“Madamine” e Fb Dopo il Sì Tav, anche il Salone: il vero obiettivo è Torino 2021
Alcune ordinanze di demolizione erano degli anni 80, altre del 1997! Da allora si sono succeduti amministratori di vario colore: Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino... i professionisti, quelli “bravi” e competenti. Eppure, le 8 villette dei Casamonica, rigorosamente abusive, erano ancora lì. Un clan accusato di ogni genere di violenze e intimidazioni, i cui affari spaziano tra usura, spaccio ecc... Temuti e blanditi da “autorità” e politicanti che ci andavano a cena o li invitavano a sostenerli durante le elezioni. Poi, è arrivata una dilettante allo sbaraglio, messa alla berlina con accanimento feroce da giornali e tv. Accusata di tutto, ma a quanto pare colpevole di niente. In un mattino, ha deciso che quelle ordinanze andavano eseguite e si è assunta il rischio di farlo. Ancora una volta, viene il dubbio che la differenza tra i “c omp ete nti ” e i dilettanti sia la stessa che c’è tra il predicare in modo cialtronesco e l’agire con coerenza, senza paura. Ora, dopo il primo attimo di smarrimento, non potendo criticare la sostanza, c’è chi comincia a condannare il modo: 500 uomini, la spettacolarizzazione! Come se andare a stanare gente come quella fosse una passeggiata.
M5S, due possibilità: staccare la spina o soccombere
Il M5S aveva impostato tutta la campagna elettorale su una semplice e chiara ipotesi di governo: se risulteremo il partito con il maggior numero di voti, chiederemo l’incarico per formare il governo, ci presenteremo alle Camere e chiederemo la fiducia sul nostro programma. Si svolgono le elezioni, il M5S le stravince e piuttosto che chiedere e mobilitare il suo elettorato per ricevere l’incarico governativo comincia ad avvitarsi su se stesso per finire nelle sabbie mobili di un Contratto con la Lega di Salvini che gli sta rodendo consensi. Oggi il M5S è in difficoltà, e non avendo più il bue per le corna è costretto a rincorrerlo “per la pedata”, cioè per le impronte. Il M5S ha due sole possibi- HO LETTO DELLA “PROVOCAZIONE” di Cristiano Fantechi, membro del gruppo Facebook “Sì, Torino va avanti” – fondato dalle “madamine” – in merito al salvataggio del Salone Internazionale del Libro di Torino. Ora, premesso che da torinese sono preoccupato per la sorte di quella che è la seconda fiera del libro in Europa (potrebbe non restare nella mia città), vorrei ben sperare che la proposta presentata dallo stesso Fantechi come una boutade non si riveli seria e suscettibile di realizzazione. In tal caso, non sarebbe troppo, per le “madamine”, occuparsi di editoria oltre che di grandi opere? CARO FERRANI, la “provocazione” del signor Fantechi del gruppo Facebook “Sì, Torino va avanti” ha provocato davvero: in risposta è nato l’altro gruppo “Pazzi per Torino. Salviamo il Salone del Libro”, che ha annunciato un incontro pubblico. Sono cose diverse. Anche perché le famose “madamine” Sì Tav, e chi le ispira, hanno in testa ben altro che l’Alta velocità o i libri. I guai del Salone, peraltro, non sono stati causati dalla giunta di Chiara Appendino, ma hanno origine nelle amministrazioni (non solo comunali) precedenti, a cominciare da quella di Piero Fassino. Anzi: sotto la giunta Appendino la kermesse del Lingotto ha riconquistato pubblico e importanza, tanto da mettere fuori gioco i rivali milanesi di “Tempo di Libri”. In realtà le “madamine” Sì Tav, o chi per esse, sono scese in campo per dare vita a una lista civica, modellata sull’Alleanza per Torino dell’epoca di Valentino Castellani, per le elezioni del 2021. Nel segno dell’ammuc- lità: essere fagocitato e rafforzare sempre di più un governo marcatamente di destra oppure staccare la spina, denunciare gli ostacoli che vengono posti dall’altra componente del Contratto e riandare alle elezioni. L’una esclude l’altra. Ho paura che la sete di governo, il senso di responsabilità, la fiducia in se stesso – sottovalutando i fattori oggettivi – lo porti alla deriva e a sciupare così una straordinaria esperienza. Non è scritto da nessuna parte che per stare dalla parte del “popolo” bisogna per forza governare. chiata fra pezzi del centrosinistra e del centrodestra, con prevalenza di professionisti, finanzieri (non le Fiamme Gialle), industriali e industrialotti, ex Fiat, commercianti e borghesia varia. Il comitato delle “madamine” è stato costituito nello studio del notaio Andrea Ganelli, che dal 2017 si dà da fare per una “iniziativa civica” anti-Appendino. Il suddetto notaio, associato all’autorevole studio Marocco, nel 2016 autenticava le firme per la lista Fassino. Niente di nuovo sotto il sole (e le brume) di Grissinipoli, come la chiamava Emilio Salgari. DIRITTO DI REPLICA
In merito all’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 21 novembre dal titolo “Da Rixi a Molinari: ecco i leghisti (e non) imputati” voglio precisare che, contrariamente a quanto affermato, non c’è alcun procedimento a mio carico in corso per peculato. L’inchiesta a cui fa riferimento il suo giornale riguarda un’accusa di concorso in abuso d’ufficio, cosa ben diversa dal reato di peculato e che, soprattutto, non ha nulla a che vedere con l’emendamento Vitiello. Pertanto le chiedo, cortesemen- te, di rettificare quanto erroneamente riportato dal vostro giornalista nell’articolo. In relazione all’articolo di ieri, dal titolo “Alla ruota del lotto vincono tutti. tranne lo Stato” l’A g en zi a Dogane e Monopoli precisa quanto segue:
1) Per determinare l’introito erariale del gioco del Lotto occorre considerare anche la tassa sulle vincite. Relativamente a tale tassa, l’articolo afferma che “il Lotto è trattato Confermo: con il Lotto lo Stato regala al concessionario la polpa e si prende la rogna. Il Lotto è un gioco in cui il banco può perdere, il rischio però non se lo assume il concessionario gestore Lottomatica-Igt, ma lo Stato per intero. Quest’anno (gennaio-settembre) il minor gettito è di 100 milioni di euro, ma secondo l’andamento del gioco e in linea teorica in futuro potrebbe essere anche molto più elevato. In quel caso la perdita dell’erario non sarebbe mai coperta dalla tassa sulle vincite pagata peraltro dai giocatori e non dal concessionario. L’aggio del 6 per cento, infine, è stato ridotto 2 anni fa di un misero 0,4 per cento, ma rimane senza motivazioni apparenti il più alto tra quelli riconosciuti per la gestione di tutti gli altri giochi.