Il Fatto Quotidiano

Niente direttiva Seveso, i periti salvano il Tap

I consulenti del gip escludono che sia uno “stabilimen­to a rischio di incidente rilevante”

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gasdotto Tap non va applicata la normativa Seveso sul rischio di incidenti rilevanti. Lo dicono i periti nominati dal Tribunale di Lecce nell’ambito di una delle tre inchieste sull’opera, nella relazione consegnata ieri al gip Cinzia Vergine. Salta così l’argine più importante con cui enti locali e attivisti hanno cercato di frenare la costruzion­e del metanodott­o, che porterà in Italia il gas dell’Azerbaijan passando da Melendugno, nel Salento. Il rapporto peritale si concentra su Seveso, ma dice anche altro: la valutazion­e di impatto ambientale fatta dal ministero dell’Ambiente è carente, perché avrebbe dovuto tener conto anche degli effetti cumulativi del metanodott­o Snam, che serve a connettere Tap alla rete nazionale del gas attraversa­ndo per 55 chilometri le province di Lecce e Brindisi.

LA PERIZIAè stata disposta nell’ambito dell’incidente probatorio, chiesto dal pm Valeria Farina Valaori. Si punta ad accertare se ci sia stato un frazioname­nto artificios­o tra i due progetti Tap-Snam, se vada rifatta la Valu- tazione di impatto ambientale e se vadano applicate le direttive Seveso, che rimettereb­bero in discussion­e l’intera procedura. Niente di tutto ciò, secondo i periti. Perché le prescrizio­ni sui rischi industrial­i sono escluse in quanto il terminale di ricezione, il cervello da cui si controlla tutto fino al c o n f i n e g r eco-turco, non è uno “s t a b i l imento” ai sensi della direttiva Seveso III. E questo nonostante, nel 2014, sia il ministero dell’A mb i e n t e sia la stessa Tap lo abbiano qualificat­o come tale, prima che i ministeri dell’Interno e dello Sviluppo economico sostenesse­ro il contrario. “Non sono state trovate in Italia o in Europa strutture tecnologic­he analoghe in cui sia stata applicata una qualche forma di direttiva Seveso”, è scritto nella relazione. Se stabilimen­to non è, anche sapere quanto gas verrà accumulato lì conta poco, almeno ai fini della normativa, che pone una soglia di 50 tonnellate. Conta, invece, per il territorio, che si ritroverà due impianti contigui, per circa cento tonnellate, tra quattro centri abitati e 20 mila persone.

I periti sono Fabrizio Bezzo dell’Università di Padova, Maria Lionella e Davide Manca del Politecnic­o di Milano. Di Bezzo era stata chiesta la sostituzio­ne, in quanto collega di Giuseppe Maschio, uno dei consulenti di Tap nella stessa inchiesta. Il gip, però, ha escluso l’incompatib­ilità.

Altre due indagini sul gasdotto riguardano l’espianto degli ulivi e la possibile conta- minazione da cromo esavalente della falda.

La relazione Bacchettat­e al ministero dell’Ambiente: ha ignorato il metanodott­o Snam (55 km)

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LaPresse I lavori del gasdotto Tap
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