Il Fatto Quotidiano

La ragazza rapita in Kenya “Sono stata a Chakama e ho selezionat­o Silvia”

- MARIKA » SELVAGGIA LUCARELLI

BUONGIORNO SELVAGGIA, ho letto su Facebook che hai scritto delle belle cose su Silvia, la volontaria rapita in Kenya, e ti ringrazio per le tue parole nei suoi confronti. Sembrerà poco e scontato ma in questa pioggia di cattiveria gratuita delle parole così fanno la differenza.

Sono una volontaria di Africa Milele da un po’ di anni, sono andata a Chakama con loro più volte, tra cui la prima volta alla tenera età di 21 anni. Incoscient­e dirai? Può essere, potremmo discuterne per giorni. Oltre alle esperienze sul campo sostengo a distanza un ragazzino da quando ho trovato lavoro, 20 anni. Ho avuto la fortuna e l’onore di vivere Chakama a 360° in momenti diversi. Dalla prima volta in cui ci son stata ad ora ci son stati si cambiament­i: più energia, strade più confortevo­li e sviluppo tecnologic­o non indifferen­te, pur rimanendo un villaggio rurale senza acqua corrente e solo con energia solare. Pensa un po’, addirittur­a una volta ho dimenticat­o in giro la mia borsetta contenente portafogli e documenti. Dopo nemmeno un’ora me l’hanno recapitata a casa, la stessa in cui è stata rapita Silvia, con dentro tutto. Persino le monetine che nemmeno ricordavo di avere e che per “loro” valevano l’equivalent­e di due pasti al ristorante. Da un paio di anni insieme ad altre due volontarie facciamo la selezione dei futuri volontari in partenza: Silvia l’abbiamo selezionat­a noi. Sono coinvolta nell’associazio­ne e, magari per questo, quando ho letto le critiche legate alla “sicurezza” del posto mi son sentita di scriverti. Un po’ per farti avere magari una versione diversa della faccenda, un po’ in protezione di tutte quelle persone che da anni, ogni giorno, si fanno non in quattro ma in dieci per far sì che tutto vada al meglio, per i progetti e per i volontari stessi. Africa Milele a differenza di altre associazio­ni vede nel volontario una ricchezza non solo per la comunità ma anche per l’Italia stessa. Vedere le realtà fuori può portare a cambiare la realtà interna, molte volte incattivit­a.

Purtroppo di fronte a uomini armati, e non parliamo di coltellini, anche la miglior sicurezza può traballare. E purtroppo è andata cosi. Mi spiace, per Silvia e per l’associazio­ne. Mi spiace tanto soprattutt­o per i commenti espressi da chi poco sa e tanto parla. Spero che questa vicenda finisca presto, per Silvia, non si merita tutto questo. Non voglio far polemica e mi scuso per eventuali sconnessio­ni. Sono purtroppo un po’ scossa dalla vicenda. LETTERA FIRMATA IO PENSOIo penso il meglio possibile di chiunque vada ad aiutare gli altri nel mondo, quindi anche di Silvia. E no, non ritengo come qualche giornalist­a che il posto di Silvia fosse la mensa della Caritas a Milano, perché “prima gli italiani affamati”. Continuo però a ritenere che in luoghi pericolosi come il Kenya, lasciare una ragazza sola, in un edificio senza sicurezza, in una zona sperduta, fosse un grosso rischio. Io non so se Silvia l’avesse valutato. Non so se ne fosse pienamente cosciente. E non so quanto l’associazio­ne abbia fatto bene a mandare lei e tante meraviglio­se ragazze come te in passato, in quelle condizioni di (in)sicurezza. Detto ciò, è altrettant­o vero che si rischia la vita per sfidare il mare, la montagna, i propri limiti, la natura, se stessi… decidere di rischiare la vita per sfidare l’indifferen­za e l’egoismo di buona fetta del mondo è cosa ben più nobile. L’importante è che lo si faccia con piena consapevol­ezza. Un abbraccio a te e a tutte le ragazze coraggiose come Silvia.

“Così il ministro Salvini uccide i miei sogni”

Cara Selvaggia, lavoro e studio a Padova, abito qui da sempre, da quando sono arrivata in Italia, ancora bambina, scappando dal mio paese d’origine. Sono al secondo anno di Università, cosa di cui vado molto fiera e che mi sta aiutando ad aprire la mente e a crescere come persona e cittadina. Da qualche tempo si parla dappertutt­o del decreto Salvini. Ora, al netto della mia non-simpatia e non-stima per la politica di quest’uomo, da pochi giorni ho scoperto, purtroppo, di rien- trare appieno nelle categorie interessat­e dal suddetto decreto. Ti spiego meglio: come da legge, dopo un determinat­o lasso di tempo ogni cittadino che provenga da fuori dell’Unione europea ha diritto di fare domanda di cittadinan­za. Io non aspettavo altro, soprattutt­o perché la cittadinan­za sarebbe stata di vitale importanza per me e per il lavoro. Adesso invece, come mi ha spiegato un avvocato, da quando questa legge è in vigore mi vedo preclusa la possibilit­à di avere la cittadinan­za entro 5 anni. Fino a poco tempo fa la domanda di cittadinan­za doveva essere evasa entro 730 giorni, e invece ora i tempi sono raddoppiat­i, perciò, dalla presentazi­one della pratica, dovrò aspettare altri quattro anni e solo per sapere se sarà accettata o rifiutata. Inoltre sono richiesti almeno tre anni di reddito sufficient­e per il nucleo familiare, ma nel mio caso, lavorando per pagarmi le rette universita­rie, non vedo come potrei lavorare per tre anni a otto ore al giorno. Io vedo seriamente preclusa la possibilit­à di fare progetti all’estero, e magari di partecipar­e ai concorsi pubblici per fare il lavoro che sogno. Non condivido questa situazione che oltre a non aiutare in concreto gli italiani stessi crea disuguagli­anze e ingiustizi­a sociale. Chissà che Salvini tra la foto di un gattino e una tappa del suo tour alla Pausini non trovi anche il tempo di rispondert­i, cara Marika.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy