Saluto fascista per le femministe: “Subito il processo al consigliere”
Il pm chiede il giudizio immediato per l’“ultrà” Bacciga
“Se
mi assolvete, mi fate un piacere; se mi condannate, mi fate un onore”. Citava addirittura Benito Mussolini, il consigliere comunale della maggioranza di centrodestra di Verona, Andrea Bacciga, all’indomani della seduta del 26 luglio scorso in cui aveva rivolto il saluto romano alle femministe di “Non una di meno” arrivate in aula vestite come le ancelle di The Handmaid’s Tale per difendere la legge 194.
MA DI FRONTE al magistrato della Procura di Verona che l’ha indagato, e che la settimana scorsa, dopo l’interrogatorio, ha chiesto per lui il giudizio immediato per violazione della legge Scelba sull’apologia del fascismo, il consigliere amico del ministro Lorenzo Fontana ha fatto marcia indietro: non si trattava di saluto romano ma di un cenno di risposta al pubblico, che l’aveva apostrofato al suo ingresso in aula. E anche ammettendo che si trattasse del saluto fascista – ha argomentato Bac- ciga – il gesto non sarebbe comunque da considerare un reato, come avrebbe stabilito la Cassazione nel febbraio scorso a proposito della celebrazione di un funerale, in cui i presenti avevano alzato il braccio in segno di saluto. Le spiegazioni del consigliere (lista “Battiti per Verona”, la stessa del sindaco Federico Sboarina) non hanno convinto il procuratore di Verona Angela Barbaglio, che in poco tempo ha chiuso le indagini e ha chiesto il giudizio immediato per la violazione dell’ar- ticolo 5 della legge Scelba, che punisce con la reclusione fino a 3 anni “chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista”.
Bacciga si era già spinto a sostenere, dopo le polemiche suscitate dal suo gesto, che il saluto romano prevedesse “il braccio destro alzato di 135 gradi”, mentre il suo avrebbe assunto l’inclinazione “di circa 120 gradi”. Ma la Procura veronese, che da qualche tempo ha acceso i riflettori sul dilagare dell’estremismo nero nella città scaligera, ha deciso di prendere sul serio l’episodio in considerazione del luogo in cui è stato compiuto: un’aula consiliare, sede delle istituzioni democratiche.
QUEL GIORNO a Palazzo Barbieri erano previste in discussione due mozioni del leghista Alberto Zelger: la prima – approvata poi, con l’appoggio della capogruppo del Pd, Carla Padovani, il successivo 4 ottobre – per lo stanziamento di fondi in favore di associazioni anti-aborto; la seconda, sempre a firma Zelger, sulla sepoltura automatica dei feti, che non è più stata ripresentata in consiglio.
Quel 26 luglio la seduta fu sospesa in seguito al gesto di Bacciga. Lo scorso fine settimana la città di Giulietta è tornata al centro delle tensioni per le manifestazioni di “Non una di meno” e dell’Anpi da un lato e di Forza Nuova dall’altro, che vede in Verona la nuova “Vandea d’Europa”.