La malagiustizia “di classe” colpisce solo i poveracci
A proposito dell’articolo del dott. Scarpinato sul fenomeno della giustizia di classe, cioè del fatto che in galera vanno solo i “poveracci” (con le virgolette come da articolo), devo dire che è grazie a voi del Fatto Quotidiano che ho compreso che il cattivo funzionamento della giustizia non è un evento fortuito, bensì frutto di una scelta scellerata quanto deliberata della nostra classe politica. In soldoni, siccome, i politici sempre più corrotti non vanno in galera, oggi non ci finisce più nessuno o quasi (solo immigrati, tossici o giù di lì). È preordinato il sovraffollamento carcerario: non si costruiscono carceri. È preordi- nata la fine dei processi per prescrizione. È preordinato l’ingolfamento della giustizia penale con le mancate depenalizzazioni e la mancata messa a regime di filtri al ricorso in appello. Questa situazione mi spiace almeno per due motivi: il senso di impunità sta agendo da moltiplicatore dei casi di corruzione con tutto ciò che questa comporta, dal lievitare dei costi delle infrastrutture all’utilizzo di materiali scadenti fino alla formazione di consorterie che frenano l’imporsi di aziende sane, poiché a vincere le gare sono troppo spesso le più corrotte. Non parliamo dei controlli: la colpa della giustizia lenta e inefficace viene addossata ai magistrati. Nonostante i magistrati italiani svolgano un carico di lavoro molto maggiore di quello dei loro colleghi europei. Certo, non tutti i magistrati sono al di sopra di ogni sospetto, soprattutto con l’attuale deriva correntizia, tuttavia si tratta sempre della migliore categoria di funzionari pubblici esistente in Italia e spiace sentire le persone comuni dire a proposito della malagiustizia che “I magistrati non fanno giustizia”.
Se poi a parlare così è un politico che ha preordinato lo sfascio della giustizia ribolle il sangue. Sembra di tornare al superior stabat lupus di memoria scolastica. LUIGI CIRILLO