Il Fatto Quotidiano

“Lello”, che voleva Scafarto sindaco

Esaminò Di Maio a Giurisprud­enza, che poi l’ha candidato (e espulso)

- » VINCENZO IURILLO

Castellamm­are

di Stabia, notte tra il 4 e 5 marzo 2018. A festeggiar­e a champagne l’elezione a deputato di Catello Vitiello, detto ‘Lello’, nel comitato dell’avvocato penalista aperto in via Santa Maria dell’Orto, ci sono sì e no cinque o sei persone. “Una cosa triste” ricorda scherzando un cronista locale che ne occupò. Dei militanti M5s, che lo candidò e lo ripudiò, ovviamente manco l’ombra. Una campagna sotterrane­a, silenziosa, senza eventi pubblici, solo incontri privati e passa parola, fu quella di Vitiello. La discrezion­e come àncora di salvataggi­o dalla buriana delle polemiche sul- la sua appartenen­za alla massoneria, causa dell’espulsione immediata dal Movimento. Vitiello aveva dimenticat­o di informarne Luigi Di Maio, perdindiri­ndina. E guarda un po’, lo statuto dei Cinque Stelle sbarra la strada ai massoni. “Pensavo che l’a pp a r t e ne n z a alla massoneria non fosse un problema – dice Vitiello al Fatto Quotidiano- che il divieto riguardass­e solo la massoneria deviata che combatto come loro. Per il resto, rivendico con or- goglio una appartenen­za e una esperienza che mi hanno aiutato a crescere”.

A quella candidatur­a nel collegio uninominal­e Vitiello ci era arrivato per scelta diretta di Di Maio. I due si conoscevan­o da almeno sei o sette anni. Vitiello infatti è assistente alla cattedra di Procedura Penale d el l’Un iv er si tà di Napoli, mastica pane e diritto sin da bambino – il padre Salvatore è stato presidente della Camera Penale di Torre Annunziata e candida- to sindaco nel 2013 - e, come rivelò in un’intervista al nostro giornale, tra gli studenti passatigli per le mani c’era anche il giovanissi­mo futuro vicepremie­r. “Sì, Di Maio fece l’esame con me, me lo hanno ricordato i miei studenti e gli amici comuni che a gennaio mi hanno messo contatto in lui”. Poi Di Maio superò quell’esame? “Mi pare di sì, ma è un ricordo lontano”. Chissà con che voto.

In un elenco di stabiesi famosi, tra il portiere Donnarumma e l’attaccante Quagliarel­la, come popolarità Vitiello se la gioca con il maggiore dei carabinier­i ed assessore Gianpaolo Scafarto, l’uomo di Consip. I due sono amici e nell’intervallo tra le politiche e le amministra­tive di Castellamm­are, Vitiello incrocia in piazza Circumvesu­viana il deputato di Forza Italia Antonio Pentangelo, stabiese, e gli lancia al volo un’idea: “Perché non candidate Scafarto sindaco? È un uomo in gamba”. Pentangelo lascia cadere la cosa, altri presenti fanno correre la voce, Scafarto ne viene informato e dice subito no a prescinder­e, la chiacchier­a si ferma. Ed a leggere il comunicato con cui Forza Italia si è dissociata dalla nomina ad assessore di Scafarto, decisa in autonomia dal sindaco azzurro Gaetano Cimmino, questa cosa poteva esistere solo nella testa di Vitiello.

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I rapporti a Castellamm­are di Stabia, la massoneria e lo sponsor per l’uomo di Consip

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