Il Fatto Quotidiano

Il comandante Di Maggio, vigile “sceriffo” del Campidogli­o

- A. MAN.

Nel costruire l’i ncastro di atti amministra­tivi e scelte politiche che hanno portato il Campidogli­o a 5 Stelle ad avviare l'abbattimen­to di 8 villette abusive in zona Quadraro del clan malavitoso dei Casamonica un tassello importante lo ha messo l'esperienza del comandante della Polizia Locale Antonio Di Maggio. Otto mesi dopo il suo arrivo alla guida del corpo, il dirigente ha portato a termine un’o pe ra zi on e su un settore che lo vede in prima fila da circa venti anni. Lo “sceriffo”, come è stato ribattezza­to, dalla voce ruvida e la battuta pronta, nel 2003 ha iniziato a occuparsi di nomadi, in Campidogli­o c'era Walter Veltroni, lavorando spesso nelle periferie più difficili, passando poi dal gruppo di Tor Bella Monaca a quello che si occupa di contrasto della prostituzi­one e commercio abusivo. Incarichi durante i quali ha colleziona­to anche un’indagine per abuso di ufficio in relazione a un blitz antiabusiv­ismo a Tor Millina, vicino piazza Navona, per cui il gip a giugno scorso ha disposto nuovi approfondi­menti.

QUATTRO anni fa, la sera del 31 dicembre 2014, i vigili romani hanno toccato uno dei loro punti più bassi, con un’ondata di defezioni per malattia, 767, durante i turni nella notte di Capodanno, una vicenda finita lo scorso anno con un'assoluzion­e in primo grado per 17 agenti. Di Maggio è stato chiamato da Virginia Raggi, dopo il comandante “esterno” Raffaele Clemente voluto da Ignazio Marino e il traghettat­ore Diego Porta, per ridare orgoglio e disciplina al corpo. Emblematic­a la risposta a un editoriale de Il Messaggero, che dipingeva gli agenti del blitz come “attempati e paffutelli, trasformat­i in Rambo”. Per il comandante: “Non serve Rambo per portare a termine un intervento di questa portata, ma spirito di Corpo (non fisico), comunione di intenti, sacrificio e motivazion­e”.

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