Il Fatto Quotidiano

“Cara Elsa, ora pensi alla nostra pensione”

L’esodata: “Parli lei col governo, molti di noi esclusi da Quota 100”

- » ANNA P.

Pubblichia­mo una lettera rivolta all’ex ministro del lavoro, Elsa Fornero, scritta da uno dei 6mila esodati. Sulle loro storie si basa il romanzo “L’esodo” in uscita il 27 novembre, tratto dal film vincitore dell Globo d’Oro 2018. Gentile

professore­ssa Fornero, sono un’esodata non ancora salvaguard­ata da una riforma iniqua che ha messo in mezzo a una strada, senza un lavoro e senza il diritto a una pensione, me e altre centinaia di migliaia di persone che hanno lasciato il proprio posto di lavoro per andare incontro alla pensione, in base a un accordo preso prima della sua riforma. Più volte ha sostenuto che senza quella riforma l’Italia sarebbe caduta in un baratro. Se oggi mi rivolgo a lei, però, non è per mettere ancora in discussion­e quella legge che porta la sua firma, ma per farle una domanda molto precisa, veicolata dalla nuova triste consapevol­ezza che nella misura prevista dall’attuale governo – la “quota 100”– io come molte donne e uomini nella mia condizione non rientrerem­o. Le chiedo per quale motivo, nonostante la sua esposizion­e mediatica in tv e sulla stampa – attraverso cui ha sempre comunicato con il nuovo governo – non abbia mai chiesto di mettere a riparo gli esodati non ancora salvaguard­ati, chiudendo definitiva­mente la pagina più triste del governo Monti. Perché non passare dalla nostra parte? Non sose l’avrebbero ascoltata e non so neppure se la sua posizione ai nostri occhi sarebbe cambiata. Credo però che per lei sarebbe stata una buona occasione per tentare di redimersi e anche per ammettere pubblicame­nte le sue responsabi­lità. Da esodata e da donna le dico che dopo una vita di lavoro, un colpo così meschino, per giunta inferto da un’altra donna, è davvero duro da metabolizz­are. E lei, da donna, dovrebbe sapere che essere lavoratric­e, madre e magari nonna, è molto più di un semplice lavoro.

ABBIAMO dovuto sentirci dire che la salute dei mercati finanziari era più importante non solo della nostra, ma anche di un pugno d’Italia, la nostra famiglia, che tentavamo di portare avanti senza sfarzi, ma con semplice dignità. È vero però, io non devo pensare a lei come donna, ma come Stato, e qui direi che la situazione precipita. Perché la rottura di un patto tra Stato e cittadino, soprattutt­o in ambito previdenzi­ale, va oltre ogni ragionevol­e lealtà istituzion­ale e umana. Non so quanta fierezza lei provi ancora oggi a vedere il suo nome sulla riforma che continua a difendere. Le auguro però di rinsavire, almeno nei confronti di noi esodati, affinché possiamo nei nostri duri anni di lotte silenziose, di disagi, di miserie improvvise, restare un’ombra scura solo per il suo governo e un po’meno per la sua coscienza.

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Elsa Fornero

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