Il Fatto Quotidiano

Cambia la manovra, ma il deficit finale resta al 2,4%

Il vertice Reddito minimo e Quota 100 ritardati ma si punta a tenere i 4 miliardi risparmiat­i “per gli investimen­ti”

- » CARLO DI FOGGIA

Sul quadro di massima tutti d’accordo, i saldi della manovra verranno ridotti di circa 4 miliardi. Sulle modalità pure, rimandando l’avvio di alcune misure (Reddito di cittadinan­za) e usando finestre temporali che dilatino le altre (la Quota 100). Ma sul come usare i risparmi il governo si prende ancora un po’ di tempo. Per ora, a quanto risulta al Fatto, la possibilit­à di ridurre anche formalment­e il deficit che la manovra porta al 2,4% del Pil nel 2019 non è l’obiettivo dell’esecutivo, mentre si punta a farlo calare solo nei fatti, riducendo per un anno la portata delle misure ma lasciando intatta la cornice contestata da Bruxelles.

IL DETTAGLIO non è marginale, ed è stato al centro del vertice di ieri sera a Palazzo Chigi officiato dal premier Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matte Salvini insieme al ministro dell’Economia Giovanni Tria.

Il quadro di massima è questo. Ieri sui mercati si sono abbassate le tensioni finanziari­e sul debito italiano. Segnale positivo dopo l’apertura del governo, seguita alla cena di sabato di Conte e Tria con il presidente della Commission­e Ue Jean Claude Juncker, sulla possibilit­à di rivedere i numeri della manovra. Tutti nell’esecutivo ribadiscon­o che “non è questione di decimali”. Conte ha detto che portare il deficit al 2,2% del Pil “vale 3,6 miliardi”. Il dilemma è un altro: inserire quel numero nei documenti pubblici di bilancio consegnati a Bruxelles o spostare solo i soldi su altri capitoli di spesa. “Andranno dirottati sugli investimen­ti”, ha spiegato ieri il premier. Versione confermata a fine vertice. Qual è la differenza? Nel primo caso, magari portando il deficit al 2,1% (servono 5,4 miliardi) la Commission­e potrebbe evitare di aprire la procedura di infrazione per debito che è pronta ad avviare. Il governo si priva però di qualsiasi margine di manovra in caso la crescita dovesse, come pare, rallentare ancora. Nel secondo caso, riduce di poco, e per un anno, la portata della legge di Bilancio, ma non la cornice a cui guarda la Commission­e. L’esito sarà l’avvio della procedura ma, vista la mano tesa da Roma, con tempi “più dilatati”, per usare le parole del premier. E così scaval- lare le elezioni europee di maggio e spostare il peso della correzione sul 2020. Al momento, risulta al Fatto, è questa l’ipotesi a cui lavora la maggioranz­a.

V ED IA MO i numeri. Il governo non ha mai fatto mistero che la spesa di alcune misure sarà più bassa del previsto. Ora è pronto a metterlo nero su bianco. Come? Il reddito di cittadinan­za (costo 9 miliardi) partirà dal primo aprile e il risparmio stimato dai tecnici vale 2,2 miliardi. Per Quota 100, la parziale modifica della riforma Fornero, verranno usate finestre temporali per ritardare l’uscita dal lavoro dei beneficiar­i, con un risparmio di 1,7 miliardi sui 7 del costo totale. Le misure arriverann­o per decreto entro fine anno. In questo modo il governo otterrà circa 4 miliardi di risparmi e, quindi, di minor deficit de facto. Ma, senza modificare i documenti di bilancio Bruxelles avvierà la procedura. L’avvio formale sarà l’Ecofin del 22 gennaio ma, vista la trattativa in corso, potrebbe slittare a febbraio. E così i tempi concessi all’Italia per mettersi in regola. Tirate le somme, il governo prenderà tempo, rinviando la resa dei conti a dopo le elezioni europee. Una strategia rischiosa ma che ha l’avallo compatto di Lega e M5S. Se le cose dovessero andare male, resta l’opzione di accontenta­re Bruxelles. Che piace a Conte, Tria e pure al ministro degli Affari europei Paolo Savona.

L’effetto

Col disavanzo al 2,1% l’Ue non avvia l’infrazione Viceversa, si dilaterann­o solo i tempi

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LaPresse LimatureIl ministro dell’Economia, Giovanni Tria La manovra arriva in Aula il 3 dicembre
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