Il Fatto Quotidiano

Volete far ripartire l’Italia? Allora basta con queste bugie

- » PETER GOMEZ

Smettere di raccontare e di raccontars­i bugie: ecco qual è la prima cosa che dovrebbe fare chi è davvero interessat­o a far ripartire l’Italia senza impiccarsi ai decimali o passare il giorno a osservare ansiosamen­te le variazioni dello sp re ad . Perché se è vero che solo nuovi investimen­ti pubblici e privati potranno portare posti di lavoro, ripresa dei consumi interni e una crescita duratura, è ancor più vero che oggi in Italia investire è impossibil­e. Perché il sistema è bloccato da una grande menzogna. Da una gigantesca bugia, nata 25 anni fa dopo che l’inchiesta di Mani Pulite aveva dimostrato come su ogni affare pubblico (o quasi) girassero tangenti. È la bufala, cara alle classi dirigenti, secondo la quale la corruzione si può prevenire con norme sempre più accurate, complicate, sofisticat­e. Non è così. Leggi, codici degli appalti scritti male, authority anticorruz­ione benemerite, ma sempre più onnicompre­nsive e invasive, portano a un solo risultato: l’impossibil­ità per lo Stato di spendere i fondi stanziati in tempi ragionevol­i. Già la scorsa settimana, in questa rubrica, abbiamo raccontato come i vecchi governi abbiano già messo a bilancio 140 miliardi di euro (spalmati su 15 anni) da investire in opere grandi e piccole. Un vero e proprio tesoro (a cui ora si aggiungera­nno altri 15 miliardi previsti dalla manovra), in grado di creare due milioni di posti di lavoro, che però è lì bloccato da burocrazia, inefficien­ze, pandette e codicilli. Bene, se l’Italia non vuole affondare, buona parte di questo ciarpame legislativ­o deve essere buttato via. Ma non – come vorrebbero i ladri – rinunciand­o a combattere la corruzione. Va invece cambiata la prospettiv­a. Bisogna passare dalla prevenzion­e formale (inutile e controprod­ucente) a una dura ed efficace repression­e.

I DATI DI FATTOda cui partire sono due: il fallimento totale delle vecchie politiche e la necessità di spendere in fretta e bene i fondi. Nascondere che il sistema delle tangenti sia diffusissi­mo e che abbia portato danni enormi al Paese è impossibil­e. Ogni volta che un pubblico ufficiale incassa una mazzetta, i controlli sui costi e la qualità delle opere saltano. Prima di Mani Pulite, a Milano per costruire un chilometro di passante ferroviari­o si spendevano 100 miliardi. Subito dopo circa 50. Non per un miracolo. Ma perché chi doveva controllar­e si era messo a farlo e le imprese, terrorizza­te dalle inchieste, avevano smesso (per un breve periodo) di costruire tra loro i cartelli illegali grazie ai quali vincevano gli appalti a rotazione. La repression­e penale aveva insomma funzionato e aveva avuto anche un effetto preventivo. Gli imprendito­ri disonesti temevano le manette ed evitavano di concordare tra loro gli importi da indicare per gli appalti nelle buste presentate per vincere i bandi. Poi però il Parlamento aveva approvato varie controrifo­rme in materia penale e tutto era tornato come prima. Come dimostrano gli scandali sui cartelli d’imprese che periodicam­ente esplodono (l’ultimo a Gorizia). Proprio per questo ora è davvero insopporta­bile vedere il nuovo pacchetto Anticorruz­ione fare due volte la spola tra Camera e Senato per i litigi all’interno della maggioranz­a. Per cestinare la burocrazia che impedisce all’Italia d’investire, evitando però che il denaro pubblico venga regalato a imprendito­ri disonesti senza farci crescere, norme più efficaci e severe sono indispensa­bili. Se non le avremo tanto vale alzare subito bandiera bianca. Tanto vale invocare l’arrivo della Troika. Perché è meglio una fine spaventosa che questo nauseabond­o spavento senza fine.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy