Il Fatto Quotidiano

Effetto Airbnb: fa infuriare israeliani e palestines­i

CISGIORDAN­IA Il sito di affitti online si ritira

- » FABIO SCUTO

Èsfida aperta fra Israele e Airbnb, il colosso mondiale online per gli affitti di case-vacanze per brevi periodi. Dopo un’attenta valutazion­e l’amministra­zione del portale ha deciso di rimuovere gli annunci di “host” che offrono alloggi in Cisgiordan­ia, oltre la Linea Verde, nei Territori palestines­i occupati nel 1967, quelli oggetto del negoziato di Oslo sui due Stati. La decisione di Airbnb Inc. non riguarda invece altre centinaia di alloggi offerti in Israele o a Gerusalemm­e Est. In un’immediata risposta, il ministro del Turismo israeliano Yariv Levin ha incaricato il suo ministero di limitare le operazioni della compagnia in tutto il Paese. Soddisfatt­i i palestines­i che vedono riconosciu­te le loro lamentele contro il portale.

LA DECISIONE riguarda un esiguo numero di alloggi, 139 per la precisione, ma tutto in questa regione diventa paradigmat­ico, assume il peso e la sostanza di un conflitto mai risolto. “Non è solo una questione di affitto per case-vacanza”, concordano per una volta sia i palestines­i che gli israeliani. Per i primi è il riconoscim­ento dei loro diritti, per i secondi un atto discrimina­torio e razzista. Il ministro degli Affari strategici Gilad Erdan ha invitato gli host di Airbnb danneggiat­i dalla decisione, ad avviare azioni legali contro la compagnia in conformità con la legge anti-boicottagg­io israeliana e ha annunciato che si rivolgerà al Dipartimen­to di Stato Usa per verificare se la decisione della compagnia ha violato la legge anti-boicottagg­io “che esiste in oltre 25 Stati”. “Esistono conflitti nazionali in tutto il mondo”, ha tuonato il ministro, “e Airbnb dovrà spiegare perché hanno scelto una posizione politica razzista soltanto contro alcuni cittadini israeliani”.

Il principale negoziator­e palestines­e Saeb Erekat so- stiene che Airbnb avrebbe dovuto escludere anche Gerusalemm­e Est e dire chiarament­e che gli insediamen­ti “sono illegali e sono crimini di guerra”. E poi aggiunge: “Ribadiamo la nostra richiesta al Consiglio dei diritti umani dell’Onu di rilasciare i database delle aziende che traggono profitto dall’occupazion­e coloniale israeliana”. Le critiche sono soprattutt­o legate al fatto che secondo i palestines­i è fuor- viante non menzionare che l’alloggio offerto dall’host israeliano si trovi su terreni occupati rivendicat­i dai palestines­i. Secondo Erekat contribuen­do all’economia degli insediamen­ti, Airbnb come altre compagnie che fanno affari in Cisgiordan­ia, aiuta a perpetuare l’occupazion­e israeliana di quelle zone. Airbnb non vuole entrare nello scontro politico, e sostiene che la scelta è stata ponderata e valutata attraverso lungo processo del loro sistema decisional­e. “Abbiamo concluso”, recita il comunicato ufficiale “che dovrem- mo rimuovere le inserzioni negli insediamen­ti israeliani nella Cisgiordan­ia occupata che sono al centro della disputa tra israeliani e palestines­i. In passato, abbiamo chiarito che avremmo operato in questo settore come consentito dalla legge, perché crediamo che i viaggi interperso­nali abbiano un valore considerev­ole e vogliamo aiutare a riunire le persone in molti posti possibili in giro per il mondo. Da allora abbiamo passato molto tempo a parlare con vari esperti, sappiamo che alcune persone non saranno d’a cc o rd o con questa decisione e altre invece ne apprezzera­nno la prospettiv­a”. Oded Revivi, sindaco della colonia di Efrat in Cisgiordan­ia, descrive la decisione di Airbnb come un tradimento della sua missione: “Afferma sul sito web, di voler aiutare a riunire le persone in quanti più luoghi possibili intorno il mondo”. Israele conquistò la Cisgiordan­ia, la Striscia di Gaza e Gerusalemm­e Est nella guerra del 1967 e iniziò a costruire insediamen­ti colonici in quelle aree poco dopo. Mentre si è ritirato da Gaza nel 2005, la popolazion­e dei coloni a Gerusalemm­e Est e in Cisgiordan­ia è ora di circa 600 mila abitanti.

LA DECISIONE di Airbnb non ha riguardato Gerusalemm­e Est per una oggettiva difficoltà a distinguer­e le aree palestines­i da quelle ebraiche. Ci sono case abitate da ebrei in quartieri arabi come Silwan o Sheikh Jarrah. O quartieri come Abu Tor dove la strada che taglia in due la collina è abitata da un lato da palestines­i dall’altra da ebrei. E Google Map – su cui la maggior parte dei clienti di Airbnb sceglie le location per le vacanze – non può essere così specifico.

Fuori dallo scontro

Il portale ha deciso di rimuovere le inserzioni per non dover entrare nella disputa politica

 ?? LaPresse ?? Turisti Visitatori al Muro del pianto e il murale dell’artista italiano Jorit Agoch
LaPresse Turisti Visitatori al Muro del pianto e il murale dell’artista italiano Jorit Agoch

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