“I gilet sono gialli di rabbia non solo per la benzina”
JérômeFenoglio Il direttore del quotidiano “Le Monde”: “Protestano per problemi concreti di ingiustizia sociale, non solo contro il caro-benzina”
“Il movimento dei gilet gialli ha spiazzato governo e partiti, che non sono stati in grado di prevedere la protesta. Anche il Rassemblemet nationaldi Marine Le Pen è stato colto di sorpresa e, a mio avviso, diversamente da quanto è stato spesso detto, non è all’origine del movimento che veicola messaggi diversi da quelli classici del partito di estrema destra. Ritengo che negli ultimi tempi i politici abbiano privilegiato temi, come l’accoglienza degli stranieri e la crisi identitaria del Paese, non meno importanti, ma non prioritari per la Francia che protesta oggi. Con i gilet gialli sono venuti a galla problemi veri, concreti, di cui noi giornalisti rendiamo conto da tempo. Problemi che probabilmente sono presenti anche in Italia, dove esiste in più un forte divario nord-sud, ma dove sono stati mascherati completamente dalla questione dei migranti, permettendo a Matteo Salvini di imporsi”.
Sentiamo Jérôme Fenoglio, direttore del quotidiano francese Le Monde, a poche ore dalla nuova giornata di blocco nazionale contro il caro-carburante e a una settimana dalla prima mobilitazione che ha riunito 288 mila persone su 2300 punti critici in tutta la Francia.
Oggi i gilet, rimasti mobilitati in piccoli gruppi per tutta la settimana creando disagi localmente, tornano a Parigi. Sono autorizzati a riunirsi sotto la Tour Eiffel (che resterà chiusa tutto il giorno), ma cortei improvvisati sono attesi ovunque in città, anche sugli Champs Elysées. Tremila poliziotti saran- no mobilitati nella Capitale. Senza un organizzatore centrale, il viaggio a Parigi per diverse centinaia di chilometri in alcuni casi non sarà possibile per tutti. In certi comuni sono state improvvisate collette per l’affitto di pullman. Ma molti preferiscono tornare a bloccare caselli autostradali e raccordi nelle loro regioni.
Direttore, che cosa il movimento dei gilet gialli ci dice sulla Francia di oggi?
Tante cose. Perché è un movimento eterogeneo, difficile da chiudere in categorie. C’è un po’di destra e un po’di sinistra, il che spiega perché tutti i partiti cercano di recuperarlo. Ma, per essere sintetici, credo che riveli un triplice sentimento di ingiustizia. Innanzitutto territoriale, basato su elementi molto concreti: mancanza di trasporti pubblici, desertificazione dei piccoli centri urbani, che si svuotano dai loro abitanti e dai commerci. Chi oggi vive nelle zone rurali o nelle piccole città si sente un cittadino di serie b rispetto alle élite delle città. Quindi, un’ingiustizia fiscale. Il presidente Macron ha aperto il mandato sopprimendo la tassa sul patrimonio per gli ultra-ricchi, dando la sensazione che il fisco chieda sforzi sempre agli stessi mentre una minoranza è persino avvantaggiata. Questa riforma ha minato e sta minando ogni sua altra azione. Infine, un’i ng i us ti zi a nell’uso che lo Stato fa dei soldi pubblici. I francesi vogliono meno tasse, non meno Stato. Invece i servizi pubblici, scuole, ospedali, uffici postali si ritirano dalle campagne.
Martedì Macron presenterà delle nuove misure per finanziare la transazione ecologica. Pensa che un dialogo sia ancora possibile? Deve cedere sulla carbon tax?
Anche se il presidente dovesse ritornare sulla carbon tax, non sarebbe sufficiente. Il problema centrale non è il costo del carburante, che non è più caro rispetto a crisi passate. Penso che Macron abbia sottovaluto il sentimento di ingiustizia di cui ho parlato, diventandone persino il simbolo e abbia anzi contribuito a scavare il fossato che lo divide dal popolo. Per uscirne deve dimostrare comprensione e cominciare a agire di conseguenza.
Pensa che stiamo assistendo alla nascita di un 5 Stelle francese?
È troppo presto per dirlo. Per ora i gilet gialli mancano completamente di organizzazione. Un aspetto che rende il movimento inedito e di difficile controllo. Ci sono stati molti feriti e due morti durante le proteste. Anche certi scivoloni spiacevoli, a sfondo omofobo e razzista, vengono in genere evitati quando esiste un quadro organizzativo. Bisognerà capire se loro sono pronti a farsi inquadrare. La giornata odierna sarà un primo test, dal momento che le autorità tenteranno di incanalarli in una forma più classica di manifestazione.
È un movimento vario: c’è un po’ destra e un po’ di sinistra. Ma è presto per dire se somiglia al M5S: la piazza di oggi è un primo test