Il Fatto Quotidiano

5Stelle e Lega, frizioni sui medici e i doni delle case farmaceuti­che

M5S: “Pubblici i regali sopra i 10 euro”. I leghisti: “Troppa burocrazia”

- » PAOLA ZANCA

■Il prossimo terreno di guerra gialloverd­e è la norma sul registro dei finanziame­nti ai profession­isti della salute: troppo bassa la soglia (uguale a Usa e Francia)

Un registro pubblico. Una soglia minima di 10 euro. E un faro su tutte le “relazioni d’interesse” che nascono nei convegni, nei congressi, nei comitati scientific­i. Dopo la battaglia sulle donazioni ai partiti nel disegno di legge anticorruz­ione, un nuovo fronte in tema di lobby sta per aprirsi in commission­e Affari sociali alla Camera. E stavolta nel mirino ci sono i profession­isti della salute: come si suol dire, la prima cosa che abbiamo al mondo.

LO CHIAMANO Sunshine Act, sulla falsariga delle norme già in vigore negli altri paesi, ed è in estrema sintesi una legge per la trasparenz­a dei rapporti tra le industrie sanitario-farmaceuti­che e i medici, estesa a tutti gli operatori del settore (per dire: infermieri, amministra­tivi, etc).

In sostanza dovranno essere rese pubbliche tutte le transazion­i finanziari­e con un valore maggiore di dieci euro: una cifra irrisoria, che serve a comprender­e non soltanto le erogazioni dirette di denaro ma anche tutte le utilità di beni e servizi ricevute. Per capirci, anche la classica agenda regalata a Natale. E poi ci sono le “relazioni d’interesse”: il convegno, il corso formativo, il posto in una commission­e o in un comitato scientific­o. Tutto, anche quello che avviene a titolo gratuito, finirà sul sito del ministero della Salute: un registro pubblico telematico per la “Sanità trasparent­e”.

La linea dura – che poi è la stessa operativa in Francia dal 2012 e introdotta negli Usa dall’Obama Care– nasce da alcuni dati piuttosto indicativi citati dal Servizio Studi della Camera, come la ricerca sul conflitto di interessi pubblicata nel luglio 2018 dal Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalier­i. Dei 321 oncologi che hanno partecipat­o al test, il 62% ha dichiarato di aver ricevuto pagamenti diretti dall’i n du s t ri a farmaceuti­ca negli ultimi tre anni e più del 75 per cento ritiene che la ricerca in campo sanitario sia sfavorita dagli eccessivi investimen­ti dell’in- dustria in marketing e promozione: nonostante questo, la stessa percentual­e di medici, ammette di accettare benefit come i viaggi promoziona­li in occasione dei congressi.

Saranno le stesse imprese finanziatr­ici a doversi fare carico degli oneri burocratic­i della trasparenz­a: dovranno trasmetter­e al ministero i dati relativi al beneficiar­io e la causale della transazion­e o della relazione d’ interesse. Allo stesso modo, sempre le imprese, dovranno comunicare eventuali partecipaz­ioni azionarie o proprietà di bre- vetti dei profession­isti del settore: sarà invece compito del medico dichiarare società o marchi legati a suoi parenti, fino al secondo grado.

Molte di queste prescrizio­ni, va detto, sono già contenute nel codice di condotta della Federazion­e europea delle in- dustrie farmaceuti­che a cui, dal 2016 in poi, hanno aderito anche molte aziende italiane. La pubblicazi­one dei dati, in questo caso, avviene solo se il soggetto beneficiar­io dà l’autorizzaz­ione. E va detto anche che, il 70 per cento dei medici italiani, finora l’ha fatto.

Il problema è quel che resta fuori. Per intenderci: la Corte dei Conti francese ha fatto un’indagine sui primi 4 anni di applicazio­ne del Sunshine Act e ha visto che, in soli dodici mesi, erano stati fatte 700 mila dichiarazi­oni, per un totale di 184 milioni di euro e 967 aziende coinvolte. No- vartis e Astra Zeneca, due multinazio­nali del settore, hanno versato il 10 per cento del totale. La media del contributo per ogni medico è di 102 euro, ma le differenze sono enormi. Tanto che un endocrinol­ogo, da solo, ha incassato 74 mila in un anno.

ECCO PERCHÉ, come si legge nella proposta di legge italiana (primo firmatario Massimo Baroni, M5S, psicologo), nonostante “la disponibil­ità di una così alta percentual­e di medici” - il 70 per cento che aderisce al codice di condotta volontario, ndr-“è opportuno valutare le possibili motivazion­i degli indisponib­ili”.

I detrattori della proposta di legge dicono che così si alimenta la cultura del sospetto e si mina la fiducia del rapporto medico/paziente. Ma è soprattutt­o la soglia dei 10 euro a venire contestata dai sindacati dei medici sentiti in audizione alla Camera, così come la pubblicazi­one degli eventi a cui si partecipa a titolo gratuito. C’è pure, al contrario, chi chiede che le norme vengano estese ai prodotti non farmaceuti­ci, in particolar­e agli alimenti per l’infanzia come il latte artificial­e. Anche tra i membri della commission­e il dibattito è aperto (il termine per gli emendament­i scade venerdì): la Lega finora è intervenut­a solo per dire che la faccenda, vista così, sembra un po’ troppo burocratic­a.

Anche tra loro c’è parte della folta rappresent­anza di “sanitari” che siede in commission­e: due farmacisti, una odontoiatr­a, un oculista, due psicoterap­eute, due neurologi, una fisioterap­ista, un infermiere, una ostetrica, una anestesist­a, un gastroente­rologo, una veterinari­a, un pediatra, un chirurgo.

La soglia dei 10 euro È la cifra minima (come in Francia e Usa) che obbliga alla dichiarazi­one

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Mannelli
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 ?? Ansa ?? Venerdì Alla Camera scade il termine di commission­e Affari Sociali per la presentazi­one degli emendament­i alla proposta di legge
Ansa Venerdì Alla Camera scade il termine di commission­e Affari Sociali per la presentazi­one degli emendament­i alla proposta di legge

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