Effetto Airbnb: fa infuriare israeliani e palestinesi
CISGIORDANIA Il sito di affitti online si ritira
Èsfida aperta fra Israele e Airbnb, il colosso mondiale online per gli affitti di case-vacanze per brevi periodi. Dopo un’attenta valutazione l’amministrazione del portale ha deciso di rimuovere gli annunci di “host” che offrono alloggi in Cisgiordania, oltre la Linea Verde, nei Territori palestinesi occupati nel 1967, quelli oggetto del negoziato di Oslo sui due Stati. La decisione di Airbnb Inc. non riguarda invece altre centinaia di alloggi offerti in Israele o a Gerusalemme Est. In un’immediata risposta, il ministro del Turismo israeliano Yariv Levin ha incaricato il suo ministero di limitare le operazioni della compagnia in tutto il Paese. Soddisfatti i palestinesi che vedono riconosciute le loro lamentele contro il portale.
LA DECISIONE riguarda un esiguo numero di alloggi, 139 per la precisione, ma tutto in questa regione diventa paradigmatico, assume il peso e la sostanza di un conflitto mai risolto. “Non è solo una questione di affitto per case-vacanza”, concordano per una volta sia i palestinesi che gli israeliani. Per i primi è il riconoscimento dei loro diritti, per i secondi un atto discriminatorio e razzista. Il ministro degli Affari strategici Gilad Erdan ha invitato gli host di Airbnb danneggiati dalla decisione, ad avviare azioni legali contro la compagnia in conformità con la legge anti-boicottaggio israeliana e ha annunciato che si rivolgerà al Dipartimento di Stato Usa per verificare se la decisione della compagnia ha violato la legge anti-boicottaggio “che esiste in oltre 25 Stati”. “Esistono conflitti nazionali in tutto il mondo”, ha tuonato il ministro, “e Airbnb dovrà spiegare perché hanno scelto una posizione politica razzista soltanto contro alcuni cittadini israeliani”.
Il principale negoziatore palestinese Saeb Erekat so- stiene che Airbnb avrebbe dovuto escludere anche Gerusalemme Est e dire chiaramente che gli insediamenti “sono illegali e sono crimini di guerra”. E poi aggiunge: “Ribadiamo la nostra richiesta al Consiglio dei diritti umani dell’Onu di rilasciare i database delle aziende che traggono profitto dall’occupazione coloniale israeliana”. Le critiche sono soprattutto legate al fatto che secondo i palestinesi è fuor- viante non menzionare che l’alloggio offerto dall’host israeliano si trovi su terreni occupati rivendicati dai palestinesi. Secondo Erekat contribuendo all’economia degli insediamenti, Airbnb come altre compagnie che fanno affari in Cisgiordania, aiuta a perpetuare l’occupazione israeliana di quelle zone. Airbnb non vuole entrare nello scontro politico, e sostiene che la scelta è stata ponderata e valutata attraverso lungo processo del loro sistema decisionale. “Abbiamo concluso”, recita il comunicato ufficiale “che dovrem- mo rimuovere le inserzioni negli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata che sono al centro della disputa tra israeliani e palestinesi. In passato, abbiamo chiarito che avremmo operato in questo settore come consentito dalla legge, perché crediamo che i viaggi interpersonali abbiano un valore considerevole e vogliamo aiutare a riunire le persone in molti posti possibili in giro per il mondo. Da allora abbiamo passato molto tempo a parlare con vari esperti, sappiamo che alcune persone non saranno d’a cc o rd o con questa decisione e altre invece ne apprezzeranno la prospettiva”. Oded Revivi, sindaco della colonia di Efrat in Cisgiordania, descrive la decisione di Airbnb come un tradimento della sua missione: “Afferma sul sito web, di voler aiutare a riunire le persone in quanti più luoghi possibili intorno il mondo”. Israele conquistò la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est nella guerra del 1967 e iniziò a costruire insediamenti colonici in quelle aree poco dopo. Mentre si è ritirato da Gaza nel 2005, la popolazione dei coloni a Gerusalemme Est e in Cisgiordania è ora di circa 600 mila abitanti.
LA DECISIONE di Airbnb non ha riguardato Gerusalemme Est per una oggettiva difficoltà a distinguere le aree palestinesi da quelle ebraiche. Ci sono case abitate da ebrei in quartieri arabi come Silwan o Sheikh Jarrah. O quartieri come Abu Tor dove la strada che taglia in due la collina è abitata da un lato da palestinesi dall’altra da ebrei. E Google Map – su cui la maggior parte dei clienti di Airbnb sceglie le location per le vacanze – non può essere così specifico.
Fuori dallo scontro
Il portale ha deciso di rimuovere le inserzioni per non dover entrare nella disputa politica