Per il giudice italiano a Strasburgo i diritti umani restano un optional
La selezione Confermate tre candidature nonostante i dubbi di Palazzo Chigi
L’Italia
avrà presto un giudice alla Corte europea dei diritti umani (Cedu), anche se magari non così esperto di diritti umani. La scelta ricadrà tra Ida Caracciolo (Università della Campania, favorita), Antonio Balsamo (ex sostituto procuratore in Cassazione) e Raffaele Sabato ( giudice di Cassazione). È la stessa, identica terna che la Presidenza del Consiglio aveva bocciato a inizio settembre, chiedendo spiegazioni alla commissione. Un mese dopo sono cadute le riserve, non i dubbi sulla procedura di scelta.
Eppure per la prima volta il governo aveva deciso di bandire una selezione pubblica in nome della trasparenza. L’iter prevede che il Consiglio europeo scelga il giudice a ll ’ interno di una short list presentata dall’Italia: l’e l ezione finale, tra gennaio e febbraio, sembra però viziata a monte. La commissione si è riunita solo due volte in estate per esaminare oltre 60 candidature: senza colloqui e senza motivazioni, ha fornito i suoi nomi a Palazzo Chigi. Un po’ pochino. Infatti è arrivato lo stop dell’esecutivo, che ha chiesto “approfondimenti”. Altre due sedute a settembre sono state sufficienti a sbloccare lo stallo, ma i verbali svelano come è avvenuta davvero la selezione.
Il grosso dei partecipanti (52 su 63) è stato scartato subito perché senza requisiti. Il problema è sorto quando si è passati all’esame dei migliori: Vladimiro Zagrebelsky – fratello del costituzionalista Gustavo, il membro più autorevole della commissione in quanto ex membro Cedu – riteneva che la richiesta di Palazzo Chigi costituisse “un fatto nuovo e importante”, e che fossero necessari colloqui almeno con i candidati più forti. Ma è passata la linea per cui la commissione deve solo spiegare le scelte già fatte.
Anche sulle motivazioni c’è stato da ridire: i requisiti essenziali erano le lingue, la conoscenza del diritto inter- nazionale e nazionale e ovviamente dei diritti umani. Alla fine, però, è stato decisiva l’esperienza giudiziale di tipo pratico, nemmeno prevista. Qui la commissione si è spaccata: Zagrebelsky ha sottolineato che così si sottovaluta- va il “cruciale criterio” dei diritti umani su cui almeno due esclusi avevano “maggiore e autorevole specifica competenza, che invece è scarsamente documentata dai candidati proposti”.
Insomma, a quanto pare, non hanno vinto i migliori. Almeno non nella materia su cui saranno chiamati a giudicare. E forse c’è già una favorita: se l’attività giudiziale è determinante, Ida Caracciolo della Cedu ha già fatto parte come membro (suppletivo) sul caso Berlusconi (per il ricorso in Europa contro la legge Severino). Il ministero degli Affari esteri, che della commissione ha indicato due membri su cinque, con lei ha diverse collaborazioni e sarebbe di sicuro felice della sua nomina. Sempre che il Consiglio europeo sia d’accordo: Strasburgo deve scegliere fra i tre nomi, ma può anche rispedirli al mittente se dovesse ritenere irregolare la selezione. Per l’Italia sarebbe una figuraccia internazionale.
Criteri di scelta Decisiva l’esperienza giudiziale di tipo pratico, non prevista nei requisiti iniziali