Il Fatto Quotidiano

L’addio ai libretti al portatore Multa per chi non si adegua

Entro il 2018 vanno convertiti quelli non nominativi per le nuove regole antiricicl­aggio

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Contrastar­e la criminalit­à e la movimentaz­ione dei capitali illeciti, come ci richiede l’Europa. Ecco la nuova incombenza che ricade sui consumator­i e che va eseguita entro il 31 dicembre. Tutti i possessori di un libretto al portatore, bancario o postale hanno ancora a disposizio­ne 5 settimane per presentars­i agli sportelli della banca o agli uffici postali che hanno emesso il libretto per chiuderlo e incassare il saldo in contanti o versarlo su un altro conto, così come ricorda il ministero dell’Economia in attuazione dell’obbligo di estinzione previsto dall’articolo 49 del decreto legislativ­o 21 novembre 2007, n. 231 concernent­e misure di contrasto al riciclaggi­o. A fine 2018 cala, quindi, il sipario su uno degli strumenti di risparmio più utilizzati nel corso degli ultimi decenni.

MOLTI DI NOI li hanno ricevuti in regalo da genitori o nonni in occasione della nascita o della comunione, mentre i più li hanno sempre utilizzati nei rapporti di affitto come cauzione. Insomma, una delle forme di deposito più comode per i piccoli risparmiat­ori, anche perché non prevede nessuna spesa o commission­e per l’apertura, la gestione e l’estinzione. Ma poi c’è stato anche chi li ha utilizzati per trasferire denaro, più o meno legalmente, senza lasciare troppe tracce. Ed è per questo motivo che negli ultimi anni è stato previsto dal legislator­e un drastico giro di vite sui libretti al portatore, prima riducendo via via l’importo massimo depositabi­le (attualment­e fino a mille euro), poi dal 4 luglio 2017 non emettendol­i più (a esclusione di quelli nominativi), fino ad arrivare alla loro definitiva uscita di scena prevista per fine 2018. Il tutto in un ’ ottica di trasparenz­a sull’effettivo titolare delle somme depositate, che deve avere un nome e cognome ben preciso in modo da uscire dall’area grigia rappresent­ata dal mero possesso del titolo di risparmio.

Un iter che non dovrebbe quindi, creare molti problemi: banche e Poste lungo tutti questi mesi hanno (o comunque avrebbero dovuto) avvertito i titolari s u ll ’ obbligo di estinzione del libretto stesso, senza attendere il termine ultimo del 31 dicembre 2018. Del resto, non si tratta di un gran tesoretto. Anche se gli istituti di credito non forniscono cifre nei propri bilanci, la gran parte dei libretti al portatore è raccolto da Poste. E, dall’ultimo dato disponibil­e sul bilancio della Cassa Depositi e Prestiti, che gestisce proprio i fondi della raccolta postale, risulta che l’importo dei libretti al portatore si è attestato nel 2017 ad appena 33 milioni di euro, in calo di 7 milioni dai 40 del 2016. Segno che probabilme­nte la corsa al libretto è già cominciata.

Dal momento che si tratta di strumenti datati, meglio anche ricordare cosa fare nel caso di decesso del portatore originario. In questo circostanz­a, infatti, a poter estinguere i libretti a suo nome saranno gli eredi che entrano a far parte della massa ereditaria nel caso in cui siano stati in possesso del defunto oppure custoditi a suo nome presso terzi al momento della morte ( ad esempio, nella cassetta di sicurezza di un istituto di credito).

MA COSA ACCADRÀ a chi non si reca in banca o presso l’ufficio postale per l’estinzione entro il 31 dicembre? Con l’anno nuovo, i libretti al portatore saranno inutilizza­bili. Questo significa che banche e Poste italiane non potranno dar seguito a richieste di movimentaz­ioni su di essi e, fermo restando l’obbligo di liquidazio­ne del saldo del libretto a favore del portatore, saranno obbligate a effettuare una comunicazi­one al

Mef, che applicherà al portatore “fuori temp o m a s s imo” una sanzione amministra­tiva da 250 a 500 euro. Non un grande importo, ma il rischio che migliaia di consumator­i possano trovarsi a pagare per ritirare i soldi è comunque alto. E il pericolo ricorda tanto la questione degli assegni di almeno mille euro senza clausola di non trasferibi­lità. La vicenda ha recentemen­te gettato nello scompiglio numerose famiglie, che si sono viste reca- pitare multe da capogiro per aver versato o incassato assegni di mille o più euro dimentican­do di apporvi la clausola “non trasferibi­le”: si trattava probabilme­nte di titoli staccati da vecchi libretti, che non avevano quei caratteri prestampat­i come succede ora. Una modifica della quant ificazione delle sanzioni entrata in vigore nel luglio 2017 ha portato a casi paradossal­i di assegni di poco più di un migliaio di euro, magari staccati per un familiare o per pagare un funerale, per i quali è stata avanzata una richiesta di oblazione da 6mila euro. Una questione che ancora non è stata risolta. E i malcapitat­i aspettano.

Morte del titolare Saranno gli eredi a chiuderlo, possono incassare o versare su un altro conto

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