“Tutto lo squallore della politica nel mio docufilm”
Ismaele La Vardera Storia del giornalista che ha sfidato i leader dopo i boss, dalla Kalsa a Villabate, con la telecamera nascosta
Ne hanno già parlato The Guardian, La Vanguardia, Le Monde, Suddeutsche Zewitung e la Bbc. Oggi esce nei cinema (solo per due giorni e in 230 sale) “Il Sindaco, Italian Politics for Dummies”. Un film in presa diretta dentro la pancia della politica italiana. Ismaele La Vardera, in forza a Le Iene, si è candidato a sindaco alle elezioni di Palermo nel 2017. Ha preso il 2,7 per cento ma ha realizzato un film unico con la camera nascosta. Qualcuno ci è rimasto male. L’attore Francesco Benigno non ha accettato il ruolo di comparsa a sua insaputa e ha chiesto alla Procura di bloccare l’uscita. Nel film La Vardera mostra poi come funziona il voto di scambio alla Kalsa, quartiere ad alta densità mafiosa. Le immagini sono state consegnate alla Polizia e in questi giorni la vigilanza delle case dei familiari di Ismaele è stata rafforzata. Finora tutti si sono interessati alle trattative (30 euro a voto) con il nipote di un boss della Kalsa o alle parole rubate a Salvini, Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni, Totò Cuffaro, Gianfranco Miciché, Rosario Crocetta e tanti altri. Però non sono loro i protagonisti del film. Tutti scolorano al ruolo di comparse rispetto a questo ragazzo di 25 anni che li ha messi tutti nel sacco.
La Vardera lei è cresciuto a Brancaccio, il quartiere dei boss Graviano e di don Puglisi, ucciso nel 1993. Cosa ricorda di quegli anni?
Sono nato nel ‘93, il mio professore al liceo Danilo Dolci ci fece vedere i luoghi della vita di Don Pino Puglisi. Quel giorno sono cambiato. Mi sono fatto eleggere rappresentante di istituto, ho invitato a scuola magistrati antimafia come Antonio Ingroia e ho cominciato a scrivere su un giornalino. Non vengo da una famiglia di alta borghesia. Mio cugino è stato arrestato per mafia. Un altro mio cugino indagato per droga. Ho una famiglia particolare. Mio zio è un pastore protestante. Non mi chiamo Ismaele a caso. Credo in Gesù perché ho sempre pensato che fosse un rivoluzionario.
Poi la sua famiglia si è trasferita a Villabate e anche lì si è comportato da protestante A Villabate c’è un anziano avvocato che ha un blog e scrive di cultura e filosofia. Solo che si chiama Nino Mandalà ed è stato condannato come capomafia di Villabate. Io ho scritto sul mio blog contro di lui. Conosciamo la storia, Marco Travaglio è stato querelato da Renato Schifani anche perché aveva osato ricordare in tv nel 2008 che il presidente del senato era stato socio nel 1979 con Mandalà. Suo figlio Nicola si occupava della latitanza del boss Provenzano nel 2003. A Villabate non è una cosa da niente mettersi contro Mandalà. Reazioni? Scrivevo sul Blog Villabate Notizie e su un giornalino che si autofinanziava. Alcuni commercianti del paese ci tolsero la pubblicità. Allora cominciai a fare servizi per la televisione di Pino Maniaci. Parallelamente continuava a interessarsi di politica?
A 18 anni mi sono candidato e non sono stato eletto consigliere a Villabate per 3 voti. Poi il consiglio comunale lo ha fatto dimettere però Nel 2014 registrai di nascosto il consigliere Enzo Licciardi. Mi disse che - per agevolare i parenti dei consiglieri - truccavano il sorteggio per nominare gli scrutatori alle elezioni. Feci un servizio tv ma non successe nulla. Sei mesi dopo vennero Le Ienee la stessa sera della messa in onda il sindaco e la giunta si sono dimessi. Ho capito allora quanto conta l’informazione nazionale.
A casa come la presero? Male. Siamo sei fratelli, ho tanti cugini. La famiglia di mio padre prese le distanze. Un mio cugino mi suggerì di stare un poco fermo. Per fortuna Nadia Toffa mi offrì un posto da inviato nella trasmissione Open Space. Però mi sono messo nei guai di nuovo. C’era un deputato regionale siciliano che aveva un bingo e aveva subito richieste di pizzo. Però non voleva denunciare. Alla fine lo feci io. Quelle registrazioni finirono nelle indagini su Cosimo e Giorgio Vernengo, membri di una fa- miglia importante.
Perché si è candidato a sindaco?
Me lo chiese un gruppo di consiglieri e io ho accettato perché volevo occuparmi di altro, per rendere felice mia madre. Personaggi vicini alla famiglia Vernengo le fecero richieste di amicizia su Facebook. Pensavo di dedicarmi a qualcosa di più tranquillo.
Quando le è venuta l’idea di fare un film con due maestri del genere come il direttore delle Iene, Davide Parenti, e l’autore di docufilm importanti sulla cattura di Provenzano o su Massimo Carminati, come Claudio Canepari? Quando ho iniziato la campagna e ho visto cose che non potevo non filmare. Non sono riuscito a fare il politico e basta. Alla fine ha prevalso la mia anima di giornalista.
Qual è la cosa più impressionante che ha visto?
Il problema non è tanto la richiesta dei voti al nipote del boss o la falsità della politica. Il problema principale è un altro: la fine della politica, la fine delle idee. Tutti i partiti, a tutti i livelli mi hanno offerto posti senza mai chiedermi cosa vo- lessi fare per Palermo. Gli interessava solo il giovane col ciuffo rosso che buca il video, che va forte su Instagram. Giorgia Meloni ha sostenuto la mia candidatura appena mi ha conosciuto solo perché Salvini aveva fatto un video anche lui. Questo basta per fare il candidato di una città di 600 mila persone come Palermo? Per fare il chirurgo ci vogliono nove anni e per fare il politico basta andare in un talk show? Tra i politici chi le ha fatto l’impressione peggiore? Gianfranco Micciché mi dice che, se loro avessero perso per colpa mia, mi avrebbero ‘fatto il culo’. Cuffaro mi offre un assessorato come se fosse il regista della candidatura di Fabrizio Ferrandelli. Un ex consigliere comunale, Franco Musotto, mi ha portato in uno sgabuzzino per chiedere voti al nipote di ‘Gino U mitra’ eppure nessuno pone domande a questi politici.
Si è sentito in colpa nei confronti di Meloni e Salvini? In fondo hanno creduto in un giovane pulito
Loro hanno creduto in me anche perché gli conveniva crederci. Io però ho fatto campagna per davvero e il partito non mi ha dato un euro. Ancora ieri la società che ha affisso i cartelloni mi ha scritto per chiedermi i soldi.
Lei ha fatto campagna elettorale con Salvini, che idea si è fatta del ministro? Salvini è migliore di quel che dice. Per me lui stesso non crede ai suoi messaggi contro le persone diverse ma insegue i ‘trend topic’. Quando ci siamo incontrati a Palermo lui si è speso per me, mi dava contatti e consigli non è una persona sgradevole ed è concreto. Però la prima cosa a cui hanno pensato i suoi è stata l’organizzazione delle dirette su Facebook non i posti della città dove andare.
E Totò Cuffaro?
Un grande incassatore. Mi ha chiesto di andare a vedere stasera il film a Palermo al cinema Arlecchino alle 20 e 30. Ha comprato 8 biglietti. Non so se riuscirò ma, se vado, mi porto la telecamera.
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