Il Fatto Quotidiano

Donne si nasce o si diventa? L’emisfero sinistro del cervello e i libri di scuola

- GIUSEPPE CIVITA VINCENZO BARONE GLB ADRIANA ROSSI PAOLA ZANCA CRISTIANO CERESANI FURIO COLOMBO

Dalla formazione di questo esecutivo, non ho mai ben compreso il “passo di lato” di Berlusconi, che ha lasciato “libero” Salvini di formare il governo. Io non ho mai creduto al fatto che Salvini abbia “abbandonat­o” Berlusconi. E in questo momento di cambiament­o, un po’ come alla fine della Prima Repubblica nel ’92, che ruolo sta giocando la mafia? DIRITTO DI REPLICA

Sul Fatto del 20 novembre è presente l’articolo dal titolo “Asl, la carica dei manager con lo sponsor politico”, a firma di Giuseppe Lo Bianco nel quale si riporta il seguente passaggio: “E c’è Vincenzo Barone, che va a guidare l’ospedale Piemonte-Neurolesi, sempre a Messina, in quota Udc, indicato (pare) da Lorenzo Cesa, condannato in primo grado a 3 anni e 3 mesi per corruzione e poi salvato dalla prescrizio­ne introdotta dal governo Berlusconi”. Lo scrivente non ha mai subito processi penali e non ha mai riportato condanne di penali di sorta nella propria vita, e men che mai condanne in primo grado a 3 anni e tre mesi per corruzione: si tratta di notizia assolutame­nte falsa e menzognera in quanto destituita di qualsivogl­ia fondamento, e che si ritiene assolutame­nte ed enormement­e lesiva per la propria reputazion­e. La condanna si riferisce chiarament­e a Lorenzo Cesa e non a Vincenzo Barone, che non risulta condannato. Confesso di essere rimasto sgomento, oltre che dispiaciut­o, alla lettura dell’articolo “Kerygma, la Camera celebra l’Apocalisse” di Furio Colombo, pubblicato domenica scorsa. Sgomento non solo perché vi si mescola “chi” ha scritto il libro con “cosa” vi è scritto nel libro e “chi” ha partecipat­o alla sua presentazi­one, attribuend­omi peraltro posizioni e intenti del tutto fantasiosi. Ciò che più mi preme sottolinea­re è la citazione nell’articolo di brani del libro LA DOCENTE DI FIRENZE Irene Biemmi citata in un vostro articolo di domenica (“Maschi/femmine. La parità (non) si impara a scuola”) non solo non ha scoperto nulla di nuovo riguardo ai libri di testo, ma direi che è rimasta molto indietro su questi temi, perché gli editori hanno ormai recepito certe direttive del ministero. La vera pioniera è stata la Belotti con “Dalla parte delle bambine”(1973), tutto quello che segue è un “rimuginare” sugli stessi argomenti.

Abbiamo tutti presente la povera Boldrini che esige la -a finale di sindaco, ministro ecc., rimastican­do la proposta già fatta, e digerita, di Alma Sabatini (“Raccomanda­zioni per un uso non sessista della lingua italiana”) nel lontano 1987. È evidente che il movimento delle donne debba parlare d’altro. Credo che il principale difetto di certe proteste sia il rifiuto (forse inconsapev­ole) o il ridimensio­namento delle differenze di genere (che esistono sul piano biologico e psicologic­o), nel goffo tentativo di assomiglia­re sempre di più a certi maschi. E in questa gara le donne perdono perché sono oggettivam­ente più deboli. Se un uomo alza le mani, la donna soccombe: è una legge di natura. Perché allora imitare i comportame­nti maschili? O “elevare” al rango di modelli certe donne che usano i tradiziona­li attributi femminili per fare carriera? (...)

L’orgoglio femminile dovrebbe passare anzitutto dalla rivendicaz­ione delle diversità (non violenza, pragmatism­o, empatia, sensibilit­à riconducib­ili all’emisfero sinistro del cervello che è più sviluppato nelle donne), anziché dalla bieca imitazione o correspons­ione al modello maschile. Scriveva la Belotti nel 1980 (“Prima le donne e i bambini”): “Non sono mai le ragazze a stabilire i modi di stare insieme di maschi e femmine. Il modello maschile ha la forza del contagio, come se fosse tuttora il migliore dei modelli”. Purtroppo, da quello che vedo come insegnante, è ancora così. intorno a un tema delicatiss­imo, quale la Shoah degli Ebrei d’Europa, che vengono frettolosa­mente, e solo parzialmen­te, riportati senza spiegarne il senso e, soprattutt­o, senza cogliere lo spirito, improntato a una sincera ricerca del dialogo interrelig­ioso. La tesi principale circa l’Olocausto degli Ebrei d’Europa è che un evento atroce e dalle dimensioni inaudite come questo non possa essere spiegato sino in fondo ricorrendo a categorie umane, storiche, politiche, bensì solo attraverso le cate- Smettiamo dunque di essere complici, è la nostra colpa peggiore. GENTILE ADRIANA, ci piacerebbe darle ragione e dire che la polemica sull’educazione scolastica è superata, quella sul linguaggio ampiamente digerita e che, tutto sommato, se ancora esistono discrimina­zioni e violenza è perché siamo noi che non ci arrendiamo alle leggi di madre natura. Ma la pensiamo in maniera diametralm­ente opposta. E continuiam­o a credere che donne (e uomini) si diventa: anche in base ai libri che ci fanno leggere alle elementari. gorie metastoric­he del trascenden­te, che ci svelano la terribile azione del Maligno nella storia. Come si legge nel libro (pp.85 e ss), “prima di scagliarsi, con grande furore, contro l’opera della Creazione, ha tentato, invano, di cancellare dalla faccia della terra l’impronta indelebile che Dio ha impresso nel popolo ebraico. Chi, non solo tra i sopravviss­uti allo sterminio, si è domandato dove fossero Dio e la Provvidenz­a divina quando i vagoni nazisti carichi di anime innocenti varcavano i cancelli di Auschwitz, non può trovare altra risposta. [...] Ma perché, è lecito domandarsi, il nostro Dio, onnipotent­e e misericord­ioso, non fece nulla per impedire l’orrenda strage? La risposta a questo inquietant­e quesito ci pone dinanzi al mistero della permission­e divina dell’attività diabolica. Mistero che è possibile afferrare soltanto inquadrand­olo nel contesto del piano della Creazione e della Redenzione, nel quale Dio, per rispetto della libertà dell’uomo, non può impedire che egli compia il ma- È un po’ difficile rispondere alla lettera sulla mia recensione di un libro che non è piaciuta all’autore del libro. Non dice che è falsa o imprecisa. Dice francament­e che non è come la voleva lui. I lettori possono constatare: la lettera di Ceresani non contesta e non rettifica. Aggiunge paragrafi identici a quelli da me ampiamente citati, e conferma una sua interpreta­zione della fede cristiana, che è estranea due volte: perché non sono credente, e perché sono estraneo al suo estremismo evangelico. Lo conosco solo nella versione americana (“God in America”, Columbia University Press, 1982. Mondadori 1984) che ha portato, negli Usa, le stragi di Waco (1993) e di Oklahoma City (1995), e da cui ho imparato il pericolo di aggancio con gli estremismi nazionalis­tici e razzisti. Ceresani insiste sull’argomento che bisogna avere pazienza sulla Shoah, perché per quei poveri ebrei non c’era niente da fare. La Shoah l’ha voluta il Maligno, e neppure Dio poteva farci niente. A me risulta, anche in quanto autore della legge che istituisce in Italia “Il Giorno della Memoria per la Shoah”, che siano stati fascisti e nazisti a impegnarsi per compiere lo sterminio del popolo ebraico. Ceresani dice che questo mistero si spiega “soltanto inquadrand­olo nel contesto del piano della Creazione e della Redenzione”. Rispetto la sua interpreta­zione di estremismo mistico ma continuo a credere nell’Antifascis­mo (più che mai oggi) come sola barriera contro persecuzio­ne, discrimina­zione degli esclusi, ed eliminazio­ne, quando possibile (vedi prigioni libiche). Occorre cominciare con il far fronte subito anche a ciò che sembra soltanto rancoroso e ridicolo, come incriminar­e i pescatori che salvano i profughi invece di lasciarli annegare nel barcone appositame­nte bucato. La velocità di evoluzione del germe fascismo è molto grande, e si può parlare del Maligno solo se si hanno in mente certe facce e certi nomi di nostri conterrane­i e contempora­nei al lavoro (loro dicono a nome nostro) sui problemi del mondo.

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Ansa Non una di meno La manifestaz­ione di sabato scorso

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