A Corleone grosso guaio per Di Maio: via il candidato M5S
Si vota domani L’aspirante sindaco scatta una foto col nipote di Provenzano. Il vicepremier annulla il comizio e poi lo caccia
Chiede scusa al caseificio che avrebbe dovuto visitare ieri sera a Corleone, Luigi Di Maio, perché quella pubblicata da Repubblica una bufala non è: davvero Maurizio Pascucci, candidato sindaco del M5S nella città simbolo di Cosa Nostra, s’è fatto fotografare con Salvatore Provenzano, marito della nipote di Zu’ Binnu. E davvero, tra i punti distintivi della sua campagna elettorale, c’è quello di “riaprire il dialogo con i familiari dei mafiosi”. Non chiede di “rinnegare” i padri, il grillino aspirante guida della comunità. Si accontenta che “prendano le distanze”.
Anche a Corleone il ritorno alle urne dopo lo scioglimento per mafia, domani, doveva essere all’insegna del cambiamento. Ma è cominciato, per così dire, col piede sbagliato: via il simbolo a qualunque e-
Curriculum Pascucci, livornese, lavora col senatore Giarrusso. Viene da Libera e dall’Arci GIUSEPPE CHIAZZESE
Siamo andati in quel bar proprio per dimostrare che noi siamo inclusivi, per prenderci il caffè... LUIGI DI MAIO
Non posso rischiare che lo Stato vada lì dopo che c’è stato un appello al dialogo con le famiglie dei mafiosi
letto della lista Pascucci. E per lui, espulsione certa.
Di Maio era andato sul sicuro: Pascucci è di Cecina, Livorno, nulla a che vedere con Palermo e dintorni. Fa parte della fondazione Caponnetto, arriva dall’Arci, da Libera. Ed è assistente parlamentare del senatore Mario Giarrusso, capogruppo M5S in commissione Antimafia.
Così, per ieri sera, era annunciato l’arrivo del vicepremier nella fossa dei leoni. Ma due ore dopo essere arrivato a Palermo, il capo politico del Movimento si piazza il telefonino in faccia e registra dall’auto un video in cui raggela: “Io oggi non andrò a Corleone”. Spiega di essere “sicuro” che Pascucci sia “in buona fede”, ma non può negare che il messaggio sia “pericolosissimo”: “Non posso correre il rischio – dice Di Maio – che stasera lo Stato vada lì dopo che c’è stato un appello al dialogo con le famiglie dei mafiosi. Noi i voti della mafia non li vogliamo e ci fanno schifo”.
IL DISCORSOè tanto rabbuiato quanto chiaro. Eppure intorno va tutto a rotoli. Il deputato Giuseppe Chiazzese, con cui Pascucci avrebbe concordato lo scatto insieme a Provenzano, dice che la corsa “va avanti” e che il ritiro del candidato non è in discussione. Chiede “scusa” Pascucci, ma Di Maio nemmeno lo chiama per annunciare il forfait. E lui ieri se- ra era lì, a Corleone, come se nulla fosse. La piazza è piena.
I PROVENZANO non la prendono bene. C’è Angelo, il figlio di Bernardo, che ancora non si capacita: “Priebke ha ucciso 350 persone ed è morto ai domiciliari, perché mio padre è rimasto al 41-bis fino alla fine dei suoi giorni?”. Poi butta giù la sentenza: “Io domenica non voto”. La moglie di Salvatore Provenzano, la nipote di Zu
Binnu, lo segue a ruota: “Noi siamo gente per bene. Ogni mattina ci alziamo alle cinque per venire ad aprire il bar. Non ho proprio niente da dire a Di Maio, ognuno è libero di fare ciò che vuole. E se non vuole i nostri voti, pazienza”. Poi aggiunge: “La foto mica l’abbiamo voluta noi, l’ha voluta fare lui con quelli del suo staff”.
STANDO AI RACCONTI degli attivisti locali, lo scatto sarebbe stato un gesto riparatore: Pascucci, in passato, aveva incautamente suggerito ai ragazzi che fanno volontariato nei campi di Libera di non frequentare quel bar, gestito proprio dai famigliari del boss. Era sembrata una “antimafia giustizialista”, perfino gratuita, e allora – racconta adesso il deputato Chiazzese – “siamo andati in quel bar proprio per dimostrare che noi siamo inclusivi, per prenderci il caffè... quel signore si è dissociato dal boss, prendendone le distanze: noi non li vogliamo i voti dei mafiosi e nessuno ha dubbi sull’antimafia di Pascucci”.
A Roma però la pensano diversamente. Interviene Piera Aiello, la testimone di giustizia che i 5Stelle hanno portato in Parlamento. Mario Giarrusso lo licenzia via agenzie: “Non può più fare il mio assistente”. Nicola Morra dice che non si può accettare “nessuna ambiguità”. Eppure, direbbe Pascucci, quella della foto era “una scelta precisa”. A margine, mandava “un grande abbraccio a Salvatore Provenzano e allo staff dello York Bar”.