Senato, il mistero buffo della lapide dimenticata
La lastra di marmo che ricorda la prima seduta di 147 anni fa giace nei sotterranei
Si parla di mistero quando qualcosa o qualcuno scompare senza lasciare tracce. Ma noi italiani siamo fenomeni. Diciamocelo. Senza falsa modestia. E abbiamo fatto di una comparsa un mistero. “Ci viene con me nei sotterranei, quelli meno conosciuti, con l’umidità e magari qualche topo?”.
Era Antonio Corini a parlarmi, dipendente del Senato e, oltreché cultore di Storia patria, riconosciuto come memoria storica di Palazzo Madama. Andammo. Fu così che, seguendo per l’ultimo tratto la luce della sua lampadina tascabile, mi trovai dinanzi “lei”.
SU UNA PARETE scrostata e umida, vidi una lapide ancorata al muro con tre staffe di ferro. Era la testimonianza lasciata dai nostri Padri della prima seduta d’aula del Senato a Roma: 147 anni addietro. Già, il 28 novembre 1871. Infatti, dopo la presa di Roma del 20 settembre 1870, ci s’era dati da fare perché la città fosse la nuova Capitale d’Italia e le sue istituzioni vi avessero sede. Il progetto per trasformare lo spazio del cortile delle poste pontificie di Palazzo Madama in aula parlamentare fu affidato all’ingegner Luigi Gabet, romano di origine savoiarda.
Con Corini ci guardammo, emozionati. Avevamo dinanzi il documento storicizzato nel marmo di quella prima seduta d’aula. E con la sua solita semplicità mi disse che presidente ne era stato il marchese trapanese Vincenzo Fardella di Torrearsa, liberale, colui che, assieme a Ruggero Settimo e a Mariano Stabile, era stato uno dei grandi protagonisti delle pagine gloriose della Rivoluzio- ne siciliana del 1848. Insomma, presidente del Senato perché il suo passato al servizio della libertà sudata era fuori discussione.
Dalle parole e dalle emozioni, ai fatti. Era l’anno 2010. Ne chiesi il restauro. Se ne occupò la sapienza di Claudia Terribili, ma sorse un problema: dov’era? Quella lapide, dove era stata collocata in origine? Certo, una volta “comparsa”, la lapide occorreva rimetterla al suo posto. Dubbi? Nessuno. La storia è Storia.
QUEL MARMO aveva una forma inusuale. Il suo lato superiore era a mezza luna, curvo. Cercai e finalmente trovai la presenza di un’assenza. Sopra una porta del Cortile d’onore di Palazzo Madama c’era una “luce” con quella forma e quelle dimensioni. Ma potevo essere certo che fosse quella la vera lontana collocazione? Fu così che, sfogliando vecchi libri illustrati alla ricerca di un aiuto, rinvenni una immagine chiarificatrice.
Sì, la sua culla era stata il Cortile d’onore. Appresi anche che era stata rimossa e “archiviata” nei sotterranei per fare spazio, nel 1938, all’appoggio di un grande monumento che celebrava l’Impero. Appresi pure che, ca- duto Mussolini, quel gruppo marmoreo, che lo effigiava insieme con Vittorio Emanuele III, era stato in fretta ribaltato e interrato lì, in un cunicolo sotto il pavimento. Oggi c’è soltanto una “luce” su una porta. Il presidente Renato Schifani, a cui proposi la ricollocazione, non si decise. Invece il suo successore, Pietro Grasso, sollecitato dai suoi accorti funzionari, sembrò interessarsi alla faccenda. Tanto da consentire al programma di Rai2 Voyager di riprendere la lapide e annunciarne la prossima installazione nella sua sede originaria. Però…
IO NON SO se c’entri la maledizione di Tutankhamon e la superstizione che insegue chi si occupa di antichità, però è vero che neanche Grasso passò dalle intenzioni ai fatti e, a tutt’oggi, non si ha notizia di simile iniziativa da parte di Elisabetta Alberti Casellati, la nuova presidente. Rimane il mistero di una lapide, comparsa, restaurata, annunciata, ma inerte. Certo. Una lapide, da sola, non si muove.
La scoperta Trovata nel 2010, venne restaurata: dai presidenti Schifani, Grasso e Casellati solo indifferenza