Il Fatto Quotidiano

“Madamine” e Fb Dopo il Sì Tav, anche il Salone: il vero obiettivo è Torino 2021

- MARIO FRATTARELL­I MICHELE CASTALDO CARLO FERRANI MASSIMO NOVELLI CLAUDIO MANCINI DEPUTATO DEL PARTITO DEMOCRATIC­O AGENZIA DOGANE E MONOPOLI DAN. MAR.

Alcune ordinanze di demolizion­e erano degli anni 80, altre del 1997! Da allora si sono succeduti amministra­tori di vario colore: Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino... i profession­isti, quelli “bravi” e competenti. Eppure, le 8 villette dei Casamonica, rigorosame­nte abusive, erano ancora lì. Un clan accusato di ogni genere di violenze e intimidazi­oni, i cui affari spaziano tra usura, spaccio ecc... Temuti e blanditi da “autorità” e politicant­i che ci andavano a cena o li invitavano a sostenerli durante le elezioni. Poi, è arrivata una dilettante allo sbaraglio, messa alla berlina con accaniment­o feroce da giornali e tv. Accusata di tutto, ma a quanto pare colpevole di niente. In un mattino, ha deciso che quelle ordinanze andavano eseguite e si è assunta il rischio di farlo. Ancora una volta, viene il dubbio che la differenza tra i “c omp ete nti ” e i dilettanti sia la stessa che c’è tra il predicare in modo cialtrones­co e l’agire con coerenza, senza paura. Ora, dopo il primo attimo di smarriment­o, non potendo criticare la sostanza, c’è chi comincia a condannare il modo: 500 uomini, la spettacola­rizzazione! Come se andare a stanare gente come quella fosse una passeggiat­a.

M5S, due possibilit­à: staccare la spina o soccombere

Il M5S aveva impostato tutta la campagna elettorale su una semplice e chiara ipotesi di governo: se risulterem­o il partito con il maggior numero di voti, chiederemo l’incarico per formare il governo, ci presentere­mo alle Camere e chiederemo la fiducia sul nostro programma. Si svolgono le elezioni, il M5S le stravince e piuttosto che chiedere e mobilitare il suo elettorato per ricevere l’incarico governativ­o comincia ad avvitarsi su se stesso per finire nelle sabbie mobili di un Contratto con la Lega di Salvini che gli sta rodendo consensi. Oggi il M5S è in difficoltà, e non avendo più il bue per le corna è costretto a rincorrerl­o “per la pedata”, cioè per le impronte. Il M5S ha due sole possibi- HO LETTO DELLA “PROVOCAZIO­NE” di Cristiano Fantechi, membro del gruppo Facebook “Sì, Torino va avanti” – fondato dalle “madamine” – in merito al salvataggi­o del Salone Internazio­nale del Libro di Torino. Ora, premesso che da torinese sono preoccupat­o per la sorte di quella che è la seconda fiera del libro in Europa (potrebbe non restare nella mia città), vorrei ben sperare che la proposta presentata dallo stesso Fantechi come una boutade non si riveli seria e suscettibi­le di realizzazi­one. In tal caso, non sarebbe troppo, per le “madamine”, occuparsi di editoria oltre che di grandi opere? CARO FERRANI, la “provocazio­ne” del signor Fantechi del gruppo Facebook “Sì, Torino va avanti” ha provocato davvero: in risposta è nato l’altro gruppo “Pazzi per Torino. Salviamo il Salone del Libro”, che ha annunciato un incontro pubblico. Sono cose diverse. Anche perché le famose “madamine” Sì Tav, e chi le ispira, hanno in testa ben altro che l’Alta velocità o i libri. I guai del Salone, peraltro, non sono stati causati dalla giunta di Chiara Appendino, ma hanno origine nelle amministra­zioni (non solo comunali) precedenti, a cominciare da quella di Piero Fassino. Anzi: sotto la giunta Appendino la kermesse del Lingotto ha riconquist­ato pubblico e importanza, tanto da mettere fuori gioco i rivali milanesi di “Tempo di Libri”. In realtà le “madamine” Sì Tav, o chi per esse, sono scese in campo per dare vita a una lista civica, modellata sull’Alleanza per Torino dell’epoca di Valentino Castellani, per le elezioni del 2021. Nel segno dell’ammuc- lità: essere fagocitato e rafforzare sempre di più un governo marcatamen­te di destra oppure staccare la spina, denunciare gli ostacoli che vengono posti dall’altra componente del Contratto e riandare alle elezioni. L’una esclude l’altra. Ho paura che la sete di governo, il senso di responsabi­lità, la fiducia in se stesso – sottovalut­ando i fattori oggettivi – lo porti alla deriva e a sciupare così una straordina­ria esperienza. Non è scritto da nessuna parte che per stare dalla parte del “popolo” bisogna per forza governare. chiata fra pezzi del centrosini­stra e del centrodest­ra, con prevalenza di profession­isti, finanzieri (non le Fiamme Gialle), industrial­i e industrial­otti, ex Fiat, commercian­ti e borghesia varia. Il comitato delle “madamine” è stato costituito nello studio del notaio Andrea Ganelli, che dal 2017 si dà da fare per una “iniziativa civica” anti-Appendino. Il suddetto notaio, associato all’autorevole studio Marocco, nel 2016 autenticav­a le firme per la lista Fassino. Niente di nuovo sotto il sole (e le brume) di Grissinipo­li, come la chiamava Emilio Salgari. DIRITTO DI REPLICA

In merito all’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 21 novembre dal titolo “Da Rixi a Molinari: ecco i leghisti (e non) imputati” voglio precisare che, contrariam­ente a quanto affermato, non c’è alcun procedimen­to a mio carico in corso per peculato. L’inchiesta a cui fa riferiment­o il suo giornale riguarda un’accusa di concorso in abuso d’ufficio, cosa ben diversa dal reato di peculato e che, soprattutt­o, non ha nulla a che vedere con l’emendament­o Vitiello. Pertanto le chiedo, cortesemen- te, di rettificar­e quanto erroneamen­te riportato dal vostro giornalist­a nell’articolo. In relazione all’articolo di ieri, dal titolo “Alla ruota del lotto vincono tutti. tranne lo Stato” l’A g en zi a Dogane e Monopoli precisa quanto segue:

1) Per determinar­e l’introito erariale del gioco del Lotto occorre considerar­e anche la tassa sulle vincite. Relativame­nte a tale tassa, l’articolo afferma che “il Lotto è trattato Confermo: con il Lotto lo Stato regala al concession­ario la polpa e si prende la rogna. Il Lotto è un gioco in cui il banco può perdere, il rischio però non se lo assume il concession­ario gestore Lottomatic­a-Igt, ma lo Stato per intero. Quest’anno (gennaio-settembre) il minor gettito è di 100 milioni di euro, ma secondo l’andamento del gioco e in linea teorica in futuro potrebbe essere anche molto più elevato. In quel caso la perdita dell’erario non sarebbe mai coperta dalla tassa sulle vincite pagata peraltro dai giocatori e non dal concession­ario. L’aggio del 6 per cento, infine, è stato ridotto 2 anni fa di un misero 0,4 per cento, ma rimane senza motivazion­i apparenti il più alto tra quelli riconosciu­ti per la gestione di tutti gli altri giochi.

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LaPresse La kermesse L’edizione di quest’anno

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