L’ombra di Mbs sul G20: ma Trump riforma il Nafta
Siglato tra Usa, Messico e Canada un nuovo patto. Per Donald è la prova della sua forza da usare contro la Cina. Tensione per il rush finale
“Uno dei più importanti e più grandi accordi commerciali negli Stati Uniti e nella storia del mondo. Il terribile Nafta presto sarà andato. L’Usmca sarà fantastico per tutti”. Donald Trump si presenta al G20 di Buenos Aires con il nuovo accordo commerciale del Nord America. Lo fa nello stesso momento in cui l’ospite ingombrante, M oh am me d bin Salman (Mbs) il principe ereditario saudita che, anche secondo la Cia, è responsabile dell’omicidio del giornalista del Washington Post, Jamal Khashoggi, appare nella foto di rito. Mbs dovrebbe essere additato dai vari capi di Stato come una figura per lo meno da congelare e invece, trattandosi di Arabia Saudita è coccolato e vezzeggiato. Il primo a vederlo è stato il presidente francese, Emmanuel Macron, che si è soffermato sulla guerra in Yemen e, ovviamente, sul prezzo del petrolio. Poi con il presidente russo, Vladimir Putin, c’è stato lo show a uso di fotografi e tv con tanto di “batti il cinque”. E Mosca ha annunciato che lo stesso Putin andrà in visita in Arabia Saudita.
ASPETTANDO XI. Il G20 è il vertice pensato al tempo della globalizzazione galoppante per facilitare il mercato mondiale. La stretta protezionista di Trump rende i dialoghi molto più rigidi. “Siamo impegnati a lavorare per un consenso sul comunicato ma ci opporremo con forza a un linguaggio che pregiudichi le nostre posizioni. E siamo pronti a tirarci fuori se necessario”, faceva trapelare ieri una fonte Usa. Sul fronte opposto, Macron sembra voler riunire un fronte anti-Usa in vista della dichiarazione finale. Tutto in attesa del bilaterale di stasera tra il presidente Usa e il suo omologo cinese Xi Jinping. Se si sblocca il nodo dei dazi e delle tariffe che Trump ha imposto alla Cina si potrebbe sbloccare il nodo del commercio mondiale. Gli Usa hanno applicato nel 2018 tariffe sui pannelli solari, lavatrici, acciaio e alluminio a quasi tutti i Paesi del mondo (con eccezioni per Ue, Canada e Messico). Poi, hanno applicato tariffe speciali alla Cina su tecnologie e proprietà intellettuale. Sul tavolo pende la minaccia di tariffe speciali per altri 267 miliardi di beni oltre al nodo dell’automotive su cui Trump è chiaramente suscettibile vista la situazione della General Motors e dei 14 mila posti di lavoro a rischio. Trump ha riconfermato che vede “l’accordo possibile, ci sono segnali positivi”. Se si sblocca con la Cina, è il pensiero di molti, si potrebbe sbloccare con gli altri Paesi. Ma l’intesa potrebbe essere solo bilaterale.
IL NUOVO USMCA. Per far capire lo spirito con cui si muove, ieri il presidente Usa ha esaltato il nuovo accordo Usmca (United States-Messico-Canada Agreement) che prende il posto del Nafta entrato in vigore nel 1994. La cerimonia ufficiale ha visto, oltre a Trump, anche il presidente messicano Enrique Peña Nieto, al suo ultimo giorno di mandato (oggi si insedia infatti Andrés Manuel López Obrador, Amlo) e il premier canadese Justin Trudeau. Il trattato ha soprattutto l’effetto simbolico di cancellare il Nafta, di cui Trump aveva dichiarato la fine. Ma non altera in profondità i rapporti tra i tre Paesi anche se finisce per avvantaggiare gli Usa.
DAZI DOGANALI. Il tema più delicato riguarda la “regola d'origine” per le componenti delle automobili da vendere senza oneri doganali a patto che siano davvero “made in Nordamerica”. Trump puntava a una quota che dall’attuale 62,5 passasse all’82%. Si è fissato il 75% con l’impegno ad aumentare la parte statunitense, ma introducendo l’obbligo per il 40-45% delle auto di retribuire la manodopera con almeno 16 dollari l’ora. Misura che svantaggia il Messico. Il quale, però, salvaguardala proprietà delle sue risorse anche per l’ intervento, nell’ultima fase dei negoziati, del nuovo presidente Amlo. Il Canada perde protezione della sua industria casearia, ma lascia invariate le procedure per regolare le controversie. TRump ottiene, però, la possibilità di aumentare i dazi al 25% per ragioni di “sicurezza nazionale”. È questo il principale messaggio alla Cina.
Putin batte il cinque Il presidente francese è il primo a incontrare il principe saudita ma è il russo a fargli festa