Roma, Salvini festeggia la nuova Lega pigliatutto
Il vicepremier è insolitamente moderato: toni bassi e citazioni ecumeniche
ARoma la Lega festeggia il compimento della sua trasformazione: quello di Salvini è diventato un partito pigliatutto. Piazza del Popolo è la dimostrazione fisica che il ventre leghista è sempre più ampio, sui social e in strada, senza confini tra nord, centro e sud. Bandiere e striscioni arrivano da Venezia e Bologna come da Eboli, Lamezia Terme, Nocera Terinese (Catanzaro), Vico Equense (Napoli); sventolano da più parti i quattro mori della Sardegna. E poi la composizione sociale: s’incontrano borghesi, ceto medio e medio basso; generone romano e imprenditori del nord, agricoltori, impiegati, disoccupati e anche molti giovani, almeno per gli standard delle sempre più deserte piazze dei partiti.
C’è chi vuole la guerra a Bruxelles e chi chiede solo meno tasse. C’è chi porta un presepe e chi mostra un quadro col ritratto del Capitano. C’è l’anima sociale e quella moderata: gli orfani di Berlusconi e i cuori neri (“Matteo lo vorrei ancora un po’ più fascista”, dice una nutrizionista dell’Eur, quartiere di Roma Sud). Salvini, a osservare il microcosmo della piazza, sembra capace di rappresentare l’intero spettro della destra nazionale italiana. E al suo leader questo strano popolo adorante pare concedere credito illimitato.
SUL PALCO colorato del nuovo blu di partito, Salvini è anticipato dai ministri leghisti e dai governatori Luca Zaia e Attilio Fontana, e poi accompagnato da alcune decine di sindaci del Carroccio. Quando tocca a lui, lo introduce il “Nessun dorma!” di Puccini, proprio come a Pontida. Nell’arco di cinque minuti e senza alcun imbarazzo, cita Mussolini (“tanti nemici, molto onore”), De Gasperi, Martin Luther King e Giovanni Paolo II. Ma nel complesso è un Capitano sobrio, pacato, quasi moderato, e non solo per la tragedia di Corinaldo che si è consumata poche ore prima. La manife- stazione ha un’i m pr o nt a precisa: quella di un partito di governo, non più di lotta. Alle sue spalle si legge la grande scritta “L’Italia rialza la testa!”, ma colpisce l’occhio soprattutto lo slogan accanto, poco salviniano: “Sei mesi di buonsenso”. La ripete più volte la parola “buonsenso”, in mezzo a continui riferimenti religiosi e pochissimi momenti polemici. È un Salvini quasi buonista, che interrompe la sua campagna elettorale permanente proprio nel giorno della piazza, e anzi ringrazia “Luigi” (Di Maio) e gli altri amici Cinque Stelle. Non punta alla prossima sfida ma si guarda indietro: mette in fila le bandiere politiche piazzate in questo primo scorcio di legislatura, le vittorie concrete, con particolare enfasi sul decreto sicurezza. E non si lascia sfuggire nemmeno una delle classiche sparate contro gli “e ur o b u r o c ra t i ” di Bruxelles: questi sono giorni di trattative (se non di retromarce).
Per la Lega, insomma, è l’ultimo atto di una mutazione impressionante. Un cam- bio di pelle che iniziò a manifestarsi tre anni fa, proprio nella stessa Piazza del Popolo. Il 28 marzo 2015 fu la festa del nuovo Carroccio nazionalista, radicale e assolutamente “no euro”. Salvini divise il palco con Giorgia Meloni e con CasaPound. La manifestazione era contro il governo Renzi e quel premier “servo sciocco di Bruxelles”, in piazza fioccavano senza imbarazzo i saluti romani. C’era una prateria da occupare, in fondo a destra. Con lo stesso fiuto politico che l’ha portato a resuscitare un partito defunto e (di fatto) a guidare un governo pur avendo solo il 17% dei voti, oggi il Capitano sembra prepararsi a una nuova virata.
APPUR ATA l’egemonia su media e social network, ieri la risposta della piazza “vera” per la Lega è stata piuttosto incoraggiante, anche se i numeri non si avvicinano neanche agli “8 0m i l a ” manifestanti annunciati dalla comunicazione salviniana (e non si allontanano da quelli del corteo di tre anni fa). Piazza del Popolo, divisa a metà, è molto gremita nella parte vicina al palco, ma le presenze si diradano sensibilmente mano a mano che ci si attraversa nell’altra direzione. Devono essere grosso modo gli stessi numeri che hanno fatto, nello stesso luogo, Pd e Cinque Stelle. I conti veri presto si faranno alle urne.
Addio euroburocrati Nessuna polemica con Bruxelles: il Carroccio inaugura l’età del “buonsenso” I manifestanti Non si va nemmeno vicini agli “80mila” annunciati dagli organizzatori