5Stelle e Lega, frizioni sui medici e i doni delle case farmaceutiche
M5S: “Pubblici i regali sopra i 10 euro”. I leghisti: “Troppa burocrazia”
■Il prossimo terreno di guerra gialloverde è la norma sul registro dei finanziamenti ai professionisti della salute: troppo bassa la soglia (uguale a Usa e Francia)
Un registro pubblico. Una soglia minima di 10 euro. E un faro su tutte le “relazioni d’interesse” che nascono nei convegni, nei congressi, nei comitati scientifici. Dopo la battaglia sulle donazioni ai partiti nel disegno di legge anticorruzione, un nuovo fronte in tema di lobby sta per aprirsi in commissione Affari sociali alla Camera. E stavolta nel mirino ci sono i professionisti della salute: come si suol dire, la prima cosa che abbiamo al mondo.
LO CHIAMANO Sunshine Act, sulla falsariga delle norme già in vigore negli altri paesi, ed è in estrema sintesi una legge per la trasparenza dei rapporti tra le industrie sanitario-farmaceutiche e i medici, estesa a tutti gli operatori del settore (per dire: infermieri, amministrativi, etc).
In sostanza dovranno essere rese pubbliche tutte le transazioni finanziarie con un valore maggiore di dieci euro: una cifra irrisoria, che serve a comprendere non soltanto le erogazioni dirette di denaro ma anche tutte le utilità di beni e servizi ricevute. Per capirci, anche la classica agenda regalata a Natale. E poi ci sono le “relazioni d’interesse”: il convegno, il corso formativo, il posto in una commissione o in un comitato scientifico. Tutto, anche quello che avviene a titolo gratuito, finirà sul sito del ministero della Salute: un registro pubblico telematico per la “Sanità trasparente”.
La linea dura – che poi è la stessa operativa in Francia dal 2012 e introdotta negli Usa dall’Obama Care– nasce da alcuni dati piuttosto indicativi citati dal Servizio Studi della Camera, come la ricerca sul conflitto di interessi pubblicata nel luglio 2018 dal Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri. Dei 321 oncologi che hanno partecipato al test, il 62% ha dichiarato di aver ricevuto pagamenti diretti dall’i n du s t ri a farmaceutica negli ultimi tre anni e più del 75 per cento ritiene che la ricerca in campo sanitario sia sfavorita dagli eccessivi investimenti dell’in- dustria in marketing e promozione: nonostante questo, la stessa percentuale di medici, ammette di accettare benefit come i viaggi promozionali in occasione dei congressi.
Saranno le stesse imprese finanziatrici a doversi fare carico degli oneri burocratici della trasparenza: dovranno trasmettere al ministero i dati relativi al beneficiario e la causale della transazione o della relazione d’ interesse. Allo stesso modo, sempre le imprese, dovranno comunicare eventuali partecipazioni azionarie o proprietà di bre- vetti dei professionisti del settore: sarà invece compito del medico dichiarare società o marchi legati a suoi parenti, fino al secondo grado.
Molte di queste prescrizioni, va detto, sono già contenute nel codice di condotta della Federazione europea delle in- dustrie farmaceutiche a cui, dal 2016 in poi, hanno aderito anche molte aziende italiane. La pubblicazione dei dati, in questo caso, avviene solo se il soggetto beneficiario dà l’autorizzazione. E va detto anche che, il 70 per cento dei medici italiani, finora l’ha fatto.
Il problema è quel che resta fuori. Per intenderci: la Corte dei Conti francese ha fatto un’indagine sui primi 4 anni di applicazione del Sunshine Act e ha visto che, in soli dodici mesi, erano stati fatte 700 mila dichiarazioni, per un totale di 184 milioni di euro e 967 aziende coinvolte. No- vartis e Astra Zeneca, due multinazionali del settore, hanno versato il 10 per cento del totale. La media del contributo per ogni medico è di 102 euro, ma le differenze sono enormi. Tanto che un endocrinologo, da solo, ha incassato 74 mila in un anno.
ECCO PERCHÉ, come si legge nella proposta di legge italiana (primo firmatario Massimo Baroni, M5S, psicologo), nonostante “la disponibilità di una così alta percentuale di medici” - il 70 per cento che aderisce al codice di condotta volontario, ndr-“è opportuno valutare le possibili motivazioni degli indisponibili”.
I detrattori della proposta di legge dicono che così si alimenta la cultura del sospetto e si mina la fiducia del rapporto medico/paziente. Ma è soprattutto la soglia dei 10 euro a venire contestata dai sindacati dei medici sentiti in audizione alla Camera, così come la pubblicazione degli eventi a cui si partecipa a titolo gratuito. C’è pure, al contrario, chi chiede che le norme vengano estese ai prodotti non farmaceutici, in particolare agli alimenti per l’infanzia come il latte artificiale. Anche tra i membri della commissione il dibattito è aperto (il termine per gli emendamenti scade venerdì): la Lega finora è intervenuta solo per dire che la faccenda, vista così, sembra un po’ troppo burocratica.
Anche tra loro c’è parte della folta rappresentanza di “sanitari” che siede in commissione: due farmacisti, una odontoiatra, un oculista, due psicoterapeute, due neurologi, una fisioterapista, un infermiere, una ostetrica, una anestesista, un gastroenterologo, una veterinaria, un pediatra, un chirurgo.
La soglia dei 10 euro È la cifra minima (come in Francia e Usa) che obbliga alla dichiarazione