Il Fatto Quotidiano

IL VIMINALE IN CAMBIO DI UN GATTINO

- » VERONICA GENTILI

“L’altra sera avete inviato così tante foto dei vostri ‘ ba mb in i felini’ che ho pensato di ripubblica­rne alcune, è bello avere qualche micio in pagina che porta un po’ di tranquilli­tà serale. Naturalmen­te, potete commentare con la foto del vostro sotto al mio post Facebook!”. Questa frase, corredata di una decina di foto di gatti, è apparsa sui profili social del ministro dell’Interno. Dopo aver accertato che non si tratta di un fake, dopo essere stati attraversa­ti dal dubbio che Michela Vittoria Brambilla abbia preso il posto della Isoardi nel cuore di Matteo e dopo essersi assicurati che Licia Colò non abbia hackerato il profilo di Salvini, bisogna prendere atto che nessuna di queste opzioni potrà mai lenire il turbamento.

DI FRONTEal musetto bianco e rosso che si affaccia tra un filmato delle “Ruspe in azione” che abbattono le ville dei Casamonica (per ordine della Raggi, fra l’altro) e un’invettiva contro l’Europa che non rispetta il popolo italiano, l’Isoardigat­e con tanto di selfie dormiente post- amore ci appare quasi un messaggio istituzion­ale. Abbiamo già avuto modo in quell’occasione di parlare del prezioso lavoro che il social media manager Luca Morisi, a cui il segretario della Lega ha subappalta­to la gestione della propria immagine, sta svolgendo per “umanizzare” il ministro: ciò che però nessuno poteva immaginare è che la famosa “Bestia”, il celebre algoritmo a cui Morisi affida le scelte comunicati­ve, fosse un gattino. Ancora l’altroieri Salvini rispondeva, alla domanda se davvero esista un algoritmo che lo guidi nella selezione dei suoi post, di non aver certo bisogno di simili diavolerie per sapere che il suo piatto preferito sono i ravioli di zucca. È qui che il vicepremie­r fa orecchie da mercante: nessuno sostiene che la sua passione per i ravioli sia frutto del calcolo di qualche complicato procedimen­to; è la scelta di “condivider­e” tale passione a essere calcolata e funzionale. Ciò su cui Salvini e il suo team lavorano alacrement­e è la creazione di una “prossimità digitale” tra il ministro e il suo elettorato potenziale, basata sull’annullamen- to di tutte quelle distanze che finora hanno caratteriz­zato le figure istituzion­ali. A maggior ragione in un momento storico in cui le istituzion­i suscitano diffidenza e repulsione, nulla è più efficace che camuffare il ruolo pubblico dietro la figura privata: mostrarsi un tenerone appassiona­to di gattini serve a scongiurar­e quella distanza tra politico e cittadino che è lo spazio in cui proliferan­o la disaffezio­ne e il risentimen­to popolare. Detta in altre parole: Palazzo Chigi val bene un gattino. Il meticoloso lavoro del team salviniano è volto a creare un’intimità tra il leader leghista e i suoi follower, i quali sono autorizzat­i a “seguirlo” davvero dappertutt­o e ai quali è permesso di sbirciare in qualsiasi stanza, purché gli perdonino il potere. Se per “chi sta a casa” la gerarchia e l’asimmetria di ruolo sono diventate intollerab­ili e respingent­i, nell’epoca della post-privacy il politico scaltro non può che espiare facendo dono di sé e del proprio privato.

È IN QUESTA assenza di segreti, in questa trasparenz­a assoluta che l’uomo di potere trova la redenzione e si mette in salvo dall’esilio dall’affezione popolare. Blandire la gente con una continua concession­e di dettagli personali è l’unico sistema sicuro per non essere confinati nel ghetto delle élite. “Il popolo ha fame”, gli dissero. “Date loro dei post”, rispose lui.

SMANIA SOCIAL

Salvini e l’Instagram dei micetti: la vita privata in pasto ai follower, per far dimenticar­e che – in fondo – è ministro dell’Interno

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