“Affascinante e carismatico, mai prepotente”
“G razie a lui, e accanto a lui, ho vissuto la mia prima serata degli Oscar; artista formidabile, definirlo un ‘maestro’ non è esagerato, anzi”, ricorda Vittorio Cecchi Gori. Anno 1987, “L’ultimo imperatore”.
Cercavano un co-produttore minoritario, tutti gli altri grandi del settore avevano desistito, così Bernardo arriva da me: ‘Hai voglia di leggere la sceneggiatura?’. Non ci ho dormito la notte. Per i dubbi?
No, per la bellezza: ogni pagina era un’immagine, una capacità unica di rendere plastiche le parole. La mattina successiva do il via libera, poi vado a Los Angeles e ne parlo con l’allora patron della Columbia, David Puttnam, anche lui entusiasta. Nel 1988 la notte degli Oscar.
Mi siedo accanto a lui, e dopo il premio per la ‘ sc e n o gr a f ia ’, pensava fosse finita lì: ‘Sono tutti tuoi: è l’antipasto’, azzardai. Il vero trionfo.
Meritato e nell’aria: a
Los Angeles era stato accolto da predestinato, il film era piaciuto tanto, non si parlava di altro. Com’era lui?
Affascinante e carismatico, mai prepotente: era talmente alto nella sua arte da non aver bisogno di imporsi con modi inappropriati, come è capitato con suoi colleghi meno dotati. Ascoltava, valutava, poi sapeva quale strada intraprendere. ( Si ferma un secondo)
Era evidente il suo provenire da una famiglia di letterati, e da vero intellettuale si giostrava nella quotidianità.
Accanto a lui ho vissuto la notte magica di Los Angeles: non credeva nel trionfo finale