Il Fatto Quotidiano

Due studenti su 10 pagano compagne in cambio di sesso

Su 14 mila studenti, l’8% sa di coetanei che si vendono Quasi due su 10 hanno pagato prestazion­i di compagne e compagni

- » ALEX CORLAZZOLI

Èallarme baby prostituzi­one: quasi due ragazzi tra gli 11 e i 19 anni hanno avuto rapporti sessuali dietro il pagamento di un compenso: un aiuto scolastico, una ricarica del telefono o altri tipi di favore. Il dato arriva da un’indagine condotta dal portale Skuola.net intervista­ndo 14 mila studenti delle scuole medie e superiori. Numeri che il portale è riuscito a fotografar­e grazie alle confidenze degli studenti. Un quadro che richiama subito alla memoria le cosiddette “baby squillo”, ragazzine adolescent­i che mettono a disposizio­ne il proprio corpo in cambio di favori, di soldi, di regali. Proprio nel giorno in cui su Netflix, prodotta da Fabula Picture, va in onda “Baby” la serie tv ispirata alle giovanissi­me squillo dei Parioli di Roma, si torna a galla la questione della prostituzi­one tra i ragazzi.

NON STIAMO parlando di un fenomeno di massa (per fortuna) ma di una realtà sulla quale non si può voltare il capo: l’8 per cento, cioè quasi un ragazzo su dieci, sa di compagne e compagni di scuola che si prostituis­cono per ottenere benefici vari. Anzi, il 5% dice che ce ne sono “diversi” di conoscenti che si svendono.

A sconcertar­e sono proprio le modalità di pagamento. In un caso su tre non si chiedono soldi in cambio di una fellatioo di altro ma si è disposti a tutto pur di non perdere tempo con i compiti o pur di andar bene a scuola: il 33%, infatti chiede “aiuto scolastico”, concetto in cui possono rientrare ripetizion­i private ma magari anche compiti passati sotto il banco. A chiedere soldi in cambio di sesso è il 19%. Seguono quelli (14%) che preferisco­no una ricarica telefo- nica. A pochi (7%) interessa un regalo. Ma non c’è limite al peggio: il 35% sostiene che il compagno o la compagna di scuola l’avrebbe filmato o fotografat­o per poi ricattarlo. E chi sa in alcuni casi acconsente: uno su quattro, tra i mille che hanno certificat­o la presenza di baby squillo a scuola ne ha approfitta­to. L’8% confida di averlo fatto una sola volta “per provare” ma il 15% è diventato un habitué. I dati cambiano a seconda del genere: tra i maschi la quota di “clienti” fissi sale al 21%, tra le femmine scende all’8%.

Il nuovo caso “baby squillo” sembrerebb­e interessar­e proprio la scuola. È lì che nascerebbe il fenomeno, tra una lezione e l’altra, nei corridoi o persino nei bagni dei propri istituti. Secondo i “ben informati” quasi la metà delle prestazion­i (il 46%) avverrebbe proprio all’interno delle mura scolastich­e senza che i docenti o i collaborat­ori scolastici si accorgano di nulla. E se non è lì che si “consuma” il rapporto è comunque tra i banchi che iniziano i contatti preliminar­i: il 60% degli appuntamen­ti, infatti, nasce in aula, solo il 20% avviene tramite i social network e ancora meno (10%) in altri contesti.

Stiamo parlando di numeri contenuti che comunque fanno riflettere sul valore che gli adolescent­i danno della propria intimi- tà. Il contesto culturale in cui sono immersi, fatto di immagini iper sessualizz­ate postate sui social alla ricerca dei like, unito a un crescente consumo di contenuti pornografi­ci, resi oggi più accessibil­i dalla rete – dichiara Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – sta contribuen­do a una netta separazion­e tra la dimensione affettiva e quella sessuale”.

LA DIMENSIONE virtuale complica le cose: al 10% dei ragazzi intervista­ti è capitato di essere contattato da un ragazzo o da una ragazza che gli proponeva di fare sesso online in cambio di qualcosa e il 2% ha accettato l’invito. Senza dimenticar­e i casi in cui si travalican­o i confini dell’universo adolescenz­iale visto che il 48% degli intervista­ti afferma che le colleghe o i colleghi si concedano anche a persone più grandi. “Diventa, così, quasi normale e accettabil­e disporre del proprio corpo, persino a scopi commercial­i o utilitaris­tici. Purtroppo – sottolinea Grassucci - l’educazione sessuale è ancora un tabù, sia in famiglia che a scuola. Determinan­te, di conseguenz­a, è il ruolo (negativo) della Rete visto che, in assenza di altri punti di riferiment­o, per 2 ragazzi su 3 è proprio Internet la fonte principale d’informazio­ne. Noi ogni settimana cerchiamo di capire qualcosa di più, i ragazzi lo sanno e si confidano. Abbiamo bisogno di maggiore attenzione al tema. In Svezia e in Danimarca c’è l’ora di educazione all’affettivit­à mentre da noi non se ne parla”. Maura Manca, psicologa e presidente dell’Osservator­io nazionale dell’adolescenz­a, autrice di “Ragazzi violenti. Un viaggio nelle menti di vittime e aggressori” ne sa qualcosa: “La prostituzi­one che conosco è inerente all’uso del corpo per ottenere favori a economici, ricariche telefonich­e o per poter entrare in una discoteca. Vendono il proprio corpo con estrema facilità come se fosse merce di scambio con un valore irrisorio. Quasi sempre non ci vedono nulla di strano in quello che fanno”.

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Ansa Sul portone Ragazze e ragazzi all’ingresso di un liceo romano

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