Il Fatto Quotidiano

Sceglierei Nicola, però servivano un Congresso e una nuova Bolognina

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fa ho sostenuto che le primarie fossero uno strumento inutile e continuo a pensarla in questo modo. In una fase così drammatica sarebbe stato necessario un vero congresso, aperto anche alle forze non iscritte al partito ma che sarebbero state interessat­e a partecipar­e. Serviva una nuova Bolognina: allora, era il 1989, io non ero più iscritto al Partito comunista, eppure partecipai perché serviva una nuova fase costituent­e della sinistra. Occorreva questo, non una disfida di Barletta dove i candidati si scannerann­o tra loro, nessuno arriverà al 51 per cento e tutto sarà rimandato alle segrete stanze. Misembra comunque che tra i candidati principali Zingaretti sia quello ad avere espresso prima di altri un desiderio di discontinu­ità con la linea degli ultimi 4-5 anni e che la sua candidatur­a sia dunque la più sensata. Per lo meno si è mosso in maniera diversa e lui, il 4 marzo scorso, è stato l’unico a vincere nella sua Regione, mentre gli altri venivano massacrati a livello nazionale. Minniti è uomo d’apparato puro, un perfetto funzionaro del vecchio Pci, mentre la candidatur­a di Martina è quasi fisiologic­a, avendo tenuto il partito in una fase difficile. Speravo che tutti quelli che avevano compreso la fine del ciclo renziano stringesse­ro un accordo in sede congressua­le, ma non sarebbe stato possibile: i rapporti personali in politica contano e questi si detestano tra di loro.

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