La riforma Uefa ucciderà la Serie A
Sovranismo? No grazie. La notizia del giorno è che il carrozzone del calcio, in totale controtendenza con quel che sta accadendo in politica nel Vecchio Continente, è pronto a legarsi mani e piedi all’Europa e a uccidere – non proprio nella culla, vista la loro veneranda età – quel che resta dei campionati nazionali, Serie A italiana in testa. Per chi si fosse perso le puntate precedenti: il presidente Uefa Aleksander Ceferin e il presidente Eca Andrea Agnelli hanno annunciato a Bruxelles che tra qualche anno il calcio cambierà volto. I grandi club europei (Eca) hanno promesso all’Uefa di rinunciare al progetto di una Super Lega “separatista” e l’Uefa, dal canto suo, si è calata le braghe accordandosi con l’Eca per varare, dal 2024, una Super Champions che diventerà un vero e proprio Paese del Bengodi per i grandi club. Il dado è tratto. Il calcio come l’abbiamo conosciuto da quando è nato cambierà volto e a decidere la svolta epocale è stato, alla faccia della concertazione, un pugno di dirigenti: quelli dei club più ricchi in combutta col più alto papavero Uefa.
In soldoni. Dal 2024 l’Europa, che oggi ha una Champions League a 32 squadre e una Europa League a 48 (totale 80 squadre), avrà tre veri e propri tornei, tutti a 32 squadre (to- tale 96), che equivarranno ad una vera e propria suddivisione in serie A, serie B e serie C europee. La prima continuerà a chiamarsi Champions (o Super Champions), la seconda Europa League e alla terza, neonata, si dovrà trovare un nome.
MA LA NOVITÀ VERA, ancora non apertamente ammessa, è che questi tre tornei si giocheranno nei weekend, e cioè nei giorni di sabato e domenica da sempre appannaggio dei campionati nazionali. Che a loro volta ripiegheranno, onde evitare sovrapposizioni, al mercoledì in un processo di impoverimento e declassamento dagli effetti potenzialmente letali. La cosa certa, infatti, è che mentre i diritti televisivi Uefa (specie quelli della Super Champions) andranno alle stelle, quelli dei campionati nazionali, Serie A compresa, crolleranno. I ricchi diventeranno sempre più ricchi e i poveri, che fino a oggi sedevano pur sempre alla stessa tavola di Epulone, raccattando qualche briciola, rischieranno di tirare le cuoia.
Tornando a bomba: per dare a tutti la speranza di salire un giorno sulla giostra che conta (la Super Champions), Eca e Uefa pensano a un meccanismo di promozioni e retrocessioni che muova ogni anno otto club tra A e Be otto tra Be C. Le uniche, tristi partite di qualificazioni riguarderebbero unicamente la terza Coppa, quella dei peones, lasciando ai grandi club la libertà di andare in giro per il mondo, in estate, a incassare altri soldi con luccicanti tournée.
Unico, vero, grande ostacolo da superare: la resistenza della Premier League inglese che già oggi, a giusta ragione, si sente più forte e attrattiva di qualsiasi Super Champions. In Inghilterra gli stadi sono pieni anche per Leicester-West Ham e non c’è Paese al mondo che non mostri in tv le partite della Premier. Insomma, penalizzare il movimento spostando il campionato al mercoledì per chiedere ai tifosi di seguire Wolves-Spartak Trnava o Everton-Apollon Limassol nei weekend, agli inglesi pare insensato. Già oggi un Chelsea-Everton di Premier vale più di un Valencia-Juventus di Champions. La domanda è: why?