E GUCCINI BATTEZZÒ LE STURMTRUPPEN
50 anni di Sturmtruppen
Lui
cantava: “O Guccinen sì bellen e perduten”. L’altro sospirava: “Bonvi, se i duri americani bevessero Lemonsoda, avresti un tasso alcolico diverso”. Franco Fortunato Gilberto Augusto Bonvicini, bellissimo, biondo, imberbe, sbraitava: “Guccio, voglio fare una satira del militarismo. Ho pensato di disegnare dei tedeschi. Li chiamerò Sturmtruppen”.
Lui cantava: “O Guccinen sì bellen e perduten”. L’altro sospirava: “Bonvi, se i duri americani bevessero Lemonsoda, avresti un tasso alcolico diverso”. Franco Fortunato Gilberto Augusto Bonvicini, bellissimo, biondo, imberbe, sbraitava: “Guccio, voglio fare una satira del militarismo. Ohi, quello assurdo. A me, i soldati piacciono. Abbiamo fatto il militare insieme, ho pensato di disegnare dei tedeschi. Li c h i a m e r ò S t u rmtruppen. Dammi una mano per le battute”. E l’altro, spilungone, nero, barbuto: “Si può fare. Qualche battuta posso trovartela”.
FRANCESCO Guccini tornando dal funerale dell’a mi c o scrisse Lettera, ora continua a sospirare: “Nelle prime Sturmtruppen c’è qualcosa anche di mio”. Il biondo, Bonvi, se ne è andato il 10 dicembre 1995, travolto dall’auto di un ubriaco. Da ieri fino al 7 aprile 2019 lo fanno rivivere in una mostra come piaceva a lui, ridendo, gozzovigliando fra colori e matite. Sturmtruppen 50 anni. È il mezzo secolo da che, 23 novembre 1968, i soldatini tedeschi di Bonvi uscirono su Paese Sera: prime strip su un quotidiano italiano; poi furono pubblicate in undici lingue, finirono nell’Urss di Breznev. Milioni e milioni di copie. La stampa italiana in strip(tease) fece il giro del mondo. Palazzo Fava a Bologna dove adesso le ricordano è uno dei più nobili: ad affrescarlo furono i fratelli Carracci, padri del Barocco. Ci hanno esposto Giorgio Morandi, Raffaello, i fiamminghi. Sturmtruppen sono solo una sigla, per i giovani: come l’Armata Brancaleone. L’operazione bolognese vuole cercare di darle forma e presente, storia e riflessione: a farlo non è la sinistra, è una banca, Genus Bononiae della Fondazione Cassa di Risparmio.
Sotto gli Ercoli del XVI secolo, sfilano 250 disegni di Bonvi. Soldatini tedeschi ma non nazisti. La guerra come macelleria fisica e mentale. Opere a fumetti di uno cacciato praticamente dall’eser cito perché da sottotenente aveva trainato con un carro armato l’auto in panne, poi era scon- finato in Jugoslavia. Divenne simbolo mondiale di pacifismo, antimilitarismo. Ma, figlio di militari, come ultima opera, disegnò l’Almanacco dell’Esercito, fu fatto capitano ad honorem all’Accademia di Modena, con regalo un fucile d’epoca (inutilizzabile). “Ci saranno anche ricostruzioni, come piacevano a mio babbo – racconta Sofia Bonvicini, architetto e curatrice –. Le trincee, i tavoli, le divise. E gli altri suoi personaggi: il detective Nick Carter che creò per Gulp - Fumetti in tv, Cattivik, Cronache dallo spazio profondo”.
Sturmtruppen germogliarono al Grande Italia, ora è una boutique: era il bar dove a Modena nacquero il beat, l’Equipe ’84, Guccini, i reggiani Nomadi, il rabbioso Pierangelo Bertoli e la bionda Caterina Caselli. Valerio Manfredi da Piumazzo proclamava: “Conquisteremo il mondo. Venderò libri a milioni e ci faranno film”. Gli accademici di cui era assistente a Storia lo costrinsero a diventare ricco e famoso come Valerio Massimo. Il bambinetto Vasco Rossi lanciava occhiate dalle ve- trine: crebbe a Bologna, sotto le Due Torri, in casa del geometra Franco Bonvicini. Facevano colazione a loro modo al Roxy Bar, vite spericolate. Guido Silvestri era assistente di studio: divenne Silver di Lupo Alberto.
Le Sturmtruppen sono un’Armata diventata grande fra amicizie perdute e ritrovate. “No, Je Ne Regrette Rien” cantava Edith Piaf dal mangianastri portato alla Certosa di Bologna nel dicembre 1995 da Guido De Maria, il vate di Bonvi, uomo di tv e pubblicità. “Disegna bene. Vedi un poco” glielo portò Guccini in studio, a Modena. Il maestro-poeta e il geom et ra - d is eg na to re cominciarono con la pubblicità dell’Amarena Fabbri, “Salomone pirata pacioccone”. Fra gnocco fritto a casa di De Maria, “Danke” e“Bitte” di amici balenghi, nacquero le Sturtruppen, poi “Cronache del dopobomba”, fantascienza nera a fumetti. Hugo Pratt intanto immortalava l’amico, di cui fu testimone di nozze, in Una ballata del mare salato: è l’ufficiale tedesco di marina Slutter, disincantato e leale fino alle morte. Staino da regista lo dirigeva in Cavalli si nasce, ufficiale borbonico, modenese e antimeridionale. Salvatore Samperi,
ALL’INIZIO Per le prime strisce, poi pubblicate da “Paese sera”, anche Francesco Guccini, storico amico del disegnatore, ha dato un contributo
che nel ’68 fece famoso Lou Castel con Grazie ziae dopo un mito Laura Antonelli di Malizia, girava Sturmtruppen con un meglio del cabaret italiano, Cochi-Renato-Boldi-Teocoli-Toffolo-Andreasi-Jannacci-Robutti-Smaila, più Corinne Cléry e Bonvi.
BONVI fu travolto da un’auto mentre andava a cercar di vendere suoi disegni e raccattar soldi per Magnus, Roberto Raviola, malato di cancro, padre di Kriminal, Satanik, Alan Ford, uno straordinario Tex , uno dei pochi italiani al Musée de la bande dessinée in Angoulême. Picari nel pubblico e nel privato, vivevano soli in una locanda. Correvano per i corridoi su due immensi tricicli, sghignazzando come Jack Nicholson in Sh i ni ng . Raviola morì qualche mese dopo Bonvi.
Il geometra modenese era stato eletto consigliere comunale Pci nell’ 85. Pesce fuor d’acqua, fece approvare il primo progetto di moschea e si batté per molte, anche sconclusionate libertà. Se ne andò due anni dopo, dopo una seduta di 14 ore. “Troppi imbecilli”. Uscì dall’aula cantarellando “L’estate sta finendo, e il Bonvi se ne va”. Però poi bussò alla porta di un amico e chiese: “Aiutami a scrivere una lettera al sindaco Imbeni. A lui voglio bene e devo spiegare”. A Modena gli hanno dedicato il Bonvi Parken, con sagome dei suoi non eroi. Umberto Eco lo citava nei suoi studi sulla televisione: “Si inventò la flagranza di piretro, per pubblicizzare un insetticida. Quando sentì sua mamma elogiarne il profumo, sbottò: ‘Ma dai, me lo sono inventato io’. E sua madre: ‘Bugiardo! Lo dice la tivù’”. Sua madre lo aveva segnato, alla nascita, agli uffici anagrafi di Modena e Parma. Due comuni, due nascite, due tessere annonarie della guerra.