Moody’s: “Lo spread è alto per lo scontro con la Ue”
L’agenzia di rating: il costo del debito non è dovuto al deficit, ma alla lite politica con Bruxelles. Bankitalia: “Nel 2019 spenderemo 5 miliardi in più”
La
verità, com’è noto, si nasconde dove può e dunque non è strano nemmeno ritrovarla in un report di Moody’s destinato agli investitori: lo scontro con l’Ue “manterrà probabilmente alti e volatili i costi di finanziamento per l’Italia e pone ulteriori rischi al ribasso per l’economia” che “ha già iniziato a rallentare nei primi nove mesi dell’anno ”. Insomma, “la continua incertezza abbinata a tassi di interesse relativamente alti potrebbe deprimere ulteriormente la crescita nel quarto trimestre e nel 2019”.
IN SOSTANZA il rapporto, firmato dalla senior vice president dell’agenzia di rating Kathrin Muehlbronner, ribadisce un’ovvietà che non pare così tenuta da conto nel dibattito italiano: lo spread è alto per lo scontro politico con Bruxelles più che per i fondamentali dell’economia italiana o la semplice scelta di alzare il deficit di qualche decimale. Peraltro, scrive Muehlbronner, “non ci aspettiamo una crisi di finanziamento per il governo italiano, notiamo che gli investitori stranieri sono stati prevalentemente venditori di asset italiani negli ultimi mesi, un trend che ci aspettiamo continui” e, dunque, “gli investitori retail italiani giocheranno probabilmente un ruolo più importante nel fornire finanziamenti al governo”(i detentori esteri sono calati di tre punti nel secondo trimestre e oggi posseggono il 24% dei nostri titoli). In questo senso, l’asta dei Btp chiusa assai male giovedì non è un bel segnale per l’esecutivo, come pure non paiono rosee le prospettive dell’economia italiana in generale: molti indicatori sono negativi e “i prestiti bancari alle famiglie e alle imprese sono diventati negativi ne- gli ultimi mesi e un ulteriore irrigidimento delle condizioni di credito indebolirebbe ancora l’economia”: insomma, per Moody’s ci sono “significativi rischi” che le sue previsioni di crescita ( l’ 1% quest’an no, l’1,3% nel 2019) debbano essere rivisti al ribasso.
Il problema
Gli investitori esteri continuano a vendere debito: “Fondamentali i risparmiatori italiani”
L’ANDAMENTO dello spread, anche ieri sopra i 300 punti rispetto ai bund tedeschi, per ora dà ragione all’analisi di Moody’s. Tornano d’attualità, dunque, i numeri di Banca d’Italia - già anticipati in audizione alle Camere e ieri dettagliati nel Rapporto sulla stabilità finanziaria - sul costo per i conti pubblici dell’aumento del differenziale. Finora l’incremento dei tassi all’emissione ha determinato “negli ultimi sei mesi un’espansione della spesa per interessi di quasi 1,5 miliardi rispetto a quella che si sarebbe avuta con i tassi che i mercati si aspettavano in aprile; costerebbe oltre 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020 se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati. Un rialzo pronunciato e persistente dei rendimenti, a parità di tassi di crescita nominale dell’economia, aumenta il rischio che la dinamica del debito si collochi su una traiettoria crescente”. Secondo Bankitalia, infatti, il maggior costo del debito “rischia di vanificare l’impulso espansivo atteso dalla politica di bilancio” e quindi di non riuscire a stabilizzare il rapporto debito/Pil.