Di Maio, sponda con Mattarella per la pace dei decimali con l’Ue
Giovedì l’incontro al Quirinale, ieri il vertice sul deficit
■Nell’incontro a Palazzo Chigi la maggioranza conferma la linea del dialogo con l’Unione, ma punta allo spostamento delle risorse agli investimenti. Draghi dà fiato all’acquisto dei titoli
Il vicepremier a 5Stelle è tornato al Quirinale, che in fondo è la sua Canossa. E nel Palazzo più alto ha (ri)ascoltato le raccomandazioni del presidente della Repubblica, che lo ha esortato a non insistere con la guerra alla Commissione europea. E lui ha risposto promettendo di volere la pace. Da inseguire anche giocando sui numeri della manovra, quindi di politica. Per cedere qualcosa, o almeno fare finta di farlo.
NASCE ANCHE DA QUI, dalle interlocuzioni di Luigi Di Maio e dei Cinque Stelle con il Colle, l’apertura del governo gialloverde ai commissari di Bruxelles, con quel 2,4 per cento che non è più intoccabile. Una mossa per ora più d’immagine che di sostanza, perché “gli stanziamenti per varie misure erano già sovrastimati”, ammettono nel M5S.
Tradotto, il calo era già nelle cose. Ma la discesa al 2,2 (o al 2,1) da carta futuribile è diventata comunque il segnale di pace da ventilare subito, assieme alle maggiori risorse per gli investimenti. Le vie per recitare la parte del governo di buon senso. Ossia quello che chiedeva da tempo il Quirinale, nei contatti con il Movimento. Un filo intessuto innanzitutto dal segretario generale del Colle, Ugo Zampetti, la cinghia di trasmissione tra Mattarella e i vertici del M5S. E sembra passata un’era dal maggio scorso, quando Di Maio invocò l’impeachment per il presidente della Repubblica, “colpevole” di dire no alla nomina al ministero dell’Economia di Paolo Savona. “Bisogna mettere in stato di accusa il presidente, si deve parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione”, scandì in una telefonata a Che tempo che fa.
Mesi dopo, il Movimento si ritrova a consultare volentieri il Colle. Con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, da subito fautore di una linea più morbida con Bruxelles. Ma anche con lo stesso Di Maio, che giovedì scorso è stato ricevuto in via riservata al Quirinale. Dove ha rassicurato Mattarella e i suoi sull’intenzione di cercare un punto di caduta con la Commissione. Quindi, di voler seguire i consigli del capo dello Stato, preoccupato per lo spread, i mercati e la tenuta delle banche, come filtra da settimane dal Colle. Però Mattarella non voleva e non vuole apparire come il censore del governo gialloverde. Perché non è un interventista. E perché ostacolare frontalmente la maggioranza potrebbe essere benzina per Matteo Salvini, con cui il Colle non ha mai neppure provato a legare. Il canale con la Lega è Giancarlo Giorgetti, il sottosegretario a Palazzo Chigi che la manovra l’avrebbe fatta diversamente dall’inizio. Più che aperto alle indicazioni di Mattarella.
E poi c’è il presidente della Camera, Roberto Fico, il grillino con il cuore a sinistra, che fu essenziale per ricucire la ferita con il Quirinale. Tanto che Di Maio gliene diede atto pubblicamente: “Se il governo si è fatto è stato anche per merito di Roberto”, Lui, il “guaritore” Fico, ai primi di ottobre era andato a Bruxelles per incontrare tra gli altri il commissario europeo Pierre Moscovici, e seminare sillabe ireniche: “Si sente l’esigenza di abbassare i toni, perché nella politica ci sono margini di dialogo”.
I canali del Colle
A tenere i contatti col M5s è il segretario generale
Ugo Zampetti
UN VIAGGIO FATTO con la benedizione del Colle, nei giorni in cui era scoppiata la rissa verbale tra i gialloverdi e l’Europa. E allora è naturale che la principale via di collegamento con il Movimento anche in queste settimane sia rimasto Fico. Ma il resto lo ha fatto Di Maio, di concerto con un Conte sempre più in ansia per lo spread.
E poi il vicepremier sa bene che le oscillazioni sui mercati stavano innervosendo anche diversi dei suoi parlamentari, e specialmente quelli del Nord. Per questo negli ultimi giorni il capo del M5S aveva già abbassato il fuoco contro Bruxelles, mentre Salvini continuava a picchiare. E l’incontro di giovedì al Colle ha sancito il cambio di passo. Quindi basta con i cannoni e via alla partita a scacchi con l’Europa. Se e quanto durerà, è tutto da vedere.