Il Fatto Quotidiano

Boca-River, ovvero come il pallone ha messo a nudo un intero Paese CALCIO

Dopo gli scontri e gli arresti, la finale si giocherà a Madrid, dove hanno già previsto 4mila agenti

- » LORENZO VENDEMIALE

Il

derby della storia, la finale del secolo. Sempliceme­nte el partido mas lindo del mundo, la partita più bella del mondo, come diceva Juan Roman Riquelme, unico dieci del fútbol argentino dopo Maradona. Boca-River, la finale di Copa Libertador­es 2018, il Superclasi­co dei Superclass­ici, avrebbe dovuto essere l’apoteosi del calcio. E invece non si giocherà. Non in Argentina, almeno: dopo gli scontri la partita è stata riprogramm­ata per il 9 dicembre, in campo che più neutro non si può, addirittur­a a Madrid, in Spagna. Ma a 10 mila chilometri di distanza da Buenos Aires, senza tifosi (o con i pochi che potranno arrivare al Bernabeu), sarà come non giocarla mai.

È difficile spiegare da lontano Boca Juniors-River Plate, forse impossibil­e capirlo. Per fare un paragone, è come se Barcellona e Real si incontrass­ero in finale di Champions League (di cui la Libertador­es è l’equivalent­e sudamerica­no), ma con molto più odio fra le due tifoserie. Come se Inter e Juventus si giocassero lo scudetto in uno scontro diretto all’ultima giornata, ma con più passione sul campo e sugli spalti. Boca-River è il derby per eccellenza: Los Milionario­s, i “ricchi”, contro gli Xe ine zes, gli immigrati “ge n ov e s i”, una rivalità centenaria che nel corso della storia si è lasciata alle spalle le differenze di classe per diventare qualcosa di persino più identitari­o. Non è solo calcio: è il bimbo che vende i suoi giocattoli per comprarsi il biglietto per lo stadio ma anche la mamma che nasconde i fumogeni sotto il vestito della figliolett­a per superare i controlli della polizia. “Siamo un Paese di malati mentali”, ha titolato il quotidiano Olè.

Dopo il 2-2 dell’andata alla Bom- bonera, il ritorno non si è ancora disputato: sabato scorso il pullman del Boca è stato preso a sassate dai tifosi avversari, con ferimento di alcuni giocatori e inevitabil­e rinvio, dopo un penoso teatrino dei vertici federali che hanno tentato di costringer­e le squadre a giocare. In qualsiasi altra situazione il River avrebbe perso a tavolino, ma assegnare d’ufficio la Coppa sarebbe stato un disonore troppo grande. La soluzione è stata la resa delle istituzion­i: la finale è stata trasferita all’estero, di fatto ammettendo di non essere in grado di garantire l’ordine pubblico per una partita di pallone. Beffa delle beffe, come sede è stata designata la Spagna, quasi che l’Ar-

È il vero derby Giocato tra “Los Milionario­s”, i “ricchi”, contro gli Xeinezes, gli immigrati “genovesi”

gentina avesse bisogno ancora della balia del suo padrone coloniale per svolgere un evento da Paese civile: a Madrid sono già pronti 4 mila agenti, una mobilitazi­one senza precedenti, per evitare altri guai.

IN EFFETTI c’è qualcosa di primordial­e in tutto ciò. C’è sempre stato nel calcio argentino: ricordate la finale di Interconti­nentale tra Estudiante­s e Milan del ‘69, passata alla storia per il pestaggio ai danni dei rossoneri? Oppure molto più di recente il precedente del 2015, proprio tra Boca e River, con partita sospesa e persa a tavolino per l’aggression­e con gas urticante subita dai calciatori ospiti. La differenza è che stavolta è successo sotto gli occhi del resto del mondo e dei grandi capi del calcio moderno, per cui tutto questo è inaccettab­ile. Al punto da farlo sparire.

Di Boca-River non resta più nulla. Una finale come un’altra, da giocare in campo neutro, come sempre dal prossimo anno: la Conmebol aveva già deciso in tempi non sospetti la riforma del torneo, per evitare trasferte “pericolose”. Una partita mediocre, come è stata del resto l’andata, perché di grandi campioni, di Maradona e Di Stefano ma anche di Riquelme o Aimar, oggi non c’è più traccia nel campionato argentino: le stelle vengono vendute, i giovani talenti se ne vanno presto in Europa, restano solo ex campioni (Tevez, Zarate, Quintero, tornati in patria per gli ultimi scampoli di carriera) o modesti idoli locali come Benedetto e Pablo Perez.

CHI VINCERÀ (ricorsi permettend­o), parteciper­à all’inutile Mondiale per club di fine dicembre, dove sarà triturato dal Real Madrid, come accade ormai sistematic­amente alle formazioni sudamerica­ne. Alla fine si gioca il 9 dicembre al Bernabeu, ma non sarà Boca-River.

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Ansa Polizia e tifosi Uno dei momenti di tensione prima del match

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