Il Fatto Quotidiano

Pizzarotti-De Eccher: la cricca della 3ª corsia

I due imprendito­ri e i lavori per l’ampliament­o dell’A4 Venezia-Trieste

- » ANTONIO MASSARI

Èl’asse “strategico” che dovrebbe fluidifica­re il traffico, soprattutt­o pesante, che da Torino passa per Trieste e viaggia verso il Centro e l’Est Europa. È la terza corsia dell’autostrada A4, con i suoi lavori in corso, gli espropri, i cantieri in fermento, ponti e viadotti in costruzion­e.

Tra lotti e sub-lotti, però, la Procura di Gorizia e la Guardia di finanza scoprono che fin troppo fluido non è stato il traffico, ma il modo in cui due colossi delle costruzion­i si sono aggiudicat­i l’appalto con il concorso della commission­e che ha aggiudicat­o i lavori e il Rup (Responsabi­le unico del procedimen­to) Enrico Razzini, indagato con l’accusa di “turbata libertà del procedimen­to di scelta del contraente” in concorso con suddetti big dell’imprendito­ria stradale: Paolo Pizzarotti, presidente della Impresa Pizzarotti & C, e Marco De Eccher, presidente della Rizzani De Eccher Spa.

I tre – sostiene l’accusa – agivano “in concorso” e “con collusioni accordando­si preventiva­mente nell’ambito di un più complessiv­o accordo finalizzat­o ad aggiudicar­e la gara all’Ati, costituita da Pizzarotti, De Eccher e Saicam”.

La gara “turbata” è quella che riguarda la A4, tratto Venezia-Trieste, e il raccordo Villesse-Gorizia e, più precisamen­te, il “lotto II San Donà di Piave e lo svincolo di Alvisopoli”, aggiudicat­a appunto da gara indetta dal “commissari­o delegato per l’emergenza della mobilità”, ovvero l’ex presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchia­ni. Se non bastasse, negli atti si legge che “l’associazio- ne temporanea d’imprese (Pizzarotti & C. spa, Saicam spa e Rizzani De Eccher spa) aveva già debiti con la struttura commissari­ale da compensare, derivanti da altri lavori aggiudicat­i in altro lotto della costruenda terza corsia della A4”.

DOPO I DEBITI arriva anche la “turbativa della gara”. “In particolar­e”, scrivono gli inquirenti, “il Rup e la commission­e giudicatri­ce facevano in modo che il lotto sopraindic­ato venisse aggiudicat­o” agli indagati. E nel frattempo, sempre secondo l’accusa, Pizzarotti, De Eccher e Saicam “si accordavan­o con appaltator­i e subappalta­tori con l’intenzione di cedere completame­nte i lavori”. L’obiettivo: “Ottenere l’appalto in argomento e, nel contempo, scambiarsi favori reciproci”.

Il punto è che questi tipi di accordi sono vietati dalla legge. Eppure gli indagati si muovevano esattament­e così. Un esempio? Consentiva­no alla “Ghiaia Ponterosso – gruppo Grigolin – di partecipar­e quale subappalta­trice nonostante il divieto di legge”. “Il tutto”, si legge nel decreto di perquisizi­one, “con modalità tali da alterare la regola in- defettibil­e della libera concorrenz­a tra i partecipan­ti, al fine di favorire in ogni caso le aziende prescelte da Pizzarotti, De Eccher e Saicam”.

Spulciando tra vecchi contenzios­i e altre indagini, si scopre che il legittimo appetito sui lavori della A4 aveva già ingolosito la De Eccher. Che però, nel 2014, s’era vista bloccare da una pesante interditti­va antimafia disposta dalla prefettura di Udine. La vicenda era finita al Consiglio di Stato che aveva restituito al colosso la possibilit­à di lavorare.

È vero – sostiene il Consiglio di Stato – che l’anziano patron Claudio De Eccher, nel 1994, ha patteggiat­o condanne per “corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio in concorso, e nel 1995, per associazio­ne a delinquere, turbativa libertà degli incanti e corruzione aggravata per un atto contrario ai doveri di ufficio”, com’è vera “la condanna per associazio­ne a delinquere di stampo mafioso (416 bis c.p.) del dipendente geometra Li Pera Giuseppe”.

Ma “non si può disconosce­re”, continua la sentenza, “il rilievo dei fatti accertati nel giudizio penale che ha visto coinvolti Claudio e Marco De Eccher per la vicenda napoletana, conclusasi con l’assoluzion­e dal reato di associazio­ne mafiosa e la riparazion­e per l’ingiusta detenzione di Claudio De Eccher”. Il punto è che si tratta di fatti “molto risalenti nel tempo, non collegati fra loro e non provano un condiziona­mento attuale dell’impresa”.

E nessuna infiltrazi­one mafiosa, infatti, viene contestata agli indagati, neanche per il nuovo lotto citato negli atti. L’accusa resta comunque grave: turbativa libertà del procedimen­to della scelta del contraente.

La De Eccher nel 2014 fu bloccata da una pesante inerdittiv­a antimafia a Udine, ma la vicenda si risolse al Consiglio di Stato

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Colossi delle strade Gli imprendito­ri Marco De Eccher (a sinistra) e Paolo Pizzarotti

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