COSÌ SI OFFENDE CHI È RIMASTO “NON BORGHESE”
Caro direttore Luciano Fontana, ero certa che le “ma d am ine” sì Tav di Torino e le signore romane indignate contro la sindaca Raggi l’avrebbero entusiasmata in quanto eroine della normalità, miti pasionarie dalla manica sempre rimboccata. Ma davvero non mi aspettavo che il suo innamoramento raggiungesse simili vette. Ricapitolo. Un lettore le scrive sul Corriere della Sera che il ruolo della donna è stato “esaltato per merito di un piccolo gruppo di signore che, con grande spirito civico e sottile senso della vera politica pulita, hanno organizzato dal niente (…) due composte manifestazioni contro il degrado politico e morale che attraversa (…) tutto il Paese”.
SE L’EMAIL del lettore è un inno, la sua risposta è un peana: “Le due manifestazioni di Roma e Torino hanno portato in piazza un’Italia composta (aridaje, ndr), determinata e coraggiosa. Che ha voglia di non rassegnarsi a una politica che esalta le reazioni di pancia, urla soluzioni semplificate e perciò bugiarde, passa il tempo a bloccare progetti utili alla crescita. Il fatto che tutto sia nato da un’iniziativa spontanea di un gruppo di donne estranee alle fazioni politiche è un altro bel segnale.”
Ora – e scherzi a parte – al di là della favoletta di manifestazioni che paiono spontanee come lo era per Fantozzi la partecipazione alla coppa ciclistica “C obram”, indetta dal megadiretto- re galattico (o come lo fu la marcia dei 40.000), la domanda è semplice: lei davvero pensa che chi non ha partecipato a quelle manifestazioni, chi pensa per esempio che il Tav sia un’opera inutile o non prioritaria (c’è un plotone di docenti di vari politecnici a pensarlo, tra gli altri) sia scomposto, codardo e faccia il tifo per il baratro? Glielo chiedo anche se, nel prosieguo del suo pezzo, ci dà un indizio. Le signore, dice, sono borghesi nel senso nobile del termine, cioè hanno “l’orgoglio di studiare, impegnarsi, aprirsi agli altri, far bene il proprio lavoro, raggiungere risultati con la consapevolezza che molto dipende da te”. E gli altri, quelli che (per censo o idee) lei non ritiene sanamente “bor- ghesi”? Non hanno orgoglio, non studiano, non s’impegnano? Chi perde il lavoro o non lo trova, chi non arriva a fine mese, i precari cronici (magari laureati), i cinque milioni di poveri assoluti italiani si sono fatti male da soli? Conclude: “Non ci sono alibi da avanzare sempre per giustificare manchevolezze da fannulloni e per pretendere sussidi pubblici senza aver creato ricchezza e lavoro”. Ah, ecco. Capito. Sono fannulloni. Non creano ricchezza (neanche se dovessero impiegarsi, perché solo gli imprenditori creano ricchezza, i lavoratori no). Soldi pubblici non devono averne, non devono essere aiutati (come accade in tutti i paesi civili). E poco importa che il nostro capitalismo – così fieramente “borghese” –, negli anni, di denaro pubblico ne abbia ingoiato un fiume tra incentivi, rottamazioni, decontribuzioni e chi più ne ha più ne metta, con i brillanti risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Questi sono dettagli indegni di essere menzionati.
CARO FONTANA
Sul “Corriere” un peana del direttore sulla piazza torinese e su chi ha “l’orgoglio di impegnarsi e riuscire”. E tutti gli altri?
CARO FONTANA, perché offendere chi è rimasto indietro? E perché negare il rispetto a chi non la pensa come lei, a chi non appartiene al blocco sociale cui lei ritiene corrispondano i lettori del suo giornale? Paradossi dell’estremismo moderato.
Un cordiale saluto.