L’addio ai libretti al portatore Multa per chi non si adegua
Entro il 2018 vanno convertiti quelli non nominativi per le nuove regole antiriciclaggio
Contrastare la criminalità e la movimentazione dei capitali illeciti, come ci richiede l’Europa. Ecco la nuova incombenza che ricade sui consumatori e che va eseguita entro il 31 dicembre. Tutti i possessori di un libretto al portatore, bancario o postale hanno ancora a disposizione 5 settimane per presentarsi agli sportelli della banca o agli uffici postali che hanno emesso il libretto per chiuderlo e incassare il saldo in contanti o versarlo su un altro conto, così come ricorda il ministero dell’Economia in attuazione dell’obbligo di estinzione previsto dall’articolo 49 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 concernente misure di contrasto al riciclaggio. A fine 2018 cala, quindi, il sipario su uno degli strumenti di risparmio più utilizzati nel corso degli ultimi decenni.
MOLTI DI NOI li hanno ricevuti in regalo da genitori o nonni in occasione della nascita o della comunione, mentre i più li hanno sempre utilizzati nei rapporti di affitto come cauzione. Insomma, una delle forme di deposito più comode per i piccoli risparmiatori, anche perché non prevede nessuna spesa o commissione per l’apertura, la gestione e l’estinzione. Ma poi c’è stato anche chi li ha utilizzati per trasferire denaro, più o meno legalmente, senza lasciare troppe tracce. Ed è per questo motivo che negli ultimi anni è stato previsto dal legislatore un drastico giro di vite sui libretti al portatore, prima riducendo via via l’importo massimo depositabile (attualmente fino a mille euro), poi dal 4 luglio 2017 non emettendoli più (a esclusione di quelli nominativi), fino ad arrivare alla loro definitiva uscita di scena prevista per fine 2018. Il tutto in un ’ ottica di trasparenza sull’effettivo titolare delle somme depositate, che deve avere un nome e cognome ben preciso in modo da uscire dall’area grigia rappresentata dal mero possesso del titolo di risparmio.
Un iter che non dovrebbe quindi, creare molti problemi: banche e Poste lungo tutti questi mesi hanno (o comunque avrebbero dovuto) avvertito i titolari s u ll ’ obbligo di estinzione del libretto stesso, senza attendere il termine ultimo del 31 dicembre 2018. Del resto, non si tratta di un gran tesoretto. Anche se gli istituti di credito non forniscono cifre nei propri bilanci, la gran parte dei libretti al portatore è raccolto da Poste. E, dall’ultimo dato disponibile sul bilancio della Cassa Depositi e Prestiti, che gestisce proprio i fondi della raccolta postale, risulta che l’importo dei libretti al portatore si è attestato nel 2017 ad appena 33 milioni di euro, in calo di 7 milioni dai 40 del 2016. Segno che probabilmente la corsa al libretto è già cominciata.
Dal momento che si tratta di strumenti datati, meglio anche ricordare cosa fare nel caso di decesso del portatore originario. In questo circostanza, infatti, a poter estinguere i libretti a suo nome saranno gli eredi che entrano a far parte della massa ereditaria nel caso in cui siano stati in possesso del defunto oppure custoditi a suo nome presso terzi al momento della morte ( ad esempio, nella cassetta di sicurezza di un istituto di credito).
MA COSA ACCADRÀ a chi non si reca in banca o presso l’ufficio postale per l’estinzione entro il 31 dicembre? Con l’anno nuovo, i libretti al portatore saranno inutilizzabili. Questo significa che banche e Poste italiane non potranno dar seguito a richieste di movimentazioni su di essi e, fermo restando l’obbligo di liquidazione del saldo del libretto a favore del portatore, saranno obbligate a effettuare una comunicazione al
Mef, che applicherà al portatore “fuori temp o m a s s imo” una sanzione amministrativa da 250 a 500 euro. Non un grande importo, ma il rischio che migliaia di consumatori possano trovarsi a pagare per ritirare i soldi è comunque alto. E il pericolo ricorda tanto la questione degli assegni di almeno mille euro senza clausola di non trasferibilità. La vicenda ha recentemente gettato nello scompiglio numerose famiglie, che si sono viste reca- pitare multe da capogiro per aver versato o incassato assegni di mille o più euro dimenticando di apporvi la clausola “non trasferibile”: si trattava probabilmente di titoli staccati da vecchi libretti, che non avevano quei caratteri prestampati come succede ora. Una modifica della quant ificazione delle sanzioni entrata in vigore nel luglio 2017 ha portato a casi paradossali di assegni di poco più di un migliaio di euro, magari staccati per un familiare o per pagare un funerale, per i quali è stata avanzata una richiesta di oblazione da 6mila euro. Una questione che ancora non è stata risolta. E i malcapitati aspettano.
Morte del titolare Saranno gli eredi a chiuderlo, possono incassare o versare su un altro conto