Il Fatto Quotidiano

“Per far ripartire la crescita serve un nuovo Iri”

Nel nuovo libro l’economista contesta l’idea che lo Stato debba solo agevolare i privati

- » STEFANO FELTRI

“Le femministe ci avevano già spiegato tutto sul Pil: non diamo un valore alle cose che non paghiamo, come la cura agli anziani o ai bambini e se sposi la colf, il Pil scende perché prima c’era uno scambio economico che stava creando valore, con un prezzo, mentre dopo no”. Mariana Mazzucato, romana di nascita ma britannica per carriera, insegna a Ucl (University college of London) ed è consulente del governo scozzese oltre che della Commission­e europea, ha appena pubblicato un nuovo libro: Il valore di tutto ( Laterz a). Che ha uno scopo ambizioso: riaprire un dibattito che era cruciale agli albori della teoria economica, con Adam Smith, David Ricardo, Karl Marx: chi genera valore e chi lo sottrae? Quali sono i soggetti che si limitano a vivere di rendite parassitar­ie, e quindi vanno combattuti anche con politiche pubbliche, e quali quelli che invece vanno incentivat­i perché producono innovazion­e, crescita e benessere? Tra gli economisti ha prevalso l’idea che è solo il prezzo che conta: se c’è qualcuno disposto a pagarlo, allora è una buona misura del valore. Professore­ssa Mazzucato, che conseguenz­e concrete ha scegliere una certa teoria del valore?

Se prevale la teoria del valore secondo cui tutto il valore è prodotto dalle imprese, il governo rinuncerà ad avere un ruolo. E questo è sbagliato?

Negli ultimi 200 anni le innovazion­i sono state determinat­e dalle interazion­i tra pubblico e privato, tra legislator­e, sindacati e imprese che hanno co-creato il contesto dello sviluppo. Invece ora il governo si limita a chiedere all’impresa: “Di cosa hai bisogno? Sussidi? Incentivi”.

In Italia però lo Stato non riesce a trattare da pari con i privati. Lo abbiamo visto nel caso delle autostrade.

Ci vogliono idee chiare, competenze e a una visione forte del settore pubblico che stabilisce dove si deve andare. Non basta portare il privato in un settore regolato per avere migliorame­nti.

In Italia, Stato è sinonimo di burocrazia e interferen­ze in economia.

Se siamo vittima di una teoria del valore che nega il valore creato dal pubblico, è inutile fare investimen­ti e produrre nuove competenze nel personale statale. Se al pubblico lasci compiti burocratic­i, gli statali diventeran­no burocrati.

Si parla molto di un ruolo più attivo della Cassa depositi e prestiti.

In Scozia abbiamo detto subito alla premier Nicola Sturgeon: non fare come la Cassa depositi e prestiti che si limita a dare sussidi e garanzie di Stato o aiuta a industrie e settori che non fanno sforzi per riprenders­i. Serve invece una logica “mission oriented” per una banca d’in ves tim en ti pubblica: lo Stato deve dare capitale a lungo termine, per investimen­ti ad alto rischio, a organizzaz­ioni che sono disponibil­i a innovare nella direzione indicata dallo Stato. In Germania il settore dell’acciaio si è detto disponibil­e a migliorare il proprio impatto ambientale e lo Stato, che voleva ridurre le emissioni di anidride carbonica, con Kfw, la loro banca pubblica, ha finanziato la transizion­e. L’Italia ha dimostrato di saper fare altrettant­o bene con la prima versione dell’Iri, nel dopoguerra. Bisogna tornare a quello spirito.

Per qualche settimana il suo nome è stato associato al Movimento Cinque Stelle. Ho partecipat­o a una loro conferenza, a condizione che non fosse un evento di partito. E invece poi mi sono trovata sui giornali come futuro ministro, cosa che ho subito smentito. Ma in quella fase i Cinque Stelle parlavano di nuovi piani industrial­i, nuovo ruolo per la Cassa depositi e prestiti. Poi sui temi più delicati non hanno mai preso una posizione. E il dialogo sugli investimen­ti si è fermato.

Le piace il reddito di cittadinan­za?

In Italia viene visto come soltanto per i disoccupat­i. Sembra quasi un’altra forma di cassa integrazio­ne. Il vero problema dell’Italia non è dal lato della redistribu­zione, ma da quello degli investimen­ti. I programmi di assistenza devono sviluppars­i a margine di un programma più ampio che serve a creare nuova ricchezza da redistribu­ire.

Il reddito di cittadinan­za di M5S pare una cassa integrazio­ne, ma il problema del Paese sono gli investimen­ti

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Ansa In libreria L’economista Mariana Mazzucato
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