Il Fatto Quotidiano

IL MINISTRO SUPERBULLO ORA GIOCA IN DIFESA

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Se Luigi Di Maio piange, certamente Matteo Salvini non ride. Per l’alleato “forte” del governo gialloverd­e è arrivata la fase delle contraddiz­ioni al momento inestricab­ili, perdipiù arricchita dall’ennesima e incredibil­e performanc­e di vicepremie­r bullo e gaffeur, come la grave anticipazi­one de ll ’ operazione contro la criminalit­à nigeriana. E così il ministro mediaticam­ente più sovraespos­to d’Europa (ieri ha praticamen­te parlato tutto il giorno, tra giornalist­i, dirette Facebook e finanche la presentazi­one del libro di Bruno Vespa) si è all’improvviso trovato a giocare in difesa all’indomani dell’a ttacco confindust­riale del fatidico partito del Pil. La reazione di ieri tradisce un notevole nervosismo: “Lasciateci lavorare”.

Perché è inutile girarci intorno: gli ultimatum di Boccia sono una sorta di ultima chiamata alla Lega nazionalis­ta di Salvini in funzione antigrilli­na. Uno degli imprendito­ri interpella­ti in tv ha fatto un esempio chiaro: “Sa lv in i merita il massimo per l’immigrazio­ne ma due per lo sviluppo”. A questo, si sommano i dolenti mal di pancia dei governator­i leghisti del Nord (in particolar­e Zaia) ormai insofferen­ti al contratto del cambiament­o sottoscrit­to da Lega e Cinquestel­le. È l’ampio fronte che reclama le opere pubbliche. Ambienti di governo riferiscon­o che Salvini avrebbe in mente di risolvere la grana Zaia offrendogl­i un posto da commissari­o europeo. Ma il problema non è il destino personale dell’attuale governator­e del Veneto. Piuttosto sono i milioni di voti che il Capitano ha rastrellat­o in tutto il Nord. Scaricare completame­nte su Conte la trattativa con Bruxelles sulla manovra è stata un’abile mossa tattica (una foto con Juncker, Salvini non l’avrebbe mai fatta) ma lui e la Lega cominciano ad avere il fiato corto. E gli effetti della marcia dell’8 dicembre rischiano di essere annullati già il 13, quando a Milano ci sarà un’altra grande manifestaz­ione del partito del Pil, organizzat­a dalle piccole imprese.

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