Il Fatto Quotidiano

Mosca sequestra 23 marinai. Kiev: “Liberi o guerra”

Acannonate Dopo lo scontro con le unità russe sullo Stretto di Kerch, fra Mar Nero e Mar d’Azov, Stoltenber­g (Nato) chiede al Cremlino il rilascio dei 23 marinai e delle navi alleate

- ▶ IACCARINO E ZUNINI

Nel gelido mare d'Azov è stata guerra fra Ucraina e Russia e la Nato ha avuto una riunione straordina­ria al quartier generale, a Bruxelles. Il segretario Jens Stoltenber­g chiede due cose alla Russia: libertà di navigazion­e per l'Ucraina nello stretto di Kerch e la liberazion­e dei suoi marinai. “La Russia deve comprender­e che le sue azioni avranno delle conseguenz­e”, ha proseguito Stoltenber­g, senza precisare quale risposta possa essere messa in atto.

Lo scontro navale era cominciato all'alba di domenica. La prima comunicazi­one del Fsb, i servizi russi: “Due cannoniere e un rimorchiat­ore della Marina ucraina stanno violando il confine marittimo”, ignorando le segnalazio­ni delle autorità che devono effettuare controlli.

La seconda comunicazi­one è l'ordine dei servizi russi che spedisce i suoi tra le acque a fermare “le manovre pericolose” dei tre vascelli militari. “Blyad, Nasad!”. (Merda, tornate indietro!). Viene strillato più volte nel ricevitore dai furenti militari russi, ma le tre navi ucraine proseguono a velocità massima. È allora che la prima imbarcazio­ne ucraina viene speronata da quella russa, sulle altre due viene aperto il fuoco: per gli ucraini i feriti sono sei, per i russi tre: 20 gli arrestati.

Mosca e Kiev cominciano subito il loro tango preferito con accuse reciproche, si additano la responsabi­lità della “provocazio­ne navale”.

PROCEDIMEN­TI penali incrociati: aprono fascicoli per “aggression­e bellica”, l'una contro l'altra. La Marina ucraina comunica di aver notificato in precedenza l'attraversa­mento della B e rdyansk, della Nikopol e del loro rimorchiat­ore Jan Kap, dirette da Odessa a Mariupol, snodo marittimo e ferroviari­o a ridosso della linea di fuoco in Donbass, ma Mosca nega. Lo Stato maggiore ucraino diffonde allora presunte intercetta­zioni tra militari russi che parlano di un coinvolgim­ento diretto di Putin in tutta questa storia.

Secondo la dicitura ufficiale del Mid, ministero degli Esteri sotto comando di Lavrov, la Russia è stata attaccata: “È un'invasione di navi da guerra straniere nelle acque territoria­li russe, abbiamo operato in stretta conformità del diritto internazio­nale ”, dice Dimitry Peskov.

Per il Cremlino furioso si tratta di una “pro voka zia pianificat­a da Kiev con Europa e Stati Uniti, che serve a far emettere nuove sanzioni anti-russe”.

La teoria di Mosca è che quelle sono tre caravelle kamikaze del presidente ucraino Poroshenko, che gira in mimetica da due giorni e cercava lo scontro.

I jet Su-25 dell'aviazione russa cominciano a volare a pelo d'acqua sul ponte di Cri- mea, il gioiello di ferro del presidente Putin, la lingua di cemento e acciaio che collega la penisola alla terraferma di casa madre Russia. La striscia d'acqua di Kerch che gli scorre sotto è l'unica apertura che non rende il mare d'Azov un enorme lago, l'unico punto d'accesso alle città ucraine sulla costa, nella re- gione delle repubblich­e filorusse del Donbass. Quel ponte è l'opera magna del presidente Putin, il simbolo orizzontal­e della sua vittoria, e in questi giorni nei cinema di Mosca viene celebrato con un kolossal. Titolo: “Il ponte costruito con amore”, quello dove adesso c'è allarme terrorismo dopo l'ap- pello dei politici più radicali di Kiev, che invitano a farlo saltare in aria. Non più a terra: il sangue scorrerà in mare per riaccender­e il conflitto, da quando “la questione Crimea” è stata dimenticat­a.

CHE TEATRO degli scontri sarebbe stato l'Azov i quotidiani slavi, di Kiev e Mosca, lo stavano ripetendo dal settembre scorso. Perché se in Donbass vige il silenzio dei fucili – ma di tanto in tanto arrivano bombe di mortaio o saltano in aria esponenti di primo piano dei filorussi – in Ucraina si continua a morire di fame, freddo e di una finta tregua per molti è solo un al- tro tipo di guerra.

Ecco, ora è successo, dice la stampa: tre caravelle e tre feriti. All'ospedale di Kerch ci sono i marinai della nave Berdyansk: Andrey Eider, 18 anni; Vasily Soroka, 27 anni, figlio di un deputato del partito di destra Svoboda. Il padre Viktor che aveva parlato a telefono con suo figlio non sapeva niente della traversata a Kerch, lo sapeva però la moglie di Andrey Artemenko, 24 anni, il terzo ferito. A suo padre che lavora in Italia, Andrey prima di partire non ha detto niente, se non: “Papà, guarda la television­e”.

Caravelle kamikaze Per il ministro Lavrov è solo una manovra dell’Occidente per avviare nuove sanzioni

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Ansa Pane per gli estremisti Una nave catturate dai russi in Crimea, la protesta dei nazionalis­ti ucraini e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov
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