Lavoro nero, indagini e scuse: papà Di Maio e Renzi a confronto
Intanto a Pomigliano scoppia la faida M5S
Quel terreno e quei mattoni a Pomigliano sono il suo supplizio. Ma tra servizi in tv dove si immola come un penitente e interviste per farsi discolpare, il futuro è già quasi presente per Luigi Di Maio. Il capo politico del M5S, che nessuno può e in fondo vuole disarcionare, almeno a breve. Però il Movimento imbarca malessere e il timoniere Di Maio nelle prossime settimane avrà un bel po’ di scogli da schivare.
D COME DI BATTISTA Il trascinatore di folle attualmente si trova in Nicaragua. Ma a poche ore dal Natale rientrerà in Italia e diventerà un enigma da sciogliere in fretta. Perché Alessandro Di Battista non potrà mai essere uno qualsiasi. E per tornare di nuovo operativo dentro i 5Stelle si aspetta un ruolo, di peso. Magari nel governo. Ma Matteo Salvini prima, e il Quirinale poi, potrebbero fare muro. E allora l’idea di Di Maio è quella di farne il coordinatore nazionale della comunicazione, libero anche di tenere in contatto governo ed eletti, da mastice. Una prospettiva che, a oggi, non convince l’ex deputato romano. Se ne dovrà discutere, e a fondo. Con la certezza che in vista delle Europee di maggio Di Battista sui palchi servirà come l’ossigeno. Da anti-Salvini ma pure come motivatore, quello che ora manca.
F COME FICO Il presidente della Camera con il cuore molto rosso si è messo i guantoni. Ieri ha confermato quanto anticipato dal Fatto giovedì: “La mia assenza dall’aula durante il voto finale sul decreto Sicurezza è stata una presa di distanza dal provvedimento, di cui non condivido l’impianto”. E Salvini non l’ha presa bene (“Non ho capito se hanno letto il decreto”). Ma Fico ha anche manifestato il suo sì convinto al Global Compact, il documento Onu sull’immigrazione a cui la Lega è contraria ma su cui il ministro dell’Interno e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte hanno rimesso il parere al Parlamento. E nella votazione da qui a un mese sulla mozione di Fratelli d’Italia sul tema la maggioranza potrebbe spaccarsi, con i 5Stelle a votare assieme al Pd. In caso contrario, Fico si farà sentire, rumorosamente. E con lui diversi parlamentari che gli sono vicini. Mentre è già esplosa la battaglia sulla legittima difesa, che la Lega vorrebbe approvare in via definitiva a gennaio e che il presidente di Montecitorio invece vuole spostare a febbraio, per fare posto alla proposta di legge sull’acqua pubblica. E a gestire la partita dovrà essere anche Di Maio, ieri gentilissimo nei confronti del presidente della Camera: “Che Roberto non fosse d’accordo col dl Sicurezza lo sapevamo e apprezzo molto il fatto che abbia aspettato l’approvazione per dirlo pubblicamente”. Ma tra i due, diversissimi, domina la cautela: tattica. Con il vicepremier che sa bene quanto Fico sia critico verso una linea per lui troppo arrendevole rispetto al Carroccio. E di quanto sia nel contempo importante, anche per il suo filo diretto con il Quirinale.
N COME NORD Se ne parla poco, ma gli eletti a 5Stelle del Nord ingoiano umore nero a dosi sempre più ingenti. Perché man mano che il reddito di cittadinanza prende i contorni di un possibile pasticcio, tra tessere da stampare non si sa bene dove e come e numeri che cambiano di continuo, i primi a pagare sono loro. Parlamentari ed eletti locali che sentono le urla delle imprese, dove temono il reddito come una sciagura. E a questo si incrocia la rogna dell’autonomia. Con tutti gli eletti a 5Stelle in Veneto che un mese fa, a un anno dal referendum locale, hanno invocato maggiori poteri e competenze per la Regione. Ma i vertici non hanno affatto fretta. Anche perché temono che l’autonomia per Veneto e Lombardia penalizzi troppo il Sud, il granaio di voti del M5S. Però nell’attesa bisogna calmare gli imprenditori. Per questo ieri sera Di Maio ne ha incontrati una settantina a Verona assieme al capogruppo veneto, Jacopo Berti. E intanto lavora a una squadra permanente di eletti per tenere i rap- porti proprio con le imprese del Nord-Est.
O COME ORGANIZZAZIONE Glielo chiedono di continuo, e non sono solo i dissidenti. I parlamentari invocano collegialità e confronto con il governo, per non essere semplici pigia-bottoni. E per il Di Maio che ha mille cariche è un problema. Per questo, sta convincendosi a creare una squadra di supporto politico, con alcuni fedelissimi a fare da ponte con gli eletti. Ma per calmarli serve anche altro: per esempio, spazio per incidere davvero sui provvedimenti, anche quelli del contratto di governo (ad esempio, la legittima difesa). E poi ci sono le regole. Max Bugani, membro dell’associazione Rousseau (quella di Davide Casaleggio) e vicecaposegreteria di Di Maio, lo ha detto recentemente: “Se il M5S alle Regionali non si alleerà con liste civiche resterà importante ma non riuscirà a vincere”. Sarebbe una novità epocale, a cui finora Di Maio si è opposto. Ma dicono che Casaleggio sia possibilista. E poi le Regionali saranno importanti, anche come traino per le Europee. Tradotto, è un altro punto di cui si dovrà parlare. Attentamente.
Il calendario
Il presidente della Camera vuole rinviare la legittima difesa a febbraio