperto al ministero
Alessandro Dalai Il presidente del Consiglio scientifico dell’ente per la lettura ha fatto un fallimento da 13 milioni
Il nuovo presidente del Consiglio scientifico del Centro del libro e della lettura al ministero dei beni culturali (Mibac) è un editore di grande esperienza, anche se non quel genere di esperienza che di solito viene premiata: Alessandro Dalai ha alle spalle un fallimento da 13,5 milioni di euro, con centinaia di creditori, tra cui decine di autori, non pagati. Il ministro della Cultura, Alberto Bonisoli, ha voluto lui (l’incarico è a titolo gratuito) per rivitalizzare l’organismo che deve promuovere lettura ed editoria. Dalai, 70 anni, è stato patron della Baldini Castoldi, ha tentato il rilancio dell’Unità ed è stato amministratore delegato di Electa e di Einaudi.
Nel 1991 rilancia la casa editrice Baldini & Castoldi, con autori come Susanna Tamaro, Enrico Brizzi, Gino e Michele, Giorgio Faletti, Pennacchi e Busi. Dal 2003 al 2011, la società ha cambiato nome più volte: da Baldini Castoldi Dalai Editore a B.C. Dalai Editore, fino a Dalai Editore nel 2011, quando il marchio “Baldini & Castoldi” viene mantenuto come nome di collana. Poi la crisi finale: a giugno del 2013, la società chiede al Tribunale di Milano la possibilità di accedere al concordato preventivo. Il fallimento definitivo arriva a febbraio del 2014.
IN UN RAPPORTO riepilogativo del tribunale del 2015, si legge l’entità del peso debitorio (che negli anni, con l’aggiunta di creditori, potrebbe essere aumentato o comunque variato): circa 800 mila euro di debiti nei confronti dell’erario e degli enti previdenziali, 600 mila verso i dipendenti, circa 9 milioni ver- so i fornitori, 2 milioni di debiti nei confronti delle banche e quasi un milione nei confronti di professionisti. Il totale è 13.456.640 euro.
La Baldini&Castoldi, però, dopo il crac, non scompare del tutto: il nome viene affittato e poi acquistato da una nuova società che prende il nome Baldini&Castoldi srl, distribuita da Messaggerie Italiane e fondata dal figlio di Alessandro, Michele Dalai e da Filippo Vannuccini, direttore finanziario della vecchia società. Ma anche stavolta l’impresa non va a buon fine. A giugno del 2017 il controllo dell’azienda viene acquisito dalla casa editrice La nave di Teseo: con 2 milioni di euro il gruppo guidato da Elisabetta Sgarbi rileva il 95 per cento del capitale e si accolla i debiti degli ultimi anni.
Il Centro del libro collabora con “le amministrazioni pubbliche, le istituzioni territoriali e i soggetti privati che operano nella filiera del libro”, ha l’obiettivo di “promuovere la lettura nelle istituzioni scolastiche”, per “far conoscere la rete delle biblioteche e dei relativi servizi”, per realizzare “campagne informative per la promozione della lettura”. Per il ministro il crac editoriale di Dalai non sembra essere un problema visto che con una sentenza del Tribunale di Milano del 25 giugno, Dalai viene assolto dall’accusa di aver commesso reati tributari (“omesso versamento di ritenute dovute o certificate”). E il giudice accetta una ricostruzione del crac del 2013 emersa in dibattimento secondo cui a rendere irreversibile la crisi della Baldini & Castoldi sarebbe stata la scelta dell’ autore di punta, Giorgio Faletti, di passare a Mondadori senza consegnare il nuovo romanzo promesso. Faletti è morto pochi mesi dopo, nel luglio 2014. A Bonisoli basta quell’assoluzione perché non ci sia nulla di strano ad affidare la promozione dei libri ad Alessandro Dalai, probabilmente contando sullo spessore intellettuale più che manageriale.
La fine nel 2013 La difesa: una sentenza dice che la crisi fu causata dalla fuga di Faletti verso Mondadori