“Vogliamo le stesse cose dei Gilet gialli: visibilità ai poveri”
BeppeGrillo Il fondatore M5S sta costruendo una rete di cervelli italiani: “Ma serve la politica a guidarli, torniamo a occuparci dei grandi temi”
on mi sono stancato della politica, la guardo dalla giusta distanza”. Beppe Grillo deve rinunciare al giro che aveva previsto tra gli stand della fiera “Più libri più liberi”, a Roma, per l’assalto di giornalisti (“dentro siete malvagi”) e curiosi. È venuto a presentare il g ia l lo Palermo Connection ( Fazi) sulla trattativa Stato-mafia di Petra Reski, una giornalista tedesca che Grillo conosce da anni, già un decennio fa presentava dal blog le sue inchieste sugli affari della criminalità organizzata in Germania.
A PRANZO, in un angolo del centro congressi Nuvola disegnata da Massimiliano Fuksas, Grillo parla soprattutto dei temi che gli interessano: non tanto il governo, o Matteo Salvini, quanto i tunnel per spedire le merci senza gravità che stanno sperimentando a Dubai, lo spreco dei container che si muovono vuoti da una parte all’altra del mondo, i laboratori di ricerca che la Nasa vuole costruire sulla Luna, e poi tutta quella classe dirigente potenziale ma sconosciuta che lui racconta dal suo nuovo blog: imprenditori come Valfredo Zolesi che a Livorno gestisce la Kayser Italia, fornitrice di tecnologia per l’Agenzia spaziale italiana. Ma anche Catia Bastioli di Novamont (con fama di renziana) che dai cardi ottiene bioplastiche non inquinanti. Grillo esonda con il solito entusiasmo da spettacolo, ma si capisce anche che crede molto in questi cervelli che sta mettendo in rete, in Italia e all’estero, di visionari: quasi un’operazione complementare a quella “rivoluzione antropologica”, come la chiama lui, che ha portato persone normali e senza competenze particolari in Parlamento e al governo. “Ci sono grandi talenti ma manca la politica, e se la politica non indica una strada, finisci vittima del cambiamento tecnologico, dobbiamo prima di tutto metterci d’accordo su che vita vogliamo”, spiega. Una capacità di visione che oggi il Movimento Cinque Stelle non riesce a coltivare, troppo preso dalle battaglie quotidiane con alleate e oppositori. “Dobbiamo rimettere al centro l’ambiente, il clima, i grandi temi”, suggerisce il garante, o “l’elevato”, come si presenta nei suoi ultimi video sul blog.
LA FRANCIA di Emmanuel Macron dimostra che non è così facile usare la politica economica per innescare cambiamenti strutturali: alzare le tasse sulla benzina aiuta l’ambiente, ma fa infuriare gli automobilisti, che, con la divisa dei gilet gialli, stanno terremotando la politica francese. Ma Grillo non ha dubbi: “I gilet gialli hanno venti punti di programma, non parlano solo di tasse, vogliono il reddito di cittadinanza, pensioni più alte... tutti temi che abbiamo lanciato noi, ma sui giornali finiscono per aver contestato le tasse sulla benzina, cioè l’unica cosa giusta che ha fatto Macron”. Perché il prezzo della benzina, spiega Grillo con un ragionamento da economista, “dovrebbe essere molto più alto se consideriamo le esternalità negative prodotte dalle automobili, almeno il doppio di quello che paghiamo oggi”. Per questo la politica dovrebbe dire: “Entro quattro anni la benzina andrà a quattro euro, il primo anno sale di un euro, il secondo di un altro euro e così via, regolatevi di conseguenza, solo così si innesca l’innovazione”. La proposta dei Cinque Stelle di tassare le auto con emissioni sopra i 110 grammi per chilometro e detassare quelle ibride o elettriche è dunque coerente con gli auspici di Grillo. Difficile che venga abbandonata.
Il fondatore ha però chiare anche alcune complessità: “Se hai una macchina che consuma la metà di prima e la ben- zina costa il doppio, spendi uguale. Ma siamo passati dalle lampadine a incandescenza ai led che sono 100 volte più efficienti e ne abbiamo approfittato per installare cento led per ogni lampadina: il cambiamento deve essere prima di tutto culturale, la tecnologia non basta”.
DEL GOVERNO CONTE Grillo parla poco e niente. Ha una stima assoluta per Luigi Di Maio, liquida gli attacchi per le irregolarità nell’im pr es a gestita dal padre con una bat- tuta (“la carriola era senza assicurazione”), ma aggiunge anche: “Ce la siamo cercata, quando dicevo onestà, onestà spiegavo che non te lo devi dire da solo che sei onesto, te lo devono dire gli altri”.
L’unico tema governativo che accende Grillo è quello del reddito di cittadinanza. Mentre i Cinque Stelle di governo sono ossessionati dagli obblighi e dai controlli cui devono sottostare i futuri beneficiari del sussidio, Grillo torna al tema originario, la povertà, scomparso dal dibattito politico sulla misura: “Non è che con 780 euro al mese fai molto, i soldi sono un modo per dare un identità: ti chiami Giorgio Paletti e prendi il reddito di cittadinanza, quando te lo danno è come dirti: ehi Giorgio, come è andata questo mese? E Giorgio ritrova un po’ di fiducia perché si sente riconosciuto, così farà qualcosa in più”. I poveri, spiega Grillo, “vogliono essere vivi, non trasparenti, non invisibili, quando urlavano davanti a casa mia bastava parlarci dieci minuti e tornavano persone, con i loro drammi, certo, ma persone normali che cercavano soltanto qualcuno cui raccontare la loro storia, che li riconoscesse”. Tutti i problemi tecnici sono superabili “le imprese devono finanziare la formazione come fanno le banche coi mutui: il datore di lavoro ti presta i soldi per formarti, quando sei ponto inizi a lavorare per lui e ti scala l’investimento dallo stipendio”. Anche la burocrazia è superabile: “In Giordania i profughi siriani fanno la spesa al supermercato poi avvicinano l’occhio a un lettore e il conto viene scalato dalla somma che hanno a disposizione, possiamo riuscire a fare qualcosa anche noi”.
“NOI” PERÒ significa in realtà “loro”, quelli al governo, perché Grillo è tornato a fare il comico: “Lo avevo chiarito fin dall’inizio a Gianroberto Casaleggio che sarei tornato al mio lavoro, anche se mi sono quasi giocato la carriera, la gente ora fatica a riabiturarsi a vedermi come un comico quando viene a sentirmi”. Perché Grillo, al netto dell’affetto per Di Maio, continua a immaginare una politica senza leader, “modello blockchain”, una utopia (o distopia per chi è affezionato alla democrazia rappresentativa) che funziona così: “Si concordano le regole all’inizio e poi queste funzionano in automatico, tutta l’intermediazione viene eliminata, in una logica peer to peer. Facciamo un esempio: mi vendi una macchina ma non hai rispettato le caratteristiche concordate e mi hai rifilato un bidone, la blockchain blocca in automatico il pagamento. Viceversa: smetti di pagare le rate, la blockchain ti blocca la macchina, funziona tutto in rete, nessuno decide nulla, sono le regole a produrre effetti”. In attesa della politica-blockchain, però, il destino del Movimento sembra ancora legato ai suoi leader attuali. Di Maio, certo, ma anche Grillo, sia pure “alla giusta distanza”.
IL VERO PREZZO DOVREBBE ESSERE 4 EURO “Ma la rivolta in Francia contesta a Macron l’unica cosa giusta che ha fatto: tassare di più la benzina”
FINO A 780 EURO AL MESE
“Il reddito di cittadinanza non serve solo a dare soldi, ma a rendere i poveri visibili, a restituire un’identità”
L’AZIENDA DEI DI MAIO E IL LAVORO NERO
Hanno trovato la carriola senza assicurazione, ma ce la siamo cercata: non te lo devi dire da solo che sei onesto, te lo devono dire gli altri