Il Fatto Quotidiano

Impossibil­e decidere: nessuno parla di cosa immagina per il partito

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prima cosa non chiamiamol­e primarie: le primarie servono a scegliere un candidato premier, non il segretario. Invece anche i candidati cadono in questo equivoco, parlano di temi che riguardano il Paese e non della propria visione di partito. Né Zingaretti né Minniti hanno detto che partito vogliono, al momento è impossibil­e scegliere per chi votare. Zingaretti ha vinto e governa nel Lazio, ma non c’entra niente con l’idea di partito che ha in testa. Minniti mi sembra invece renzismo puro, basti pensare che il primo endorsemen­t che ha ricevuto è stato quello di Sandro Gozi. Si è fatto appesantir­e da questa zavorra, invece che farsi rappresent­are soltanto dalla sua storia politica. Se ora vuole recuperare la sua indipenden­za dovrebbe svincolars­i chiarament­e dal Pdr, il partito di Renzi. Su questo va riconosciu­to un merito a Martina: ha dimostrato un certo stoicismo a sopportare le armi renziane. Il problema è che non si è mai caratteriz­zato, non ha fatto nulla per accelerare la ricostruzi­one del partito: questa fase congressua­le doveva aprirsi sei mesi prima, invece ha buttato via un sacco di tempo. Adesso il Pd è al collasso, dicono sempre che vogliono ripartire dalle periferie ma hanno smesso di parlare con le persone. E non è detto che basti questo a risolvere il problema.

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