Gli informatori anti-Ong minacciati Il silenzio di Salvini
La denuncia Gli “infiltrati” sulle navi salva-migranti: “Davamo notizie ai Servizi e al capo leghista, ora messaggi di morte e un proiettile”
Volevamo ringraziarvi per il silenzio espresso ancora oggi. Dopo che un cittadino italiano ha fatto il suo dovere, ha tutelato gli interessi degli italiani non ha ricevuto né un ringraziamento, né una pacca sulla spalla, anzi è senza lavoro perché considerato uno ‘spione’... e oggi questa... ora è veramente troppo!!!”.
Il messaggio è indirizzato ad Alessandro Panza, uomo vicinissimo a Salvini. Il riferimento è alla lettera di minacce indirizzata, tra gli altri, allo stesso Salvini. A riceverla – pochi giorni fa – Lucio Montanino, uno dei componenti della security a bordo della nave Vos Hestia che fece nascere l’indagine sulle Ong a Trapani. La missiva anonima è corredata da un proiettile. Tra i minacciati, oltre Salvini e Montanino, Pietro Gallo, altro componente della security, e il medico a bordo della nave Juventa Stefano Spinelli. Il testo: “Merde, merde, merde. 2018 = 1800 morti. Salvini Matteo - morto. Montanino Lucio - morto. Spinelli Stefano - morto. Gallo Pietro - morto”. Tre giorni fa Pietro Gallo ha denunciato le minacce in una questura di Roma. Il Fatto gli ha chiesto cosa significhi, secondo lui “2018=1800 morti”. “Si riferiscono ai migranti morti in mare” è la risposta. Chi ha inviato la lettera, quindi, mette in connessione chi ha denunciato le Ong e Salvini con le vittime dei naufragi nel Mediterraneo. Il punto è però che Salvini non ha degnato di una telefonata le persone minacciate insieme con lui. Ecco il senso del messaggio sdegnato, inviato a Panza, con allegata la foto della lettera minatoria.
VIENE IL SOSPETTO che il ministro non voglia farsi associare ai tre denunciati che hanno fatto partire le indagini sulle Ong a Trapani. “Forse prima gli eravamo utili e oggi non pi ù”, dice Gallo. Il Fatto, nell’estate 2017, ha rivelato che gli ex componenti della security riferivano proprio a Salvini e al suo staff, in diretta, quello che avveniva a bordo delle navi sulle quali prestavano servizio. Notizia confermata da Gallo nella denuncia alla polizia di tre giorni fa. “Nel settembre 2016 – dice Gallo ai poliziotti – insieme al Montanino facevo parte de ll ’ equipaggio della nave ‘Save the Children’ che operava nel Mediterraneo per ef- fettuare ricerche e prestare soccorso alle imbarcazioni di profughi provenienti dalle coste libiche. Nel periodo di lavoro citato abbiamo di nostra iniziativa informato i servizi di sicurezza Aise e la segreteria del Ministro Salvini”. Soltanto dopo denunciano a Trapani: “Una volta sbarcati, ci siamo recati alla Questura e abbiamo rilasciato dichiarazioni che hanno portato nel
2017 all’indagine e al sequestro della Juventa”.
Dopo le minacce si aspettavano un minimo di solidarietà da Salvini, che però non è arrivata. Il Fatto ha chiesto a Panza il motivo del silenzio: “Vedo il messaggio soltanto ora”, mi era sfuggito. Sono umanamente dispiaciuto ed esprimo, per poco che valga, la solidarietà a chi ha fatto il proprio dovere di cittadino. Non seguendo io le questioni politiche, ma solo quelle organizzative, posso solo farmi carico di informare chi di dovere”. Gallo commenta: “Mi viene da ridere. Il messaggio – facile dimostrarlo – è stato letto il 19 novembre alle 18.31”.
Imbarazzo Viminale Dal vicepremier nessun segnale, pare non voglia farsi associare ai tre