Due studenti su 10 pagano compagne in cambio di sesso
Su 14 mila studenti, l’8% sa di coetanei che si vendono Quasi due su 10 hanno pagato prestazioni di compagne e compagni
Èallarme baby prostituzione: quasi due ragazzi tra gli 11 e i 19 anni hanno avuto rapporti sessuali dietro il pagamento di un compenso: un aiuto scolastico, una ricarica del telefono o altri tipi di favore. Il dato arriva da un’indagine condotta dal portale Skuola.net intervistando 14 mila studenti delle scuole medie e superiori. Numeri che il portale è riuscito a fotografare grazie alle confidenze degli studenti. Un quadro che richiama subito alla memoria le cosiddette “baby squillo”, ragazzine adolescenti che mettono a disposizione il proprio corpo in cambio di favori, di soldi, di regali. Proprio nel giorno in cui su Netflix, prodotta da Fabula Picture, va in onda “Baby” la serie tv ispirata alle giovanissime squillo dei Parioli di Roma, si torna a galla la questione della prostituzione tra i ragazzi.
NON STIAMO parlando di un fenomeno di massa (per fortuna) ma di una realtà sulla quale non si può voltare il capo: l’8 per cento, cioè quasi un ragazzo su dieci, sa di compagne e compagni di scuola che si prostituiscono per ottenere benefici vari. Anzi, il 5% dice che ce ne sono “diversi” di conoscenti che si svendono.
A sconcertare sono proprio le modalità di pagamento. In un caso su tre non si chiedono soldi in cambio di una fellatioo di altro ma si è disposti a tutto pur di non perdere tempo con i compiti o pur di andar bene a scuola: il 33%, infatti chiede “aiuto scolastico”, concetto in cui possono rientrare ripetizioni private ma magari anche compiti passati sotto il banco. A chiedere soldi in cambio di sesso è il 19%. Seguono quelli (14%) che preferiscono una ricarica telefo- nica. A pochi (7%) interessa un regalo. Ma non c’è limite al peggio: il 35% sostiene che il compagno o la compagna di scuola l’avrebbe filmato o fotografato per poi ricattarlo. E chi sa in alcuni casi acconsente: uno su quattro, tra i mille che hanno certificato la presenza di baby squillo a scuola ne ha approfittato. L’8% confida di averlo fatto una sola volta “per provare” ma il 15% è diventato un habitué. I dati cambiano a seconda del genere: tra i maschi la quota di “clienti” fissi sale al 21%, tra le femmine scende all’8%.
Il nuovo caso “baby squillo” sembrerebbe interessare proprio la scuola. È lì che nascerebbe il fenomeno, tra una lezione e l’altra, nei corridoi o persino nei bagni dei propri istituti. Secondo i “ben informati” quasi la metà delle prestazioni (il 46%) avverrebbe proprio all’interno delle mura scolastiche senza che i docenti o i collaboratori scolastici si accorgano di nulla. E se non è lì che si “consuma” il rapporto è comunque tra i banchi che iniziano i contatti preliminari: il 60% degli appuntamenti, infatti, nasce in aula, solo il 20% avviene tramite i social network e ancora meno (10%) in altri contesti.
Stiamo parlando di numeri contenuti che comunque fanno riflettere sul valore che gli adolescenti danno della propria intimi- tà. Il contesto culturale in cui sono immersi, fatto di immagini iper sessualizzate postate sui social alla ricerca dei like, unito a un crescente consumo di contenuti pornografici, resi oggi più accessibili dalla rete – dichiara Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – sta contribuendo a una netta separazione tra la dimensione affettiva e quella sessuale”.
LA DIMENSIONE virtuale complica le cose: al 10% dei ragazzi intervistati è capitato di essere contattato da un ragazzo o da una ragazza che gli proponeva di fare sesso online in cambio di qualcosa e il 2% ha accettato l’invito. Senza dimenticare i casi in cui si travalicano i confini dell’universo adolescenziale visto che il 48% degli intervistati afferma che le colleghe o i colleghi si concedano anche a persone più grandi. “Diventa, così, quasi normale e accettabile disporre del proprio corpo, persino a scopi commerciali o utilitaristici. Purtroppo – sottolinea Grassucci - l’educazione sessuale è ancora un tabù, sia in famiglia che a scuola. Determinante, di conseguenza, è il ruolo (negativo) della Rete visto che, in assenza di altri punti di riferimento, per 2 ragazzi su 3 è proprio Internet la fonte principale d’informazione. Noi ogni settimana cerchiamo di capire qualcosa di più, i ragazzi lo sanno e si confidano. Abbiamo bisogno di maggiore attenzione al tema. In Svezia e in Danimarca c’è l’ora di educazione all’affettività mentre da noi non se ne parla”. Maura Manca, psicologa e presidente dell’Osservatorio nazionale dell’adolescenza, autrice di “Ragazzi violenti. Un viaggio nelle menti di vittime e aggressori” ne sa qualcosa: “La prostituzione che conosco è inerente all’uso del corpo per ottenere favori a economici, ricariche telefoniche o per poter entrare in una discoteca. Vendono il proprio corpo con estrema facilità come se fosse merce di scambio con un valore irrisorio. Quasi sempre non ci vedono nulla di strano in quello che fanno”.