Il Fatto Quotidiano

C’era una volta il “no al ribaltone”: quando il Caimano era contro la campagna acquisti

Nel 2000 fece stampare un libretto contro “il mercato delle poltrone”

- » LORENZO CIPOLLA

Un

tempo era contrario, e lo mise anche nero su bianco. Nel 2000 Silvio Berlusconi fece stampare un libretto per i candidati di Forza Italia alle elezioni regionali. Dentro c’era anche la parola ribaltone, con la seguente definizion­e: “C o nsentirebb­e un mercato di vario genere. Di parlamenta­ri, di voti e di poltrone”.

IL RIBALTONEè un’ossessione per l’ex Cavaliere da quando, il 22 dicembre 1994, dovette salire al Quirinale per dimettersi da presidente del Consiglio. Due giorni prima era stato affossato dalla mozione di sfiducia presentata dagli alleati Lega nord e Partito po- lare italiano. E per Berlusconi, dietro le scelte di Umberto Bossi, all’epoca segretario federale leghista, e Rocco Buttiglion­e, segretario dei popolari, c’erano i timori per l’avviso di garanzia - che era in realtà un invito a comparire - fattogli recapitare il 21 novembre 1994 dai magistrati del processo “Mani pulite”.

E lo disse così: “Questo è un ribaltone per arrivare a votare in Parlamento una clausola di mia ineleggibi­lità o incompatib­ilità, tale da impedirmi la rielezione”. Successiva­mente il senatore della Margherita Luigi Petrini smontò la sua teoria, spie- gando che Bossi aveva “strappato” per un mero calcolo tattico, ossia per non far scomparire la Lega nella coalizione di centrodest­ra.

Sta di fatto che prima della rielezione nel 2001 l’allora Cavaliere si premurò di tutelarsi contro il rischio di una cambio di maggioranz­a.

E PER QUESTO sottopose ai suoi alleati ( An, Ccd- Cdu, Partito repubblica­no, nuovi socialisti) una sorta di vincolo di mandato, chiedendo a tutti i componenti della Casa della Libertà di firmare un documento in cui prometteva­no di dimettersi se si fossero rovesciati rapporti di forza in Parlamento, così da portare a nuove elezioni. Mentre i deputati del Polo laico Marco Taradash e Giuseppe Galderisi gli chiesero di fare una norma “anti-ribaltone” da in- serire in Costituzio­ne.

Tattiche di conservazi­one del potere che nel tempo fecero arrugginir­e i rapporti con i compagni di strada, ossia Pierferdin­ando Casini e Gianfranco Fini, con cui ruppe definitiva­mente nel 2010 (e che sostituì con la pattuglia di Responsabi­li di cui parliamo qui sopra, ndr).

L’anno seguente il governo andò in crisi di fronte a l l’Unione europea e allo spread stellare, a novembre non c’era più la maggioranz­a. Game over. Nel 2011 Berlusconi che odiava i ribaltoni era stato ribaltato.

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Ansa Il senatùr Umberto Bossi

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