Il Fatto Quotidiano

“Affascinan­te e carismatic­o, mai prepotente”

- » ALESSANDRO FERRUCCI

“G razie a lui, e accanto a lui, ho vissuto la mia prima serata degli Oscar; artista formidabil­e, definirlo un ‘maestro’ non è esagerato, anzi”, ricorda Vittorio Cecchi Gori. Anno 1987, “L’ultimo imperatore”.

Cercavano un co-produttore minoritari­o, tutti gli altri grandi del settore avevano desistito, così Bernardo arriva da me: ‘Hai voglia di leggere la sceneggiat­ura?’. Non ci ho dormito la notte. Per i dubbi?

No, per la bellezza: ogni pagina era un’immagine, una capacità unica di rendere plastiche le parole. La mattina successiva do il via libera, poi vado a Los Angeles e ne parlo con l’allora patron della Columbia, David Puttnam, anche lui entusiasta. Nel 1988 la notte degli Oscar.

Mi siedo accanto a lui, e dopo il premio per la ‘ sc e n o gr a f ia ’, pensava fosse finita lì: ‘Sono tutti tuoi: è l’antipasto’, azzardai. Il vero trionfo.

Meritato e nell’aria: a

Los Angeles era stato accolto da predestina­to, il film era piaciuto tanto, non si parlava di altro. Com’era lui?

Affascinan­te e carismatic­o, mai prepotente: era talmente alto nella sua arte da non aver bisogno di imporsi con modi inappropri­ati, come è capitato con suoi colleghi meno dotati. Ascoltava, valutava, poi sapeva quale strada intraprend­ere. ( Si ferma un secondo)

Era evidente il suo provenire da una famiglia di letterati, e da vero intellettu­ale si giostrava nella quotidiani­tà.

Accanto a lui ho vissuto la notte magica di Los Angeles: non credeva nel trionfo finale

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