Il Fatto Quotidiano

GRAMELLINI SI SCUSA (A MODO SUO)

- » ELISABETTA AMBROSI

Le parole sono fatti e i fatti non li puoi interpreta­re. Se tu dunque scrivi, come ha fatto l’a ltroieri Massimo Gramellini nella sua rubrica sul Corriere della Sera, che “ha ragione chi pensa, dice o scrive, che la giovane cooperante milanese rapita in Kenya avrebbe potuto soddisfare le sue smanie d’altruismo in qualche mensa nostrana nella Caritas”, chi legge capisce che tu pensi che Silvia Romano avesse smanie di altruismo, perché questo la frase alla lettera significa.

E capisce anche, chi legge, che quella di Silvia, secondo Gramellini, è “una scelta av- ventata che rischia di costare ai contribuen­ti italiani un corposo riscatto”. Se poi il titolo della rubrica è “Cappuccett­o Rosso” è chiaro che il lettore un’idea magari critica, se l’è fatta, anche perché difficilme­nte potremo credere – noi giornalist­i abituati a non sapere i titoli dei nostri articoli – che a un vicedirett­ore non venga letto. Bizzarro dunque che Gramellini il giorno dopo, cioè ieri, tornasse sul tema per attaccare quei “furbacchio­ni” che, a suo dire, avevano strumental­izzato il suo incipit, senza bere fino in fondo il suo caffè, visto che in quel caso si sarebbero accorti che lui quelle critiche le aveva rovesciate.

Neanche per nulla. Perché per tutto il pezzo, la scelta della giovane viene derubricat­a a scemenza (si parla di “ramanzina” da farle), oppure a decisione frutto della follia dei vent’anni, quando ci si illude ancora di poter cambiare il mondo, quando si è colpevoli di essere “entusiasti e sognatrici”.

A guardare bene, è proprio così che la scelta di Silvia viene sminuita, altro che “empatia”.

Perché l’agire di Silvia sta realmente cambiando il mondo. E la vita di quei bambini. E allora è troppo facile dare al colpa ai “gabbiani da tastiera”, allo “shit storm”, alla “dittatura dell’impulso” ( quella che però va bene quando l’impulso è un like).

È ovvio che chi augura la morte va perseguito. Ma diciamo la verità: sarebbe stato meglio ammettere l’errore. E infatti il titolo di ieri annunciava ottime intenzioni:

“La riscrivo”. Peccato sia stata riscritta male, anzi peggio.

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Rapita Silvia Romano Ansa

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