“LUIGI STAI SERENO”: IL MESSAGGIO DEL CAPITANO
Il pensoso dibattito di questi giorni sul Salvini in piazza del Popolo, a Roma, è banalmente riassunto nel nuovo assioma della “Lega nazion al i st a”. In realtà, la piazza vista ieri ci dimostra che la Lega di oggi è un fenomeno ben più complesso. Innanzitutto, il boom del Carroccio è legato esclusivamente al carisma del suo leader. Se non ci fosse Salvini non esisterebbe questa Lega: è lui, il Capitano, l’u om o forte che unisce dal nord al sud. Paradossalmente, il vicepremier nonché ministro dell’Interno fa come al solito professione di umiltà e grida che di “unti del Signore ne abbiamo visti fin troppi”.
Il punto è che antropologicamente, ancor prima che politicamente, è proprio lui il nuovo unto del Signore. Non è solo una questione di scenografia e di colonna sonora, come le note abusate della Turandot pucciniana, ma anche di sostanza. L’ambizione del futuro è esplicitata da quel “prima forza del Paese” e da quel parlare “a nome dei sessanta milioni di i t a li a n i ” riecheggiati ai piedi del Pincio. Salvini sta mettendo in piedi un polo nazionale a trazione leghista che già sogna Palazzo Chigi. Per questo suona come una riedizione dell’“Enrico stai sereno” renziano, la promessa di durare cinque anni con i grillini. Per la serie: “Luigi stai sereno”. Tutto va in questa direzione e Salvini deve solo decidere quando capitalizzare il consenso leghista incredibilmente raddoppiato nei primi sei mesi di governo. Persino la clamorosa morbidezza dei toni di ieri consolida il sospetto. In vari passaggi del discorso, il sovranismo hard del Salvini razzista e odiatore che conosciamo ha lasciato il posto a un più rassicurante qualunquismo travestito da buonsenso e condito da citazioni buoniste. È un’evoluzione tipica dei leader carismatici all’acme del successo. La nuova Lega è ancella del salvinismo. Più che al nazionalismo siamo al culto della personalità.